Parma virtuosa
Si traduce in oltre 700.000 euro l’incentivo che ha raggiunto Parma, primo e unico capoluogo in regione, a beneficiare degli effetti della nuova legge regionale sull’economia circolare che premia i comuni virtuosi in base alla riduzione del rifiuto procapite inviato a smaltimento.
Non è più dunque la percentuale di raccolta differenziata l’indicatore di riferimento, spesso falsato da alte percentuali di assimilazione di rifiuti speciali o anomale raccolte di sfalci e potature, ma gli effettivi materiali non recuperabili che vengono inviati ad incenerimento o in discarica che rappresentano il vero costo economico ed ambientale della gestione rifiuti.
In pratica circa il 13% del fondo incentivante regionale, costituito con il contributo sulle tonnellate a smaltimento che ognuno dei 340 comuni comincerà a versare a partire da quest’anno, viene erogato al comune capoluogo parmense.
La legge adottata lo scorso ottobre dalla giunta regionale, è nata su iniziativa della Rete Rifiuti Zero Emilia-Romagna, Eco Istituto di Faenza, GCR, WWF, Legambiente e sostenuta da diversi comuni tra cui anche il Comune di Parma e mira ad incentivare le amministrazioni che si dotano di sistemi efficaci per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione rifiuto a smaltimento come porta a porta e tariffazione puntuale.
L’assessore Folli a questo proposito dichiara: “E’ un grande risultato frutto dell’impegno dei parmigiani che verrà reinvestito nel miglioramento dei servizi e per la riduzione della bolletta e che inoltre è destinato ad incrementarsi progressivamente anche nei prossimi anni visto che è basato sui risultati ottenuti nel 2014.”
Tra i comuni capoluogo come detto spiccano i risultati del Comune di Parma che vedrà un incentivo di 710.000 euro mentre tutti gli altri capoluoghi dovranno invece sostenere costi aggiuntivi sulla bolletta variabili da 20.000 a oltre 200.000 Euro in funzione dell’eco tassa sostenuta.
Notevole per Parma anche la percentuale di effettivo recupero registrata che si attesta sul 65,70% non lontano quindi da quel 70% che il piano regionale richiede per il 2020.