Arrivano da tutte le parti
E come avevamo facilmente predetto – e ora infine ci siamo dentro -, lancio di bandi PNRR che neanche una gloriosa Katiusha sovietica. Arrivano da tutte le parti.
E come nella sacca della Nikolajewka, la confusione nei territori regna sovrana: amministratori che scappano o che danno vita a splendidi atti di eroismo, altri che non capiscono cosa stia succedendo e vagano attoniti, i collegamenti con i quartieri generali frenetici e spesso interrotti, piani di battaglia che arrivano dall’alto folli o impossibili da eseguire, tecnici dritti in prima linea e altri oramai dispersi o alla macchia. Pochi i reparti che manovrano ancora ordinati.
E siamo solo all’inizio. Essere mandati alla guerra del PNRR con le scarpe di cartone. Con una sola e inevitabile logica: mors tua, vita (et pecunia) mea. “Avanti Tirano”, raccontava Nuto, e quello comunque cerchiamo di fare, per amore delle nostre comunità e di alcuni magnifici sindaci. Ma forse, come capì Nuto in quel terribile gennaio 1943, le cose le strade le logiche che dobbiamo costruire sono proprio altre. E richiedono visione tempo sapienza. E prima di ogni altra cosa l’essere nella condizione – competenze, risorse, capacità progettuali – per poter esercitare quotidianamente questo, che dovrebbe essere un diritto.
Togliere ai territori queste prerogative è stato un pessimo affare sia dal punto di vista dello sviluppo economico generale che da quello della riproduzione sociale. Certo, il “non progetto” è una straordinaria forma di economia, e forma microfisica di potere, di questo paese. Ma solo di una parte, che su questa modalità di gestione ha costruito fortune e rendite di posizione. Oggi però – di fronte a un infragilimento delle città, dei territori, delle persone, dell’ambiente, in una spirale che pare non avere fine – tutti i nodi arrivano al famoso pettine.
Dopo tanta anoressia giungono i denari, ma nel frattempo abbiamo perso l’idea (al di là degli slogan, dei format, delle immagini di moda) di quello che dovrebbe essere il progetto, di quello che dobbiamo realmente fare.
Antonio De Rossi, Professore ordinario presso Politecnico di Torino