Al via la richiesta di adesione alla Campagna “A Buon Rendere” agli Enti Locali: importanti città hanno già risposto

La campagna nazionale “A Buon Rendere – molto più di un vuoto”, volta all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (DRS) per il riciclo degli imballaggi monouso per bevande in Italia, riunisce già un ampio fronte di organizzazioni e si rivolge ora agli Enti Locali per chiederne l’adesione. Sono infatti proprio le comunità e i cittadini a trarre i maggiori benefici dall’implementazione del sistema.

La campagna nazionale “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” continua a raccogliere sostegno e interesse nella sua missione di introdurre un sistema di deposito cauzionale (DRS) per il riciclo degli imballaggi monouso per bevande in Italia; una misura che permetterebbe di superare le limitazioni del sistema attuale e di ridurre in modo significativo l’inquinamento, e lo spreco di risorse che ne deriva.

L’introduzione di un sistema cauzionale – che va ad integrarsi e completare i sistemi in essere di raccolta differenziata – ha dimostrato di potere apportare miglioramenti significativi alle prestazioni di raccolta e riciclo in tutti i paesi europei dove è stato introdotto. L’alto tasso di intercettazione degli imballaggi per bevande conseguibile grazie all’introduzione di un DRS contribuisce al quasi azzeramento di questi contenitori nel littering e nei cestini stradali, con evidenti benefici sui costi di gestione dei rifiuti per gli enti locali, come vedremo più avanti.

Dopo avere chiesto l’adesione alla campagna ai produttori e rivenditori di bevande – i due soggetti che insieme ai cittadini sono maggiormente coinvolti in un sistema di deposito cauzionale – ora la richiesta passa ai Comuni che hanno il compito di organizzare la raccolta dei rifiuti urbani, ivi inclusi i rifiuti abbandonati sulle strade e nei luoghi pubblici, che ne sostengono i costi.

La campagna invita i Comuni a considerarne attentamente l’adesione in modo da appoggiare concretamente quella necessaria transizione verso un sistema di gestione degli imballaggi per bevande più circolare che andrebbe a generare anche nuove opportunità economiche per i territori, ad esempio attraverso la creazione di posti di lavoro nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti.

Hanno aderito alla Campagna oltre a Torino Città Metropolitana le città di: Aosta, Bergamo, Milano, gli Assessorati all’Ambiente di Padova e Terni come capoluoghi di Provincia, e diverse cittadine minori che hanno inviato spontaneamente una manifestazione di interesse a seguito del lancio dell’iniziativa. Altre adesioni sono in fase di finalizzazione della delibera di adesione.

COME ADERIRE

Per aderire, i Comuni o le Città metropolitane possono inviare una mail a: redazione@buonrendere.it
per ricevere ulteriori informazioni e il modello di delibera per proporre l’adesione formale alla Campagna in Giunta. Il referente indicato dal Comune aderente riceverà così periodicamente gli aggiornamenti sul decorso dell’iniziativa e sull’evoluzione della normativa di riferimento.

Lo studio Costi e Benefici di un sistema cauzionale per l’Italia
Lo studio “Sistema di deposito cauzionale: quali vantaggi per l’Italia e il riciclo” commissionato ad una delle più autorevoli società di consulenza nel settore economico-ambientale, Eunomia Consulting, ha quantificato i benefici operativi, economici ed ambientali che l’introduzione di un DRS porterebbe in Italia. Tra questi, la possibilità di raggiungere gli obiettivi di raccolta per le bottiglie in PET per bevande (90% al 2029) e di contenuto riciclato della direttiva SUP (25% al 2025), già recepiti nell’ordinamento nazionale, garantendo una piena circolarità nel riciclo di questi contenitori. Attualmente il contenuto riciclato presente in media nelle bottiglie in PET immesse sul mercato italiano non arriva al 10% con ricorso prevalente all’importazione da paesi terzi. (1)

A questo proposito va rilevato che il mancato riciclo di una quota importante dell’immesso al consumo di queste bottiglie costa ogni anno al bilancio dello Stato circa 100 milioni di euro come quota della Plastic Tax europea (2) che l’Italia paga all’Unione Europea per gli imballaggi in plastica che non vengono riciclati; un costo che potremmo risparmiare intercettandone per il riciclo oltre l’90% dell’immesso al mercato.

