Perchè l’Anci lancia l’allarme sul ddl concorrenza?

Con qualche giorno di ritardo siamo venuti a conoscenza di alcune dichiarazioni fatte dal delegato ANCI all’Energia e ai Rifiuti, Filippo Bernocchi, in merito al testo del ddl concorrenza che è stato  in discussione alla camera sino all’approvazione in prima lettura avvenuta il 7 ottobre*. Riportiamo in virgolettato le dichiarazioni più salienti presenti in diverse uscite di stampa.
‘‘Le norme che modificano la disciplina sui consorzi contenute nel Ddl concorrenza, se non uniformate al contesto generale disciplinato dal Codice ambientale, porteranno a gravi perdite per i Comuni, stimabili in alcune centinaia di milioni, a solo vantaggio di alcuni produttori che cosi’ potranno evitare di pagare il contributo ambientale’’. E’ l’allarme lanciato dal delegato ANCI all’Energia e ai Rifiuti, Filippo Bernocchi, che ricorda: ‘’L’ANCI ha proposto una soluzione che tuteli i Comuni ed i cittadini, che si troverebbero a dover pagare per la raccolta ed il riciclo degli imballaggi al posto dei produttori, in contrasto con le Direttive europee ed ai principi della responsabilita’ del produttore’’.
‘’L’ANCI  confida che la discussione parlamentare delle prossime ore dia seguito a quanto segnalato. E’ in gioco non il principio di concorrenza, bensi quello che stabilisce l’onere per la raccolta dei rifiuti da imballaggio a carico dei produttori: con le nuove norme, invece, sarebbero i cittadini a dover pagare’’.

La norma che maggiormente preoccupa l’Anci, nell’ambito dell’iter autorizzativo di un nuovo sistema autonomo di raccolta imballaggi, è quella che concerne la sospensione del pagamento del contributo ambientale al Conai già a partire dalla prima fase di riconoscimento del soggetto su base documentale. Senza attendere quindi che la fase di verifica sul funzionamento del sistema si concluda, con valutazione positiva o negativa, da parte del Conai.
Solamente qualora l’esito di verifica del sistema di un nuovo ipotetico soggetto risultasse negativo, un eventuale mancato ripristino dei contributi versati al nuovo soggetto durante il periodo transitorio, arriverebbe a determinare secondo l’Anci “un disequilibrio del sistema che metterebbe in discussione l’effettivo riciclo delle filiere interessate sottraendo alcune centinaia di milioni di euro ai Comuni e rischiando di far entrare in crisi tutto il sistema di raccolta differenziata”. In particolare – “per quanto concerne il Sud, che al 2020 sarà sicuramente foriero di una procedura di infrazione per il mancato raggiungimento del 50% di avvio a riciclo, previsto dalla direttiva europea”.

Questo “depauperamento” nascerebbe dunque qualora venissero accolte alcune modifiche all’attuale sistema contenute nell’articolo 22 ter all’interno del Disegno di legge “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” (3012)  nel frattempo licenziato dalla Camera. Come un nuovo sistema autonomo possa aver acquisito così tante adesioni da arrivare a “drenare” risorse economiche- già solamente per il periodo di test, vorremmo comprenderlo. Attendiamo quindi le stime effettuate dall’Anci che dimostrino come è possibile che i Comuni possano subire danni per centinaia di milioni per poter entrare nel merito con cognizione di causa.

Quello che invece appare evidente, facendo due semplici conti, è che i Comuni ricevono già dei corrispettivi assolutamente insufficienti dal Conai per attuare una raccolta differenziata (RD ) “senza onore né gloria”. Figuriamoci quanto servirebbe loro per mettere in campo misure a lungo termine volte ad ottenere un miglioramento qualitativo significativo. Come abbiamo dimostrato durante la nostra iniziativa del 2013 i corrispettivi di altri paesi europei con un sistema paragonabile al nostro, sono mediamente più alti dei nostri, che arrivano a coprire poco più del 30% delle spese che i Comuni sostengono per la raccolta differenziata degli imballaggi.

