La metà del tempo per la burocrazia
“In 15 anni da sindaca sono cambiate tantissime cose nella pubblica amministrazione: quando ho iniziato il primo mandato avevamo 6 dipendenti ed eravamo già con un organico limitato, ma il Comune funzionava dando servizi ai cittadini.
Oggi la nostra pianta organica prevede 8 dipendenti più 2 figure di supporto in prestito da altri Comuni e siamo in difficoltà a far fronte alle incombenze, ma cosa è cambiato in questi anni? Sicuramente la mole di questionari e rendicontazioni da evadere e una miriade di incombenze burocratiche che sono sorte con le diverse normative degli ultimi anni.
Si è poi aggiunta la mobilità dei dipendenti, se anni fa erano sempre gli stessi per decenni, oggi hanno la possibilità di spostarsi da un Comune all’altro con facilità, creando un turnover che innesca una continua discontinuità nell’erogare i servizi essenziali.
Stipendi bassi e molte responsabilità, riconoscimento sociale scarso: anche per questi motivi in pochi si cimentano nella formazione pubblica, inoltre nei piccoli Comuni ci si deve adeguare a svolgere mansioni più variegate, caratteristica che rende i Comuni con meno di 5000 abitanti poco appetibili per i dipendenti pubblici.
Questi problemi sembrano non interessare il governo centrale, che per creare ulteriori difficoltà approva una norma che di fatto rende più facile il fuggi-fuggi dai nostri Comuni verso realtà più grandi, con un allentamento della possibilità di negare l’autorizzazione da parte dell’amministrazione, una vera norma svuota Comuni.
I piccoli Comuni diventano di fatto dei banchi di prova: in mancanza di scuole di formazione per il personale della pubblica amministrazione, questi enti diventano il campo su cui si formano i dipendenti, che poi però vengono facilitati nello spostarsi in enti superiori.
Ci sono stime per cui già oltre la metà del tempo lavorativo dei dipendenti comunali è dedicato a rispondere a richieste dei vari enti superiori. In pratica i comuni assumono e formano personale che lavora in parte per gli Enti superiori e i Ministeri e poi magari vengono reclutati da questi enti lasciando i comuni sempre in emergenza!
D’altronde per gestire il PNRR è aumentata la necessità di personale soprattutto tecnico e amministrativo qualificato, e tenuto conto che noi facciamo già fatica ora a trovare per far fronte alla quotidianità figuriamoci per fare progetti importanti.
Un appello che vorrei rivolgere ai ministeri: vorrei che qualcuno si facesse carico di aiutare i Comuni a dare risposte ai cittadini: alleggeriamo il carico burocratico dei piccoli Comuni, Solza non può avere le stesse incombenze di Milano e investiamo sulla formazione di personale da impiegare negli enti locali!”
Carla Rocca, sindaca del Comune di Solza (BG)