Infatti l’introduzione di un DRS in Italia porterebbe a un aumento significativo della raccolta e del riciclo dei contenitori in PET per bevande: si passerebbe da una percentuale di avvio al riciclo del 61,5% (dato 2021 misurato a valle degli impianti di selezione) al 94,4%. Questo significherebbe anche un risparmio annuale di emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate di CO2eq.

Impatto di un DRS sui costi di raccolta, trasporto e trattamento dei contenitori per bevande

L’introduzione di un DRS avrebbe ripercussioni economiche non trascurabili anche sui costi di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani, ivi inclusi: i costi di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei rifiuti residui (che attualmente comprendono anche una quota di materiali che verrebbero intercettati dal DRS). La riduzione del littering e del conferimento dei rifiuti nei cestini stradali (legato alla somministrazione di bevande per il consumo “to-go”) contribuisce inoltre a ridurre ulteriormente i costi di gestione di tali frazioni. I cestini stradali, ad esempio, si riempirebbero meno velocemente, dato che i contenitori per bevande verrebbero restituiti nei punti di raccolta dedicati per effetto dell’incentivo economico legato alla cauzione, uscendo dal perimetro del servizio pubblico di raccolta organizzato e finanziato dai Comuni.

Lo studio, pur tenendo conto della rigidità strutturale di alcune voci di costi legate ai servizi di gestione dei rifiuti urbani, stima un risparmio per i Comuni pari ad almeno 30 milioni di euro per i soli costi di smaltimento e incenerimento dei contenitori per bevande (in PET, vetro e metallo) attualmente raccolti nei rifiuti indifferenziati che verrebbero intercettati mediante il DRS. Tale stima non considera nel risparmio di 30 milioni citato i benefici economici legati alla riduzione dei costi di pretrattamento del rifiuto indifferenziato negli impianti di trattamento meccanico-biologico (i cd. TMB) e assume, in maniera conservativa, che la riduzione dei rifiuti indifferenziati non incida sui costi complessivi di raccolta, trasporto e stoccaggio preliminare. Inoltre, nello studio si ipotizza una riduzione dei costi operativi della raccolta differenziata, con risparmi stimati pari a 17,5 milioni di euro per la plastica, 0,7 milioni di euro per i metalli e 23,9 milioni di euro per il vetro senza considerare i potenziali risparmi derivanti dalla riduzione dei rifiuti da raccolta differenziata da avviare ad impianti di selezione/cernita/prepulizia prima della loro valorizzazione sul mercato o tramite i sistemi collettivi.

Quanto costa la rimozione dei rifiuti da imballaggi per bevande dispersi?

L’introduzione di un DRS consentirebbe, infine, anche ridurre i costi legati alla raccolta e allo smaltimento del littering, risparmiando ai comuni centinaia di milioni di euro all’anno.

La stima relativa ai costi di gestione dei rifiuti abbandonati imputabili agli imballaggi monouso per bevande è stata effettuata a partire dallo studio condotto da Eunomia nel 2017, sugli impatti dell’introduzione di un DRS sui servizi di smaltimento dei rifiuti delle autorità locali in Inghilterra. Sulla base di interviste condotte con le autorità locali inglesi, Eunomia ha stimato infatti che il costo associato ai contenitori per bevande in vetro, metallo e plastica all’interno del littering ammonterebbe a circa 172 milioni di sterline all’anno. (3)

Una riduzione del volume di rifiuti che i Comuni devono gestire può quindi offrire l’opportunità di risparmiare sui costi aumentando l’efficienza e l’operatività del servizio di raccolta differenziata. Questi risparmi, sottolinea lo studio, non potranno essere realizzati ovunque e saranno più significativi quando si potranno ridurre gli intervalli di raccolta (o, più probabilmente, il numero e il volume dei veicoli), il che è più probabile che accada nei Comuni più grandi.

