Questione di sguardo
“Cosa si può fare per impedirne la morte? La mia risposta è che si devono fare cose mirate e assai diverse tra loro. Non esistono due paesi uguali e dunque le politiche devono essere fatte su misura per ogni luogo“.
A scriverlo, ormai quattro anni fa, il paesologo Franco Arminio in un articolo intitolato “La rivoluzione dell’Appennino“. Un pezzo di grande intensità, dove si parla di risorse (ed è pure ovvio) ma anche di sguardo, di azioni diffuse e stili di vita.
Per quanto riguarda le risorse necessarie è gioco facile tirare fuori dal cilindro (colmo) della rabbia grandi opere come il Ponte sullo Stretto o idiozie di guerra come gli F35 che, ricordiamo, hanno un costo “a pezzo” di circa 100 milioni di euro e che l’Italia ne dovrebbe acquistare una novantina…
Per quanto riguarda lo sguardo, invece, vanno bene i commissari e un’unica centrale di appalti. Vanno benissimo i controlli nella ricostruzione, le task force, gli uomini forti al comando di una situazione a dir poco complessa. Ma serve il coraggio dell’ascolto, e dell’inclusione. Sindaci e vecchi non vanno lasciati indietro, o ai margini. Occorre che la politica torni ad essere umile, popolare, inclusiva.
Altrimenti, alle ferite della terra, si sommerà l’abominio di un abbandono definitivo il cui mandante ultimo sarà lo Stato.