E’ l’ecodesign che fa l’imballaggio circolare

L’INSOSTENIBILE PESO DEI PRODOTTI A VITA BREVE: IL CASO DELLO SPAZZOLINO DA DENTI
testine intercambiabiliTra i beni di largo consumo oggetto della nostra decima mossa c’è lo spazzolino da denti che, nella versione a testine intercambiabili, presenta una drastica riduzione dell’impatto ambientale.
In Italia si vendono circa 120 milioni di spazzolini all’anno. Considerando che il peso di uno spazzolino è pari a 25 grammi si arriva ad avere 3.000 tonnellate di plastica immesse nel mercato ogni anno. Cambiando solo la testina dello spazzolino, che pesa 2 grammi, le tonnellate di plastica scenderebbero a 240 tonnellate. I vantaggi ottenibili consistono in una riduzione del fabbisogno di materia prima (packaging incluso), di energia necessaria nella fase produttiva e pertanto in una complessiva riduzione dell’impatto ambientale del prodotto misurabile con un’analisi LCA. Se poi il manico dello spazzolino si potesse realizzare in plastica riciclata il bilancio ambientale migliorerebbe ulteriormente.

PERCHE’ SERVE UNA STRATEGIA PER L’EFFICIENZA DELLE RISORSE
Ancora prima che entrasse in vigore dell’Accordo di Parigi sono usciti più rapporti tra i quali  Emissions Gap Report dell’UNEP che hanno bollato come altamente insufficienti gli impegni presi dai paesi firmatari. Nel Rapporto “Parigi e oltre” presentato recentemente da ENEA, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in collaborazione con il MATTM, si argomenta che le politiche in atto consentono di ridurre le emissioni di gas serra solo del 21% rispetto all’obiettivi fissato per l’Italia al 2030 del 33%. Per contenere il riscaldamento climatico “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi” serve una risposta straordinaria e intelligente che rompa i ponti con l’attuale modello economico lineare e distruttivo. Serve un cambiamento radicale e sistemico verso modelli di business circolari e rigenerativi che influenzi gli attuali stili di vita e di consumo.

Tenendo conto che la popolazione aumenta, che la richiesta mondiale di materie raddoppierà al 2050, una riduzione del 50% di CO2 non sarà sufficiente. Maggiori impegni non possono essere raggiunti senza una riduzione nella domanda di materie prime. Paradossalmente le strategie di mitigazione climatica dei paesi europei come ha osservato Anders Wijkman, uno dei copresidenti del Club di Roma autore dello studio Circular economy and benefits for society, si concentrano quasi esclusivamente su come ridurre il consumo energetico. Questo nonostante esista una correlazione molto stretta tra consumo dei materiali e il consumo di energia. Se si impiegasse una quantità maggiore di materiali secondari si ridurrebbe la pressione sulle attività estrattive (e natura) e si ridurrebbe il fabbisogno energetico e le emissioni associate ai processi produttivi. Visto che le materia prime da cui dipende l’Europa scarseggiano, non è più comprensibile ritardare la predisposizione di un piano d’azione nazionale, con obiettivi correlati,  che metta in primo piano un uso efficiente delle risorse naturali per un consumo e processi produttivi sostenibili.

(1) Intervista a Josu Juaristi Abaunz – Mep – Vincitori e sconfitti di un futuro circolare – Materia Rinnovabile 12.2016

 

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