In ogni caso, qualsiasi aumento o diminuzione netta del costo unitario di gestione dei restanti rifiuti di imballaggio conferiti al sistema di raccolta differenziata, si legge nello studio Eunomia, dovrà comunque riflettersi in modifiche dei prezzi unitari pagati dai sistemi EPR, secondo quanto stabilito dalla Direttiva-Quadro sui rifiuti. Nel merito, Eunomia raccomanda di rivedere i criteri per la determinazione dei “costi efficienti” di raccolta, trasporto e cernita prima dell’introduzione di un DRS, in modo tale da tener conto delle variazioni attese nei costi unitari di gestione delle diverse frazioni di materiali di imballaggio ed evitare qualsiasi squilibrio temporaneo tra costi sostenuti dai comuni e proventi dalla valorizzazione dei materiali. Il nuovo accordo che sostituirà l’attuale accordo quadro ANCI-CONAI per la gestione dei rifiuti di imballaggio dovrà infatti garantire, secondo quanto previsto dalle nuove regole in materia di EPR, la copertura integrale (o, in deroga, almeno l’80%) dei “costi efficienti” sostenuti dai comuni per la raccolta, il trasporto e la cernita dei rifiuti di imballaggio conferiti in convenzione. Questa copertura dovrebbe rimanere invariata anche dopo l’introduzione di un DRS e, nel caso, essere oggetto di revisione ex-post, in modo tale da garantire il rispetto delle regole definite dal legislatore europeo e nazionale in materia di responsabilità estesa del produttore.

L’impatto di un DRS sui costi della TARI per i Comuni

Determinare l’impatto economico sui singoli Comuni derivante dall’introduzione di un sistema DRS è un esercizio complesso, considerati i molteplici fattori che influenzano i costi del servizio di gestione dei rifiuti a livello locale da coprire con la TARI (o la tariffa corrispettiva) da parte di cittadini, associazioni e imprese.
Tuttavia, va detto che le preoccupazioni relative al possibile aumento dei costi a carico dei Comuni a seguito dell’introduzione di un DRS, si focalizzano generalmente solo su un aspetto: la perdita economica derivante dalla riduzione dei corrispettivi erogati dai sistemi collettivi (o dei proventi da mercato) per il conferimento in convenzione dei rifiuti raccolti.

Una visione che, oltre a trascurare gli effetti positivi sulla riduzione dei costi sopra menzionati, non tiene conto di due aspetti di centrale importanza:
1. una parte consistente dei proventi da mercato e dei corrispettivi erogati dai sistemi collettivi per il conferimento in convenzione dei rifiuti di imballaggio da raccolta differenziata viene trattenuta dall’impresa affidataria del servizio di gestione dei rifiuti e non contribuisce pertanto a diminuire il costo del servizio per il Comune (e quindi per i contribuenti);
2. i corrispettivi economici riconosciuti dai sistemi collettivi – di cui il sistema Conai è il prevalente – coprono solo in parte i costi di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio: secondo una stima preliminare condotta da ARERA (DCO 214/2023/R/RIF), la copertura media su base nazionale e per tutte le tipologie di rifiuti di imballaggio è di circa il 42% (con variazioni territoriali che vanno da meno del 10% a oltre l’80%).