I nostri Comuni cedono gratuitamente ai Consorzi Conai circa 200 milioni di euro di valore di materiale differenziato ogni anno. Perché l’Anci non promuove un’azione volta a cambiare questo aspetto ?  Riteniamo che su questo punto l’Anci possa trovare una sponda politica  trasversale a tutti gli schieramenti. In questo modo i Comuni e i cittadini verrebbero ulteriormente motivati e incentivati a dare il massimo nella RD, anche sul piano qualitativo.

Detto questo se ai poco più di 400 milioni di euro annui di corrispettivi che i Comuni dovrebbero ricevere per il 2015, dovessero ancora essere sottratte alcune centinaia di milioni, c’è da chiedersi a cosa e a chi serva l’accordo quadro Anci Conai.

Non è un mistero per nessuno che è sui Comuni, e i cittadini, che vengono scaricati la maggior parte dei costi che derivano dalla gestione degli imballaggi: dalla fase di acquisto dei prodotti imballati sino alla loro dismissione. Questo dato di fatto già emerso nel 2008 con il rapporto IC26 : la RD degli imballaggi  viene riproposto anche nell’ultima  indagine conoscitiva sui rifiuti urbani dell’AGCOM -Autorità Garante della Concorrenza e del mercato (identificata con la sigla IC49). Secondo l’Agcom i produttori e utilizzatori di imballaggi pagano solamente il 20% dei costi relativi al fine vita degli imballaggi che sono per l’80% in capo alla fiscalità generali dei Comuni.  Nonostante Corepla incassi il contributo ambientale per tutti gli imballaggi (anche per gli imballaggi secondari e terziari che non gestisce )  e i proventi della vendita dei materiali raccolti dai Comuni (oltre 100 milioni di euro)  la filiera della plastica ha un deficit di catena che cresce man mano che aumenta la RD a livello nazionale. Per le plastiche che hanno un valore di mercato si parla di circa 208 euro a tonnellata, mentre per le plastiche miste si arriva a 500 euro. Singolare che si evochi la procedura di infrazione per i Comuni che non raggiungono la percentuale del 50% di avvio a riciclo, quando anche l’ultimo accordo quadro Anci Conai non considera minimamente misure atte a raggiungere gli obiettivi di riciclo che, come gli obiettivi di raccolta differenziata, sono previsti per legge.

Non c’è stato, per quanto ci risulta durante la fasi di contrattazione precedenti alla sottoscrizione dell’accordo quadro, il coinvolgimento dei due terzi della filiera: i selezionatori e i riciclatori. Senza il contributo e la collaborazione di questi settori, e soprattutto dei riciclatori, difficilmente si arriverà al raddoppio necessario delle attuali percentuali di riciclo in poco tempo (al netto degli scarti). A questo dato di fatto va ad aggiungersi la mancanza di dialogo e collaborazione lungo tutti soggetti della filiera degli imballaggi, a  partire dai produttori e utilizzatori di imballaggi. Situazione che ha contribuito a far sì che invece di una diminuzione, ci sia stato un incremento degli imballaggi impossibili da riciclare.

Le dichiarazione di Bernocchi non entrano invece nel merito di un’importante modifica che si trova sempre all’interno del testo del ddl concorrenza; e cioè che si metterebbe a capo dell’ISPRA, invece che del Conai, la valutazione e il seguente iter autorizzativo per l’entrata di un nuovo soggetto. Questo significa che la valutazione verrebbe intrapresa da un ente terzo, dotato della necessaria competenza tecnica, che non rappresenta certo degli interessi di parte, bensì pubblici, che è in grado di vigilare che il sistema sia effettivamente ed autonomamente funzionante e in grado di conseguire, nell’ambito delle attività svolte, gli obiettivi di recupero e di riciclaggio di cui all’articolo 220. (1)
A questo proposito va rimarcato che se entrano in campo dei consorzi autonomi, essi devono soddisfare prescrizioni ministeriali  molto rigide (come avvenuto in recenti casi di autorizzazione), percentuali di recupero/riciclaggio maggiori rispetto a quelle richieste al sistema Conai, come pure più puntuali controlli e rendicontazioni a tutela, appunto, dell’effettivo e obiettivo raggiungimento degli obiettivi.

Mentre chiunque può visionare il dibattito che si è svolto alla Camera e leggere gli interventi dei deputati (da pag. 13) per farsi un’opinione, ci pare opportuno chiedere alcune spiegazioni al Presidente dell’Anci Piero Fassino.

