La strada più lunga
Intorno alle otto di sera del 26 febbraio il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, in quel momento impegnato nella sede municipale per un consiglio comunale, posta sulla pagina facebook ufficiale del sindaco un messaggio in cui annuncia alla città che, nonostante la forte nevicata in corso, l’indomani le scuole sarebbero rimaste aperte.
Quello che accade nei minuti e nelle ore successive è quanto sempre più spesso capita sulle bacheche e i profili social di chiunque abbia una responsabilità pubblica o rappresenti un’istituzione. A Ravenna, più o meno negli stessi minuti, il collega Michele De Pascale prende la decisione opposta, annunciando la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Quello che non cambia è la violenza dei commenti sotto al post.
Partono gli insulti al sindaco Malpezzi. Viene deriso, offeso, neanche tanto velatamente minacciato. Il tutto condito da bestemmie e parole impronunciabili. Ma il sindaco non si fa intimidire e, pazientemente, legge gli oltre 900 commenti risalendo all’identità dei 25 più “riottosi”. A questo punto la storia si sarebbe potuta concludere nel modo più semplice e veloce: segnalazione alla polizia postale e querela per le persone coinvolte. Malpezzi invece scrive loro e li convoca in municipio. Li vuole ascoltare, e vuole essere ascoltato. Dà loro due settimane di tempo, pena l’avvio delle procedure di querela. “Davanti alla tastiera di un computer molte persone smettono gli abiti del buon senso e cominciano a distribuire sentenze e cattiverie, a prescindere– dice il sindaco in occasione di un incontro al Festival della Comunità Educante di Faenza -. Avevo il dovere di difendere non tanto l’uomo, quanto l’istituzione che rappresento in questo momento”.
Le persone, quasi tutti minorenni, si presentano in municipio e intavolano un confronto che non dimenticheranno facilmente e che li porterà, nelle prossime settimane, a riparare il dannofatto alla comunità restituendo alla città ore di volontariato in alcune strutture per disabili del territorio.
Il sindaco Malpezzi ci indica una strada ancora poco battuta, ma efficacissima. Ai cosiddetti haters non si risponde innalzando muri ancora più alti, ma gettando ponti, sforzandosi il più possibile di riannodare il filo di un dialogo interrotto. E’ la strada più lunga, è la scelta più paziente, la decisione più lungimirante.
E’ la politica, insomma. O come dovrebbe sempre essere.