Sardara
Purificatoria e rigeneratrice, Sardara raccoglie in sé tutta la forza degli elementi naturali, in particolare dell’acqua, fondendola con le straordinarie opere artistiche e artigianali della sua gente. Dalla fertile pianura del Campidano svetta lo sperone roccioso su cui è adagiato il suo secolare castello. Circondato da boschi e sentieri, si staglia contro un cielo turchese che pare non avere mai fine.
Ma la vera forza di Sardara, sta nelle preziose risorse della natura. Da tempi remoti infatti, le qualità benefiche e rigeneranti delle sue acque termali, la rendono unica in tutta la Sardegna. A questo si unisce il piccolo e grazioso centro storico, con i viottoli acciottolati, le tradizionali case campidanesi a corte, gli eleganti palazzi e l’attenta cura per ogni singolo dettaglio. I fiori che adornano le finestre racchiuse in intrecci di trachite, gli antichi portoni con le incisioni dei simboli d’appartenenza, le ricercatissime produzioni artigianali in ceramica, i profumi che fuoriescono dalle case, come l’aroma del pane civraxiu appena sfornato, il profumo delle carni arrosto e dei sughi che bollono sul fuoco, il sapore intenso dei piatti allo zafferano e il gusto dolce degli amaretti, dei gueffus e dei biancheddus. A Sardara tutto pare uguale al passato, fermo in un perfetto momento di equilibro, in cui ogni elemento si integra armonicamente con l’ambiente.
Il comune di Sardara sorge a metà strada fra Cagliari e Oristano, lungo la SS 131 e la sua posizione ha da sempre avuto un’importanza strategica che ne ha favorito lo sviluppo.
A mezz’ora d’auto dal porto e dall’aeroporto di Cagliari, facilmente raggiungibile anche in treno (la stazione di San Gavino dista 6 km), Sardara è conosciuta in tutta la Sardegna per le proprietà curative delle sue acque termali, la cui composizione chimica è simile a quelle rinomate di Vichy. Le terme, immerse in un bosco di eucalipti che dista appena due chilometri dal centro abitato, sfruttano fin da tempi antichi alcune sorgenti di acque mineralcarbonato-alcaline che sgorgano a temperature vicine ai 60 – 70 gradi centigradi.
Il paese possiede un centro storico ben conservato, con sorprese floreali che lasciano incantato il visitatore, e si caratterizza per la presenza di un villaggio nuragico (nei pressi della chiesetta di S. Anastasia) situato nel cuore dell’abitato. Nella piana si erge il Castello di Monreale sulla collina omonima, da cui si domina un panorama che spazia dal golfo di Cagliari a quello di Oristano.
L’anima del borgo è racchiusa nei lasciti della natura (dell’elemento acqua, in particolare) e dell’uomo, con l’incredibile patrimonio archeologico, riassunto nel locale Museo Villa Abbas (www.coopvillabbas.sardegna.it), e dal centro storico, dove si trovano alcune delle architetture tipiche del Campidano meglio conservate e valorizzate. Il territorio presenta abbondanti tracce del periodo neolitico, soprattutto nella località Pranu Sisinni, in cui i 30 nuraghi semplici e complessi (Perra, Nuratteddu, Jana, Axiurru, Ortu Comidu, Barumeli, Arbici, Arigau, ecc.) documentano l’estrema importanza della zona nel periodo nuragico. In vari siti sono state trovate reperti fenicio – punici risalenti al VI – V sec. a.C.; inoltre presso la località Terr’e Cresia si trova una necropoli di epoca romana.
Importante a Sardara è la presenza di aree verdi attrezzate aperte al pubblico: degno di nota è il Parco Comunale di Via Tirso dotato di un’estensione di ben due ettari, è attrezzato di impiantistica sportiva, punto di ristoro e attrezzature di gioco per bambini. La presenza di un’area sosta camper rende il borgo una meta perfetta per il turismo en plein air.
Terra di antichissima frequentazione umana (paleolitico e neolitico), Sardara conserva preziosissime testimonianze del passato. Una tomba della cultura di Bonnannaro del tipo domus de janas venne individuata casualmente nel 1932 nelle colline di Pedralba. Assai ampie la densità di siti nuragici, la più alta di tutta la Marmilla, se ne contano oltre venti: tra i nuraghi complessi ricordiamo quello quadrilobato di Ortu Comidu, i nuraghi Perra, Nuratteddu, Axiurridu, Jana e Arbicci.
Il paese di Sardara sorge sull’imponente zona sacra di S. Anastasia dove si trova l’omonimo tempio a pozzo, risalente al XIII-XII secolo a.C.. In vari siti sono venute alla luce emergenze fenicio-puniche, ma è all’epoca romana che risalgono le testimonianze più rilevanti, come il centro termale Aquae Neapolitanae (II sec. d.C.), presso il quale sorse un grosso borgo che viene citato col nome di villa “Santa Maria de is Àcuas” nel trattato di pace stipulato nel 1388 fra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona.
L’abitato si sviluppò nel periodo giudicale, come dimostra la presenza del castello di Monreale e fece parte della curatoria di Bonorzuli.
