Rifiuti e propaganda

Nel 2013 e 2014 insieme ai Sindaci dell’Emilia-Romagna siamo andati in processione al Ministero dell’Ambiente per spiegare che i flussi di rifiuti extra-regionali erano irricevibili.

Era stato facile prevedere che ci sarebbe stato un conflitto tra il Governo centrale e quelli locali. Gli impianti, infatti, sono stati costruiti interamente a carico delle comunità locali, che hanno pagato interamente i costi di investimento nelle tariffe del servizio, e “subito” gli impatti ambientali.

Il rifiuto non nasce da contrasti tra partiti – un tentativo goffo di sviare l’attenzione direi – o da mancanza di solidarietà territoriale. Negli ultimi dieci anni, nei territori si sono combattute aspre battaglie tra cittadini favorevoli e contrari a nuovi impianti (o ad aggiornamenti di quelli esistenti). Le autorizzazioni sono state concesse (a Torino, a Parma, a Forlì, etc), precisando che gli impianti erano a esclusivo servizio del territorio, e che erano una soluzione necessaria per garantire l’igiene pubblica a livello municipale.

Ora si scopre che gli impianti sono sovradimensionati e che possono operare adeguatamente (dal punto di vista economico e tecnico) solo se trattano rifiuti extra-regionali, rifiuti speciali (prodotti dalle attività produttive) o entrambi.

Non si può procedere mostrando i muscoli o re-iterando un procedimento errato, come lo “Sblocca Italia”. Errato perché fornisce soluzioni estemporanee ed emergenziali.

Continuo a sperare che arrivi il tempo in cui la pianificazione e la progettazione sostituisce la propaganda. Qui avevamo elaborato alcune linee guida.

La gestione dei rifiuti è una grande opportunità per la politica di ritrovare fiducia e consenso dei cittadini.

Alberto Bellini, Comitato direttivo Associazione Comuni Virtuosi