La riforma che serve ai rifiuti

REF ricerche ha pubblicato sul Sole 24 ore del 13 aprile una sintesi del suo studio sulla gestione dei rifiuti, intitolato “Rifiuti: a quando un’Autorità di regolazione indipendente?”.

I contributi sono interessanti e finalmente orientati a un’analisi strutturale e contengono idee condivisibili e non condivisibili.

Gli effetti di una riforma strutturale del ciclo rifiuti sarebbero:

  • sviluppo economico e occupazionale nei settori del recupero e della selezione;
  • riduzione dei costi;
  • vantaggi ambientali.

La stima di 10 miliardi di euro annui di risparmi appare eccessivamente ottimistica, poiché 10 miliardi di euro è approssimativamente il costo annuo del ciclo integrato dei rifiuti per il trattamento dei rifiuti urbani e assimilati in Italia. Quella cifra si riferisce al risparmio potenziale ottenuto a livello europeo, considerando rifiuti urbani, speciali e rifiuti da costruzioni. Quindi, il potenziale risparmio di un miliardo di euro ottenuto dall’incenerimento dei rifiuti attualmente trattati in discarica non è realistico.

Limitando l’analisi ai soli rifiuti urbani italiani, un’incremento di quindici punti di riciclo a discapito delle discariche porterebbe lo smaltimento al 26 per cento, e riciclaggio e compostaggio a 38 e 18 punti rispettivamente. Questa riforma porterebbe un risparmio di circa 630 milioni di euro annui (secondo uno studio di Ambiente Italia, qui sintetizzato).

La riduzione dei conferimenti in discarica è la priorità insieme alla riduzione dei rifiuti e in particolare della frazione non recuperabile. Un adeguato piano di prevenzione dei rifiuti è la voce mancante del decreto Sblocca Italia e dello studio di REF ricerche.

Un adeguato piano di prevenzione dei rifiuti richiede:

  • incentivi alla produzione di imballaggi riciclabili e penalizzazioni a quelli non riciclabili;
  • incentivi al recupero di plastiche miste (plasmix);
  • incentivi alla raccolta differenziata di qualità, in particolare per la frazione organica del rifiuto urbano, oggi particolarmente penalizzata dal punto di vista economico, poiché i costi di trattamento sono superiori, in molti casi, a quelli del conferimento in discarica;
  • ecotassa per lo smaltimento di rifiuti, nel pieno rispetto della gerarchia comunitaria.

In questa ottica, art. 35 dello Sblocca Italia – indicato da REF ricerche come una panacea per “porre rimedio alla cronica carenza di capacità di smaltimento di larga parte del Paese” – non è un provvedimento condivisibile. Gli effetti delle azioni per la riduzione dei rifiuti sarebbero superiori, e promuoverebbero una riforma capillare e diffuse delle abitudini dei cittadini.

D’altra parte, l’applicazione dello Sblocca Italia, porterà gravi tensioni a livello territoriale, poiché la gestione dei rifiuti è un servizio municipale per sua natura. I flussi di rifiuti extra-regionali rischiano di rompere il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità (come rappresentato nelle proposte alternative degli amministratori dell’Emilia-Romagna).

Inoltre, non si può pensare di risolvere un’emergenza trasportando rifiuti da Calabria, Puglia, Lazio e Sicilia verso Lombardia ed Emilia-Romagna (dove sono concentrati i due terzi degli impianti a livello nazionale). La vera emergenza è la necessaria riduzione dei rifiuti non riciclabili in quelle Regioni (la percentuale di raccolta differenziata nel 2013 è stata pari al 13.4%, 14.7%, 22%, 26.5% in Sicilia, Calabria, Puglia e Lazio rispettivamente). Senza un’adeguata selezione e raccolta, i rifiuti indifferenziati prodotti in quelle Regioni non possono essere trattati in maniera efficiente negli inceneritori di Lombardia ed Emilia-Romagna.

Alberto Bellini, Assessore all’Ambiente del Comune di Forlì