I numeri di Cantiano
Con i numeri fai fatica ad imbrogliare. E i numeri di Cantiano sono allucinanti. Il 15 settembre scorso si abbattono sul paese 420 millilitri di acqua in poche ore, l’equivalente di sei mesi di pioggia. Nella piazza del borgo di duemila abitanti il livello dell’acqua raggiunge i 2 metri e mezzo. Il fango si porta via tutto: negozi, auto, arredi, macchinari. La furia dell’acqua risparmia, per pura casualità, solo le persone (non si piangerà neanche una vittima, ed è l’unica consolazione di un disastro che in giro per la provincia di Pesaro e Urbino ha lasciato anche i morti, lì sotto).
Oggi, a distanza di 87 giorni, sono 136 le case inagibili e 50 le attività imprenditoriali compromesse, per un bilancio complessivo stimato di 70 milioni di euro di danni. Nei primi giorni il Comune ha speso un milione e mezzo di euro per le primissime opere di messa in sicurezza e ripristino del territorio. Un milione e mezzo per un bilancio annuale di due milioni e mezzo. Le ditte che sono intervenute attendono i pagamenti perché ad oggi, su Cantiano, non è arrivato un solo euro di aiuti dalle istituzioni regionali e nazionali. Il leviatano della macchina burocratica si è abbattuto su questa piccola realtà, e dopo il disastro di una natura che si ribella a un modello di sviluppo che è la premessa di quanto poi accade, ormai sempre più periodicamente in giro per l’Italia, arriva la beffa delle promesse non mantenute.
Ma per Cantiano quelle promesse rappresentano la possibilità di avere o no un futuro su cui contare. Avere risorse per ricostruire, per far ripartire le botteghe e le imprese è la linea di demarcazione che separa un paese di montagna tra il continuare ad esistere oppure no.
La solidarietà dell’emergenza cresce al passare delle prime ore e dei primi giorni. E’ sempre così. I media che raccontano, i volontari che da mezza Italia si mettono in gioco, la rincorsa a donare anche un piccolo contributo per dimostrare di esserci. Per esserci. Poi, però, i media hanno un’altra emergenza da inseguire, per le strade non si vede più il fango, e il paese resta solo, con la grande dignità di un popolo che vuole continuare a vivere, lavorare, sognare a Cantiano.
Ecco perché abbiamo scelto Cantiano per celebrare i comuni più virtuosi d’Italia, con la cerimonia di premiazione de “Il gioco del Sindaco”. Per ridare luce ad una comunità che chiede semplicemente di non essere abbandonata dalle istituzioni. “E’ in questi momenti – ha detto il Sindaco Alessandro Piccini durante la cerimonia svoltasi in quel Municipio che porta ancora il segno del fango sulle pareti -, che si combattono i populismi e la demagogia contro la cosa pubblica, dimostrando che si sa intervenire, trovando risposte e soluzioni agli enormi problemi che stiamo cercando di affrontare”.
E’ questo l’accorato appello di un sindaco che da quasi 90 giorni lavora giorno e notte per aprire un varco nel buio, cercando di tenere viva la speranza di un futuro possibile per Cantiano. Con la sua giunta. I suoi consiglieri. I 12 dipendenti del comune che in questa tragedia hanno accumulato 100 ore di straordinari ciascuno.
Faccia qualcosa chi può. Regione Marche. I parlamentari del territorio. Il Governo. Fate qualcosa e fatelo presto, perché con i numeri si fa fatica ad imbrogliare.