Lo scandalo degli oneri

Ed ecco spuntare, come per miracolo, una delle tante frasi sibilline di una politica che non ha mai il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.

Con la fine dell’anno, puntuale come sempre, ecco ripresentarsi il solito problema degli oneri di urbanizzazione, che di proroga in proroga sono stati per decenni riversati sulla spesa corrente dei bilanci comunali: territorio cementificato in cambio di servizi. L’una tantum per far cassa e finanziare le spese ordinarie. Una follia, che tutti i Governi che si succedono alla guida di questo martoriato Paese dichiarano, solo a parole, di voler derubricare.

Ora la scelta passa formalmente ai comuni (ma era così anche prima). Il punto è che, troppo spesso, i comuni non hanno scelta. Perché se dalle istituzioni centrali si continua a tagliare, vincolare, restringere il raggio di azione di un sindaco, quello si vedrà poi costretto a portare a casa quel che può. E il cemento, si sa, può sempre. Anche in tempi di crisi.

Ci sono 8.000 sindaci a cui chiedere di essere migliori di chi ci governa. Di far del proprio meglio per non finanziare il pulmino della scuola con la trasformazione di un campo di grano in una pozza grigia di capannoni e outlet.