Politica dei rifiuti da riciclare (solamente in Francia ?)

Le politiche di riciclaggio in Francia alle prese con un aumento dei costi molto più veloce rispetto ai risultati. E gli obiettivi di riciclo non saranno raggiunti nel 2016, riporta l’associazione dei consumatori UFC Que Choisir. Nell’ultimo rapporto l’associazione dei consumatori UFC Que Choisir ha messo il naso nella nostra spazzatura e quello che si respira non è “profumo di rose”.
Il disegno di legge pagato dalle famiglie per la gestione dei rifiuti è aumentato di € 1,2 miliardi di euro ovvero il 24% di aumento dal 2008 al 2012 ( calcolato sul prezzo di vendita dei prodotti e la tassa di raccolta dei rifiuti) arrivando a toccare i 6,5 miliardi di euro, senza un miglioramento degno di nota del tasso di riciclo.
“La Francia ricicla appena il 23% dei suoi rifiuti contro il 60% che viene incenerito o avviato in discarica, -sottolinea l’UFC Que Choisir in una presentazione del suo studio- In queste condizioni, non è chiaro come raggiungere l’obiettivo del 50% di riciclaggio fissato dalla strategia Europa 2020 “. Per dovere di cronaca la Francia ricicla il 67% degli imballaggi domestici e dovrà raggiungere il 75% nel 2016 (e il 50% al 80% per i rifiuti elettrici ed elettronici).

Conflitto d’interesse

Di chi la colpa? In primo luogo, dell’organizzazione complessiva del settore. Non perché manchino risorse finanziarie messe a disposizione dagli “inquinatori”, (vale a dire i produttori e i distributori che immettono prodotti sul mercato), attraverso il pagamento di un eco-contributo (che si riflette nel prezzo di vendita di prodotti) secondo il principio di “chi inquina paga” adottato nel 1992. Ma questi “inquinatori” delegando a delle eco-organizzazioni gli obblighi riferiti alla gestione del fine vita dei loro rifiuti, e l’incasso degli eco-contributi (1) che servono per gestirli, ne diventano di fatto azionisti e finanziatori. Esiste quindi un conflitto di interessi all’interno delle eco-organizzazioni, che non hanno alcun interesse a ridurre il loro volume di business attraverso attività di prevenzione per ridurre il volume dei rifiuti da trattare, rileva UFC Que Choisir.
Lo Stato, che ha deciso il funzionamento del sistema, ha la sua parte di responsabilità. Il controllo delle eco-organizzazioni è inefficace perché è condiviso da cinque agenzie governative i cui ruoli non sono chiari, mentre le multe sono ridicole: appena 30.000 euro in caso di mancato raggiungimento dell’obbiettivo di riciclaggio assegnato loro dal governo, per fare un esempio … Gli “inquinatori” non sono inoltre abbastanza controllati,: “Dal 5% al ​​10% delle tonnellate di imballaggi immessi sul mercato non sono oggetto di alcun eco-contributo” afferma l’associazione, che ritiene sia necessario demandare ad un unico organo il controllo e la regolamentazione dell’attività degli eco-organismi.

Politiche dei rifiuti da riciclare

Inoltre, è chiaro che lo Stato non ha fatto nulla per ridurre al minimo il volume dei rifiuti prodotti prima ancora di parlare di riciclaggio. “Per la prevenzione viene speso a livello pro capite solamente l’1% all’anno “, afferma l’UFC Que Choisir. Non esiste un’incentivazione che porti il mercato a sviluppare materiali riciclabili e una penalizzazione per quelli che non lo sono (2). Sulle confezioni di imballaggi, piuttosto che un logo chiaro e univoco su tutti i prodotti per indicare ai consumatori se la confezione è riciclabile o meno, coesistono una miriade di loghi, a volte dal significato oscuro per il consumatore.”

point vertCome l’indagine di UFC Que Choisir attesta, i consumatori sono piuttosto confusi: il 59% degli intervistati ritiene che il logo dal tondo verde contenente una freccia circolare chiamato il “punto verde “significhi che la confezione sia riciclabile. (Forse perché la freccia richiama il concetto di economia circolare). In realtà il logo significa solamente che è stato pagato per il prodotto un eco-contributo ad un eco-organizzazione … Per quanto riguarda i “cassonetti gialli” per i rifiuti riciclabili, il 30% non è di colore giallo. Altrettanto importante, i loghi non sono apposti sul 100% degli imballaggi o dei prodotti. Secondo l’indagine condotta in 64 dipartimenti, “solo il 6% dei 80 prodotti analizzati dall’associazione indica quali parti dell’imballaggio siano riciclabili. Questo non aiuta il consumatore a fare una scelta informata al momento dell’acquisto “.
In breve, la conclusione è chiara: è urgente riciclare politica di prevenzione dei rifiuti.

Fonte: articolo di Myriam Chauvot “Gestion des déchets : une politique inefficace selon l’UFC Que Choisir” apparso su LesEchos.fr il 23 aprile 2015

NB: non si è fatta attendere la replica di EcoEmballages scaricabile dal loro sito.

-Un secondo intervento critico sulla gestione degli imballaggi in Francia è arrivata dal documentario « Recyclage, les points noirs du business vert » difffuso il 28 aprile scorso da France 5 che ha provocato la replica del direttore di EcoEmballages Éric Brac de La Perrière. Vai al nostro post.

NOTE
(1) La gestione degli imballaggi in Francia è simile alla nostra con l’istituzione di uno eco-organismo (EcoEmballages) che, come il nostro Consorzio Conai, incassa un contributo ambientale ( CAC= Contributo Ambientale Conai) dalle aziende che immettono e utilizzano imballaggi sul mercato da corrispondere ai Comuni per coprire i costi sostenuti per la raccolta differenziata degli imballaggi.
(2) In realtà dal 2012 EcoEmballages, (a differenza del nostro paese dove il contributo si base sulla base del peso del materiale immesso), avrebbe adottato per la quantificazione del contributo ambientale un sistema di bonus-malus che penalizza e incentiva gli imballaggi a seconda del loro grado di riciclabilità. Il contributo ambientale che viene pagato avrebbe dovuto riflettere le caratteristiche qualitative dell’imballaggio. Non è stato possibile rintracciare studi o relazioni (disponibili sul web) che offrano commenti o informazioni. Pertanto il tempo trascorso confermerebbe alcune indiscrezioni sulla reale  incisività/potenzialità del sistema che parrebbe sia stato  “edulcorato” e modificato prima di entrare in pratica. La versione 2014 scaricabile qui e lo strumento on line a disposizione dei produttori TREE per valutare il costo ambientale dei propri imballaggi.