Bormioli: un piccolo miglioramento per un grande segnale

Indicazione sul conferimento a fine vita
L’informazione sul giusto conferimento dei prodotti a fine vita verso i consumatori viene promossa a livello di direttive europee per il packaging, uno dei pochi settori che è coperto da un regime di EPR -Extended Producer Responsability. (1)
Anche se non sono ancora stati  istituiti dei regimi di EPR o “compliance scheme” per la maggior parte dei beni, i produttori di quei manufatti che vengono più spesso erroneamente conferiti nelle raccolte differenziate degli imballaggi, potrebbero adottare una semplice misura che aiuterebbe i cittadini e i comuni nella raccolta differenziata. 
Per rimanere al caso specifico del contenitore Frigoverre, uno degli errori più comuni da parte dei cittadini nel differenziare i rifiuti è quello di considerare i materiali invece dell’appartenenza alla categoria degli imballaggi o meno.

Avviene pertanto che il coperchio di plastica quando rotto venga conferito nella raccolta differenziata della plastica, così come il contenitore in vetro nella campana/bidone del vetro.

Perché non aggiungere sull’etichetta e nella scheda del prodotto presente sul sito/catalogo  l’indicazione sul giusto conferimento? “NO raccolta differenziata SI rifiuto secco indifferenziato”
Di fatto nonostante le campagne informative di Coreve o gli opuscoli forniti dai comuni,  i conferimenti errati anche di manufatti (non imballaggi)  in vetro, pyrex o ceramica, aumentano negli anni. I cittadini non sanno che questi errori di conferimento, a seconda delle percentuali in peso, presenti nelle partite di vetro differenziato,  possono determinare per i comuni l’azzeramento o importanti riduzione dei contributi da parte di Coreve (il consorzio Conai per il vetro). Meno contributi economici da Conai per la raccolta differenziata significa bollette rifiuti più alte per i contribuenti. 

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Sostenibilità e economia circolare si costruiscono insieme

Negli ultimi anni, in nome della sostenibilità le aziende stanno investendo nella riduzione degli impatti dei processi produttivi a livello di emissioni climalteranti così come del consumo energetico, di acqua, produzione di rifiuti, ecc. Tuttavia questi interventi, generalmente adottati per aumentare l’efficienza produttiva e ottenere risparmi sui costi costi fissi,  sono altamente insufficienti alla luce dei target di riduzione delle emissioni complessive di gas serra che l’Accordo di Parigi sul clima richiedono. In un pianeta in crisi di risorse e minacciato dal riscaldamento climatico il mondo industriale ha sostanzialmente due opzioni : continuare con il “business as usual” , tentando al massimo di “fare meno male” a qualche livello,  oppure cogliere la sfida dell’economia circolare e rigenerativa. Questa seconda opzione, che rappresenta l’unico modello economico a lungo termine ancora percorribile, offre vantaggi economici significativi come i diversi studi della Fondazione Ellen McArthur pubblicati negli anni dimostrano. Purtroppo questo modello economico che ha come premessa e punto di forza un approccio sistemico non può essere perseguito senza una stretta collaborazione tra tutti i soggetti che formano la catena del valore di uno specifico materiale o prodotto.

(1) I regimi di responsabilità estesa del produttore sono volti ad
assicurare che ai produttori di prodotti spetti la responsabilità
finanziaria o quella finanziaria e organizzativa della gestione della
fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto, incluse le
operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento
.

In Italia tale obbligo viene assolto dal Conai che per conto dei produttori corrisponde ai comuni un contributo economico che copre una parte di quanto i comuni spendono per finanziare la raccolta differenziata degli imballaggi.

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