Italia a rischio
I viaggiatori di quattro continenti non hanno dubbi: quello italiano è il patrimonio storico, artistico e architettonico più ricco (e interessante) del mondo. I pareri raccolti in un sondaggio americano ci assegnano anche nel 2016 il podio nella classifica della cultura, ma quella che i turisti possono visitare è soltanto una parte dei beni sparsi da un capo all’altro dello stivale. L’altra è nascosta, abbandonata, in molti casi addirittura a rischio. C’è persino una sorta di black list: «Italia Nostra», da tanti anni in prima linea per difendere le nostre bellezze, l’ha chiamata «lista rossa» ma questo non vuole dire che i rischi siano meno gravi. E seguendo questa mappa dell’incuria è facile avere la conferma: le segnalazioni raccolte dall’associazione non sono infondate. Tra siti archeologici poco conosciuti, centri storici, borghi, castelli, palazzi e chiese ci sono almeno quaranta monumenti che hanno bisogno di un intervento salvavita. In cinque zone d’Italia si rischia che da un giorno all’altro tutto crolli.
In Sardegna stanno quasi scomparendo le fortificazioni di epoca aragonese: giorno dopo giorno, le Torri costiere costruite nel 1500 dagli spagnoli durante la loro dominazione dell’isola, subiscono gli effetti dell’erosione e dell’incuria. L’aggressione è continua. Nel territorio di San Vero Milis mezza torre si è già sgretolata ed è finita in acqua: la Regione ha avviato un progetto di recupero e consolidamento ma a parte una trincea di transenne non si è fatto altro. Attraversando la frastagliata costa occidentale, la situazione è più o meno simile in diverse località: dalla zona di Cabras, tra San Giovanni di Sinis e Turr’e Seu, fino a Capo Mannu e Torre del pozzo. Ogni giorno un mattone viene giù e nel giro di pochi anni le vecchie torri spariranno tutte, perché il mare sta continuamente divorando il litorale e perché nessuno si preoccupa di restaurarle e magari aprirle al pubblico.
Nella cartina dell’abbandono ci sono bollini rossi in tutte le regioni.
Nella zona settentrionale di Roma, nel cuore del quartiere Parioli, il tempo sta mettendo a rischio le scuderie di Villa Ada Savoia, costruite intorno al 1870 all’interno del secondo parco pubblico della capitale. Una struttura di 2500 metri quadri, dove un tempo c’erano le scuderie e la rimessa delle carrozze reali, ma anche uffici e officine per la riparazione delle carrozze. Oggi non c’è neanche un progetto per la ristrutturazione e i segni del degrado si fanno più evidenti.
Sempre nel Lazio, in provincia di Latina, è allarme rosso per le condizioni del Borgo di Fogliano, nel cuore del parco nazionale del Circeo. «Nel complesso troviamo una villa, le case dei pescatori, l’imbarcadero, i recinti per gli animali e una chiesetta neoromanica, ma anche un pittoresco edificio inglese che tutti conoscono come «Casino inglese» – spiega Italia Nostra – Oggi molte strutture risultano in abbandono. La Villa ed il Giardino sono in degrado totale, il Casino inglese è inutilizzato, dopo un restauro iniziato nel 2003 e mai terminato».
Nella categoria «archeologia industriale» c’è da salvare, secondo Italia Nostra, l’Arsenale della Repubblica di Venezia, dove si curava l’assemblaggio delle imbarcazioni fin dal XII secolo.
Non lontano, in provincia di Vicenza, c’è la Torre Alta di Schio: un ex lanificio, esteso su cinque piani, che da molti anni è inutilizzato e abbandonato. Neppure visitabile. «L’impegno di Italia Nostra nel proseguire con la Lista Rossa – dice il presidente dell’associazione Marco Parini – è l’impegno di tutti coloro che non vogliono che tanti monumenti, per nulla minori ma ugualmente identitari della nostra cultura, cadano nell’oblio. La conservazione è il presupposto fondamentale per la memoria di luoghi e persone: per questo abbiamo anche realizzato l’app Lista Rossa, con la quale tutti i cittadini ci potranno far avere le loro segnalazioni con maggiore semplicità».
Di Nicola Pinna – Fonte La Stampa