La panchina

Questa è una piccola storia esemplare. La storia di un atto vandalico ai danni di un bene comune, perpetrato come tante altre volte da un gruppo di ragazzini di quella stessa comunità. Fin qui, una trama scontata. Poi, però, il colpo di scena. Una sindaca virtuosa mette in gioco il perdono, e un’idea diversa dello stare insieme. Recuperare, non reprimere. Rispondere alla distruzione con la costruzione di un mondo nuovo. A partire da una piccola panchina.

Nella notte de 14 aprile di quest’anno sono stati incendiati alcuni cassonetti, una cassetta portalettere ed una panchina in un parco. Il 15 aprile lanciai un appello ai genitori dei ragazzi che con grande probabilità avevano in qualche modo preso parte a qualcuno di questi episodi: “aiutateci ad aiutarvi” dissi.

Dopo pochi giorni un papà mi ha scritto uno dei messaggi più straordinari che io abbia ricevuto, nel quale mi confermava che suo figlio insieme ad alcuni amici aveva dato fuoco ad una panchina. Mi scriveva anche a nome di altri genitori per chiedere che i ragazzi potessero prendere parte a lavori utili in comune (“specie se sporchi e fisicamente faticosi”) come la pulizia dei corsi d’acqua minori o altre situazioni che avrebbe indicato l’Amministrazione. Uno ad uno i ragazzi si sono fatti avanti per riacquistare la panchina e per lavorare per il bene della comunità.

Riflettevo su questo: in quei giorni ho letto commenti feroci al mio appello, qualcuno che invocava la pubblica gogna o punizioni corporali, qualcuno addirittura il carcere a vita. Io penso che le Istituzioni abbiano il dovere di svolgere il proprio ruolo in modo rigoroso e serio, ciascuno secondo le proprie competenze e attribuzioni. La Procura svolgerà il suo ruolo mentre il Comune si occuperà di individuare tutti i percorsi necessari per far innamorare questi ragazzi del bene comune, della cosa pubblica, che è cosa di tutti.

Avrei potuto fomentare la rabbia della comunità esprimendo giudizi a priori, con un atteggiamento di chiusura e censura incondizionata, di fatto urlando alla luna e non risolvendo assolutamente nulla. Mentre sento, oggi più che mai, che coinvolgere ragazzi e genitori (ovviamente senza sostituirsi al potere giudiziario, lo ripeto perché repetita iuvant) in un dialogo costruttivo può consentire ai ragazzi (futuri padri e madri di questa comunità) di comprendere il valore delle cose e la bellezza di lavorare per il Bene Comune.

Per quanto riguarda gli altri incendi dolosi, i responsabili (adulti e nient’affatto minorenni) sono stati individuati e verranno perseguiti.

Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena (BO)