Poi, c’è la realtà

Perché poi, al di là delle chiacchiere, dei webinar e dei convegni, degli annunci e delle consuete parole d’ordine. Al di là e ben prima di tutto questo, c’è la realtà.

Realtà come quella di Reggio Emilia, per esempio, che si vanta di essere una città virtuosa, che in una Regione che si vanta di avere la più avanzata legge urbanistica del Paese, e in un Paese dove non c’è Ministro che non si riempia la bocca ogni giorno sull’impegno morale di lavorare per interrompere il consumo di suolo, dove nel pieno di un’emergenza sanitaria, economica e sociale, si continua a perseverare in logiche scellerate di cementificazione degne di un film splatter dell’orrore.

Ma davvero a Reggio c’è necessità di edificare su territorio vergine? Davvero c’è bisogno di 90 nuovi appartamenti per 15 edifici alti 5 metri ciascuno? E negozi, e uffici, come se Reggio, come nella stragrande maggioranza delle città italiane, non scoppiasse di edifici vuoti o aree abbandonate.

Già le sento le voci del sindaco, e il coro della giunta e dei partiti di maggioranza. E’ un progetto del vecchio piano regolatore, non si può tornare indietro, porterà occupazione in un momento delicato. Eccetera. Il solito, vecchio stornello della politica del novecento. Che oggi governa Reggio, l’Emilia, l’Italia.

Perché poi, al di là delle chiacchiere, c’è la realtà. Questa. E noi abbiamo il sacrosanto diritto di dire che siamo stufi di una politica così palesemente inadeguata, contraddittoria, ferma.

Chissà cosa direbbe a tal proposito Papa Francesco, di un’operazione immobiliare di tale impatto ambientale e che coinvolge la Diocesi cittadina, lui che della difesa del Creato ne ha fatto giustamente una bandiera.

Occorrerebbe cambiare tutto, speriamo che quando lo si capirà non sia davvero troppo tardi.

Marco Boschini, coordinatore Associazione Comuni Virtuosi

Sulla questione sollevata dal nostro editoriale interviene Alex Pratissoli, vicesindaco del Comune di Reggio Emilia con delega all’urbanistica. Prendiamo atto delle precisazioni e dello sforzo di invertire una rotta tracciata nel recente passato. Resta il dato di fondo: l’area in oggetto, se i proprietari intendono procedere entro i termini di scadenza della convenzione in essere con il Comune, si farà…

Il Piano TA7 risale al PRG 2001 ed è stato presentato ben 11 anni fa. Nulla ha assunto in termini di nuove previsioni urbanistiche né il PSC né tantomeno questa amministrazione che, lo ricordo, non ha approvato nessun piano urbanistico attuativo residenziale né in questa consigliatura né in quella precedente ed ha deciso di non avvalersi della delibera di indirizzo per programmare previsioni di PSC non inserite in POC al fine di accelerare il percorso di assunzione del PUG. 

Negli ultimi cinque anni sono stati cancellati oltre 2 milioni e 400.000 mq di aree potenzialmente urbanizzabili in territorio agricolo, corrispondenti a 3.400 alloggi e 46.000 mq di superficie di vendita e riconvertiti a corridoi ecologici oltre 2 milioni e 180.000 mq. Non come spot elettorale, ma come chiara scelta di pianificazione con il duplice obiettivo di ridurre il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana che oggi corrisponde ad oltre il 96% degli interventi edilizi. Scelte di pianificazione generale a cui hanno fatto seguito anche importanti ricorsi da parte di soggetti privati a testimonianza che è falsa l’affermazione che le varianti in riduzione sono una semplice conseguenza della difficoltà di pagare l’IMU. 

Il nuovo Piano Urbanistico Generale, in fase di elaborazione, avrà il compito di accelerare ulteriormente questo processo cancellando tutte le previsioni di espansione, non convenzionate, fuori dal territorio urbanizzato che corrisponderanno ad una ulteriore riduzione di circa 5 milioni di metri quadrati di aree potenzialmente urbanizzabili, pari a 3.800 alloggi e 50.000 metri quadrati di superficie di vendita. Il superamento di “diritti edificatori”, più o meno esplicitati, consentirà finalmente di alleggerire la pianificazione urbanistica dalla pesante eredità frutto di dinamiche espansive tipiche dei primi anni del 2000, a cui fa riferimento anche il piano in questione, non più attuali in una logica di sviluppo che deve disaccoppiare il binomio crescita e consumo. A maggior ragione in una fase così delicata è fondamentale, tuttavia, la massima chiarezza di informazione: il PUG deve infatti fare i conti con convenzioni urbanistiche stipulate nel passato della durata di oltre 13 anni, non ancora scadute, che pesano per oltre 730 alloggi sulla città su cui solo la decadenza della convenzione stessa può consentirci di rivedere la previsione originale, come del resto abbiamo già fatto in altre aree del comune non approvate entro il termine di scadenza del POC. Questo non rappresenta affatto un controsenso all’operato dell’Amministrazione bensì il frutto di scelte appartenenti ad un differente momento storico per i nostri territori che progressivamente ed in maniera concreta stiamo affrontando e superando.