Dopo l’abisso

L’ho vista arrivare, dalla mia spiaggia virtuale che apre e chiude al mondo, scrollando le dita. L’ho vista arrivare, l’onda alta dell’indignazione. Parole di disgusto, ribrezzo, rabbia. Emozioni che vibrano, vere, e rivivono dolori. Pelle di gallina pensando a madri, sorelle, figlie. Emozioni vere, che risplendono in cima all’onda indignata.

E la capisco, di pancia, l’urgenza apotropaica di parole, precise e nette come spade, che allontanino da me il male, rinchiudano il colpevole nel lazzaretto fuori dalla città dell’uomo e mi lascino tranquillo e riappacificato, a godermi il sole dell’innocenza. Ma poi l’onda emotiva si è ritratta, e ha rivelato, pelle di sabbia d’improvviso scoperta, la verità cruda ed esplicita.

Ad armare la mano che accoltella, strozza, squarta, siamo noi. Non (solo) noi maschi. Non (solo) noi adulti. Tutti noi. Perchè ogni azione aggressiva, violenta efferata di un essere umano è (anche) mia. E’ la parte di me, oscura, nascosta, abissale. E allora non mi basta più, l’indignazione.

Non mi bastano più le fiaccole, le marce, i proclami. Non mi bastano più le emozioni di massa che tranquillizzano il mio animo angosciato. Mi serve azione. Re-azione. Educ-azione. Serve alzarsi dalla sdraio della tranquillità autoscusante e scendere negli abissi. Della mia aggressività. Della mia Rabbia. Della mia Violenza.

Lo devo, e lo dobbiamo, ai nostri cuccioli di uomo. Nell’ultimo mese ho visto almeno 300 adolescenti con cui abbiamo parlato di sessualità. Attraversando, per alcuni attimi, le loro paure, i loro sogni, le loro speranze, le angosce che rendono pesanti i loro sonni. Te li raccontano, gli abissi che intuiscono dentro di sè. Cercano, assetati e novelli Diogene, adulti che li accompagni e scavino, in interiore homine, per riprendere in mano le proprie emozioni abissali. Sanno, più abituati di noi a mangiare pane&emozioni, che solo conoscendo l’abisso puoi sperare di conquistare le vette.

Servono percorsi educativi per fare pace profondamente con la nostra violenza. Servono comunità educanti che si prendano cura dei fallimenti. Che sono anche miei, ed hanno diritto di asilo, se voglio guarire anche io, profondamente e completamente. Serve investire tempo, risorse, energia, in educazione. Lo dobbiamo ai nostri e alle nostre adolescenti. Che ci guardano, dentro, e imparano.

Paolo Erba, sindaco di Malegno (BS)