Vale la pena infine menzionare un ulteriore aspetto che non è stato analizzato dallo studio Eunomia ma risulta di estrema importanza ed attualità: il peso che il servizio di gestione dei rifiuti urbani ha sui bilanci comunali. Una recente stima condotta dall’economista Massimo Bordignon, vicepresidente dell’ Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (Ocpi) ha rilevato che sui Comuni italiani grava un buco da sette miliardi e mezzo, pari a un terzo dell’ultima manovra finanziaria nazionale, legato ai minori incassi dei due principali tributi – Imu e Tari – che con l’addizionale Irpef compongono il monte delle risorse per la spesa corrente. Gli enti locali come si legge su “Il Messaggero” non riescono a incassare il 40% della Tari, un “buco” da 3 miliardi di euro. Esperti in materia di tributi comunali confermano che per appianare il mancato gettito gli Enti Locali non possono fare altro che impegnare risorse del bilancio tagliando sui servizi, con il rischio, visto i tempi di riscossione, di incorrere in possibili dissesti finanziari.

Le esperienze dei DRS in Europa
L’analisi dei sistemi DRS europei arrivati con quest’anno ad interessare 16 Paesi Membri evidenzia inoltre la straordinaria efficacia dei sistemi di deposito cauzionale nella riduzione del littering, un fenomeno particolarmente diffuso anche in Italia che, oltre a gravare economicamente sui comuni e i cittadini, impatta negativamente sulla amenità dei luoghi, crea danno all‘industria del turismo e della pesca. Un esempio di successo che abbiamo voluto raccontare al pubblico italiano e ai decisori politici e aziendali attraverso il documentario “Chiudere il cerchio” prodotto dalla Campagna è il sistema di deposito della Slovacchia. Una pillola di pochi minuti è disponibile qui.

La Campagna “A Buon Rendere”

La Campagna, promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi raccoglie una vasta coalizione di soggetti provenienti dall’associazionismo, dalle autorità locali, aziende e semplici cittadini.

Lanciata nel marzo del 2022, l’iniziativa mirata a sensibilizzare cittadini, politici e industria sui molteplici vantaggi di un sistema di deposito cauzionale ha prodotto due sondaggi, presentato l’unico studio sui costi e benefici derivanti dall’introduzione del sistema in Italia disponibile per il pubblico, organizzato due convegni, partecipato a vari servizi televisivi tra i quali Presa Diretta e Report, sviluppato una webapp ABR Radar che permette, con il contributo dei cittadini, di conoscere quali sono le marche e i tipi di imballaggi per bevande che maggiormente sfuggono al riciclo in Italia.

Infine come ultima novità, ma non per importanza, la campagna ha prodotto un documentario, in fase di lancio, sul sistema di deposito slovacco : “Chiudere il cerchio” che racconta per un pubblico anche di non esperti come funziona un sistema cauzionale e come è stato possibile in due anni intercettare il 92% dei contenitori per bevande per un riciclo improntato alla massima circolarità in cui le bottiglie in plastica e le lattine divengono nuovi contenitori con un notevole risparmio di materie vergini. Il trailer è disponibile qui.

Ulteriori informazioni sulla campagna “A Buon Rendere” e sugli impatti del sistema di deposito cauzionale sono disponibili sul sito dell’iniziativa.

(1) Ad oggi, come rileva CONAI nel suo “Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio – Relazione generale consuntiva 2022”, il contenuto medio di R-PET nei CPL in PET alimentari nel 2022 è stato pari a circa l’8%, in calo rispetto all’anno precedente.

(2) Con l’entrata in vigore della Plastic Tax europea, il cui calcolo è basato sulla quantità di imballaggi in plastica non riciclati (800 euro/ton), 1.200 tonnellate di imballaggi in plastica non riciclati corrispondono a quasi un miliardo di euro (dai quali va sottratta una cifra forfettaria che per l’Italia ammonta a poco più di 184 milioni). Parliamo quindi di circa 800 milioni di euro che l’Italia deve versare nella casse europee nell’ambito del cd. “sistema delle risorse proprie dell’Unione” introdotto dalla Decisione 2020/2053 del Consiglio del 14 dicembre 2020.

(3) Vedi anche sul tema la scheda “Sistema di deposito cauzionale: diversi studi confermano ingenti
risparmi per le amministrazioni comunali”

 

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