Caro Presidente Fassino,

in riferimento alla posizione espressa dal delegato ANCI all’Energia e ai Rifiuti, Filippo Bernocchi vorremmo sapere:

  • se le dichiarazioni del vostro delegato che contesta in toto i contenuti dell’art. 22 ter visto la mancanza di distinguo, corrispondono alla posizione dell’Anci e del Suo Presidente ;
  • se ha potuto esaminare lo studio che sottintende a queste previsioni e se può renderne conto pubblicamente;
  • se lo scenario è così preoccupante per l’Anci da giustificare un intervento volto ad influenzare il voto dei deputati;
  • se non si può invece seguire l’esempio di altri paesi europei come la Francia dove i Comuni, oltre ad un contributo per la raccolta, ricevono anche il valore di vendita del materiale differenziato che consegnano alle piattaforme di raccolta;
  • a quale punto sono i lavori e quale è la proposta presentata da Corepla per attivare un sistema di modulazione del contributo ambientale (o CAC ) da applicare agli imballaggi di plastica che favorisca l’applicazione dei principi dell’ecodesign, come avviene in Francia. Per raggiungere gli obiettivi di riciclo del 50%, come Lei ben sa, non basta più raccogliere le plastiche e bruciarne la metà. Bisogna agire a monte disincentivando, attraverso il CAC, gli imballaggi non riciclabili in modo da ridurne la quantità prodotta.

Restiamo in fiduciosa attesa di una Sua dichiarazione e presa di posizione in merito. Nonostante nostre precedenti richieste di chiarimento inerenti all’Accordo Quadro Anci Conai, siano rimaste inascoltate.

Associazione Comuni Virtuosi

-Leggi anche le dichiarazioni del Sindaco di Bolzano e Presidente della Commissione Anci sui servizi pubblici locali in occasione dell’audizione Agcm di Anci del 15 settembre scorso. Rifiuti – Anci audizione a Agcm, Bernocchi: “Superare criticità e garantire la certezza del diritto

Video Intervista ad Alberto Pera, per 10 anni segretario generale dell’Antitrust, esperto in materia di concorrenza, che spiega l’origine del ddl concorrenza che riguarda vari ambiti.

Aggiornamenti su Accordo Anci Conai ottobre 2016:

Raccolta differenziata, tra conflitti di interesse e dati segreti: “Costi a carico delle casse pubbliche”

Raccolta differenziata, la preziosa banca dati dei Comuni affidata a privati senza gara e senza scadenze

NOTE

*Aggiornamento del 7 ottobre 2015.
(1)L’art. 221 del D.Lgs. 152/2006 e ss. mm. e ii. (cosiddetto Codice dell’Ambiente) prevede al comma 3 che “per adempiere agli obblighi di riciclaggio e di recupero nonché agli obblighi della ripresa degli imballaggi usati e della raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari su superfici private, e con riferimento all’obbligo del ritiro, su indicazione del Consorzio nazionale imballaggi di cui all’art. 224, dei rifiuti di imballaggio conferiti dal servizio pubblico, i produttori possono alternativamente:
a) organizzare, autonomamente, la gestione dei propri rifiuti di imballaggio su tutto il territorio nazionale”.
E al comma 5 prescrive che “per ottenere il riconoscimento i produttori devono dimostrare di aver organizzato il sistema secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, che il sistema sarà effettivamente ed autonomamente funzionante e che sarà in grado di conseguire, nell’ambito delle attività svolte, gli obiettivi di recupero e di riciclaggio di cui all’articolo 220”.
(2)Anche per quanto concerne le plastiche miste che arrivano quasi al 60% di quanto raccolto in modo differenziato, o non si producono, o va trovato loro uno sbocco di mercato. Se questo mercato va sostenuto, e valgono i principi di “responsabilità estesa del produttore” o ERP e del “chi inquina pagasono i produttori, utilizzatori (e chi li rappresenta come il Conai che incassa il CAC),  a doversi assumersi i costi del fine vita. Se si considera che nel 2012 Corepla ha speso 30 milioni per termovalorizzare e 5 milioni per sostenere il riciclo è evidente che ci siano ampissimi margini di manovra.