Cambio di marcia
In qualità di primi cittadini lavoreremo e ci impegneremo affinché il nuovo dpcm del 26 ottobre venga applicato e rispettato, mettendo tutte le energie in campo per uscire da una situazione difficile e complessa che si protrae da troppo tempo e causa alle città e al Paese conseguenze economiche ancora di là da mostrarsi in tutta la loro drammaticità, ma non possiamo non manifestare dubbi e criticità rispetto alle nuove norme.
Pensiamo che ognuno di noi, istituzioni e cittadini insieme, debba rappresentare parte della soluzione nella lotta senza quartiere al covid-19, per questo invitiamo tutti i nostri concittadini a una assunzione di ulteriore responsabilità nel rispetto del dpcm.
Ci adeguiamo alle regole che la nostra società si è data ma, vogliamo ribadirlo con altrettanta convinzione, non siamo soddisfatti di come il governo sta impostando la battaglia al virus. In questo dpcm notiamo che le disposizioni sono tutte molto generiche e generalizzate lasciando ai territori il dovere di controllare ogni singola situazione, ma senza avere strumenti e unità di forze dell’ordine sufficienti per rispondere con efficacia alla richiesta.
In questo dpcm, oltretutto, non vi è alcuna differenza di misure e di contenimento tra le regioni, quando è ben noto che il virus sta correndo a diverse velocità da regione a regione, con conseguenze importanti soprattutto nei grandi centri urbani come Milano, Roma e Napoli: le misure avrebbero dovuto essere più circoscritte e maggiormente impattanti là dove il contagio è in vertiginoso aumento.
Non si fa, poi, differenze tra le funzioni dei bar e dei ristoranti, il dpcm mette sullo stesso piano esercizi pubblici differenti per funzione e servizi, con una efficacia che è sicuramente da dimostrare. Agendo indiscriminatamente con misure che interessano i settori della ristorazione, della cultura, dello sport e dell’intrattenimento si vanificano tutti gli sforzi e tutti gli investimenti messi in campo per garantire il distanziamento sociale, la sicurezza individuale e il controllo della clientela. Ci chiediamo a questo punto cosa possa essere servito richiedere agli esercizi pubblici durante l’estate sforzi economici importanti in vista della seconda ondata, dal comitato tecnico scientifico ampiamente prevista, se poi al sopraggiungere della stessa si impongono chiusure generalizzate e non mirate. Pensiamo che non sia questo il modo corretto di procedere.
Il settore culturale, poi, è stato tra i maggiormente colpiti dall’ultimo lockdown, ed è stato tra quelli che non ha beneficiato di indennizzi o risorse sufficienti a rilanciarlo. La chiusura indiscriminata dei luoghi della cultura come i teatri, senza una verifica dell’efficacia degli strumenti messi in campo al fine di garantire il rispetto delle regole e il distanziamento sociale, lo riteniamo un ulteriore duro colpo per tutto il comparto.
Infine crediamo che i sacrifici richiesti ai lavoratori di tutti i settori colpiti debbano ricevere risposte immediate e assolutamente coerenti con la situazione economica che il mini lockdown causerà.
Lo vogliamo ribadire ancora una volta: sin da domani faremo la nostra parte con responsabilità invitando tutti i nostri concittadini a fare altrettanto, ma invitiamo il governo a un cambio di marcia più deciso e coerente nella lotta al Coronavirus: misure specifiche a seconda dei territori e delle regioni maggiormente colpite; strumenti efficaci e vademecum chiari per le istituzioni chiamate a far rispettare i dpcm; risorse economiche mirate in risposta al difficile momento che le nostre città saranno chiamate ad affrontare. Solo così sapremo superare questo difficile periodo storico.