La costruzione del castello, posto in prossimità della linea di confine che divideva il giudicato cagliaritano da quello Arborense, deve farsi risalire a poco dopo l’anno Mille, momento in cui la presenza di elementi politici pisani e genovesi determinò nell’isola una situazione di competitività fra gli stati indigeni di Cagliari, Torres, Gallura e Arborea, nella quale la Sardegna era allora divisa. Come conseguenza di queste tensioni politiche le fortificazioni non vennero più costruite per la difesa dei litorali ma furono rivolte alla salvaguardia dei confini interni e il castello fortificato di Monreale risponde proprio a questa esigenza.
Dal La Marmora si attinge che nel 1324, Ugone II d’Arborea accampato nei pressi di Pabillonis, affrontò in battaglia i Pisani nel territorio di Sardara e Sanluri, sbaragliandoli sanguinosamente. Nel 1328, dopo la battaglia d’Iglesias, nella quale gli Arborensi gli erano stati alleati, re Alfonso d’Aragona conferma Ugone II, giudice di Arborea, nel possesso di molte fortezze, tra le quali il castello di Sardara.
Nel 1470 il marchese di Oristano Leonardo Alagon entrò in possesso dell’importante centro strategico sconfiggendo gli Aragonesi ad Uras ma l’occupazione fu di breve durata in quanto 1’Alagon venne battuto nella battaglia di Macomer (1478) e da questa data Sardara passò definitivamente agli Aragonesi, venne compresa nella baronia di Monreale e quindi incorporata nella Contea di Quirra, feudo dei Carroz.
Grazie alla valutazione positiva sulla qualità dell’ informazione e dell’accoglienza; della ricettività e dei servizi; i fattori di attrazione turistica;la sostenibilità e qualità ambientale, Sardara è stata inserita nel circuito promozionale del Touring e ottenuto la Bandiera Arancione.
Uscendo dalla periferia nord-occidentale di Sardara e passando attraverso la SS 131, una strada porta in località Santa Maria de is Acquas, presso il santuario omonimo. In questa piccola vallata circondata da nuraghi e attraversata dal Rio Sacer, sgorgano cinque sorgenti termominerarie, che la resero luogo sacro per le qualità taumaturgiche delle acque. È l’area delle antiche Aquae Neapolitanae, (II-I sec, a.C) tappa della via Òthoca-Kàralis, ricordata da Tolomeo e nell’Itinerarium Antoninii.
La zona fu interessata dall’insediamento umano nell’eneolitico (ceramiche di cultura Monte Claro dal nuraghe Arigau) e nel periodo nuragico. In età romana le acque termali vennero utilizzate a scopo terapeutico con l’edificazione di un grande complesso che costituiva il fulcro delle Aquae Neapolitanae. Accanto alle Thermae i Romani edificarono un tempio nel quale veneravano le loro divinità (più in là con la diffusione del cristianesimo gli antichi culti pagani furono sostituiti dalla venerazione della Vergine delle Acque).
I materiali di scavo, rinvenuti a più riprese, documentano la continuità dell’insediamento e della frequentazione delle terme a scopo terapeutico per tutta l’antichità. Nel medioevo Villa Abbas era frequentata dai giudici d’Arborea che risiedevano periodicamente nel castello di Monreale (Ugone II frequentava lo stabilimento termale di Sardara per curare la gotta). Alla fine dell’800 Filippo Birocchi realizzò un attrezzato stabilimento termale, modernissimo per quei tempi, che inglobò i resti delle antiche terme. Dello stabilimento romano sono ora distinguibile una vasca quadrata e fondamenta di vari edifici. Una planimetria delle strutture romane cancellate dalle moderne terme è collocata nell’edificio.
Dal 2009, Sardara ha aderito all’Associazione Borghi Autentici d’Italia scegliendo di portare avanti il progetto Comunità Ospitale, un progetto di turismo di comunità, che unisce i concetti di “esperienziale” e “sostenibilità” per creare in sede locale un’offerta turistica integrata. Attualmente l’amministrazione da Sardara sta portando avanti il progetto “Noi ce la beviamo” un idea costruita attorno ad una realtà consolidata che unisce la tutela dell’ambiente e della natura alla promozione turistica di Sardara, paese Termale e bandiera arancione del Touring Club.
Il progetto, finanziato dalla Regione nell’ambito del PO-FESR 2007-2013 e cofinanziato dal Comune, si basa su azioni dimostrative di consumo consapevole dell’acqua di rete finalizzato anche alla riduzione degli sprechi e degli imballaggi.
Durante l’anno diverse sono le manifestazioni e gli eventi organizzati. Tra i più interessanti troviamo la Sagra del Grano e la festa in onore di Santa Maria Acquas a Settembre. Questa è una delle feste più belle, estese e partecipate della zona, essa si svolge principalmente nell’area termale del paese, dove si trova la chiesetta campestre dedicata alla santa.
La festa del vino nuovo (Su Binu Nou) a Dicembre che si svolge nel centro storico del paese; qui si trovano numerosi stand dove è possibile degustare il vino artigianale, ovvero quello che si fa ancora in casa, ma dove si possono trovare anche altri prodotti enogastronomici e di artigianato locale.
Per maggiori informazioni consultare il sito del comune.
Le foto della Gallery sono, in ordine di apparizione, di: Diego Cotza, Giovanni Pinna, Ivan Fois, Stefano Pes.
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Indirizzo
Piazza Gramsci
Provincia
VS
CAP
09030
Referente
Roberto Montisci, sindaco
Telefono
07093450200
Sito web
http://www.comune.sardara.vs.it/