La vera sfida green? È ripensare la produzione, non sostituire i materiali

L’appello della Ellen MacArthur Foundation

Nonostante esistano “differenze significative nella performance tra i firmatari, con alcuni che hanno fatto grandi passi avanti e altri che hanno mostrato poco o nessun progresso”, la Ellen MacArthur Foundation insieme all‘Unep, il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, sulla base di evidenze scientifiche sottoposte a un processo di peer review, lancia con l’occasione un appello di quattro punti alle aziende e ai governi.

Nell’introduzione si legge che “nonostante si riconosca che il solo impegno su base volontaria delle aziende non è sufficiente per arrivare a cambiamenti su larga scala chiediamo alle aziende: 1) di agire in modo deciso sulle tipologie di imballaggio ad oggi non riciclabili sulla base di una tabella di marcia credibile per rendere effettivo il riciclaggio, oppure innovare allontanandosi da queste applicazioni di imballaggio 2) di fissare obiettivi di riduzione ambiziosi”.

Ai Governi invece si chiede al punto 3 di approvare norme e misure atte a fornire finanziamenti dedicati e stabili nel tempo per le attività di avvio a riciclo degli imballaggi attraverso l’istituzione di sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr). Senza gli schemi di EPR che si reggono sui contributi economici dell’industria che utilizza imballaggi, il riciclaggio non può decollare su larga scala. Al punto 4 infine la Fondazione MacArthur chiede ai governi di creare attraverso l’Agenzia Onu per l’ambiente un quadro di azione globale basato sulla visione di un’economia circolare per le plastiche.

A quanto pare, però, una recente indagine di Changing Markets, membro del movimento Break Free From Plastic, ha rivelato che molti dei firmatari del Global Commitment stanno facendo pressioni per impedire che passino leggi che porterebbero a queste soluzioni di comprovata efficacia. In ogni caso, stando ad alcuni studi, anche se gli impegni in essere venissero rispettati dalle aziende, ciò farà ben poca differenza su quanta plastica finisce nell’ambiente. Se infatti tutti gli attuali impegni aziendali e governativi verranno pienamente attuati, in 20 anni il flusso di plastica negli oceani sarà ridotto solo del 7%.

In conclusione, la priorità resta quella di eliminare l’usa e getta e in ogni caso va tenuto conto che, nonostante sia preferibile alle varie opzioni di smaltimento, riciclare gli imballaggi non è la pratica più virtuosa che si possa mettere in campo. Non a caso, come abbiamo visto, sempre più realtà applicano strategie di prevenzione e riuso che comportano in molti casi un ripensamento del prodotto o dei modelli di produzione e commercializzazione, magari con il coinvolgimento degli altri attori della filiera di riferimento. Ma se parliamo di transizione non possiamo fare a meno di ridurre l’estrazione di materie prime e l’inquinamento che ne consegue riprogettando processi e prodotti.

 

CONTINUA A LEGGERE >>