Duecentocinquanta giorni dopo…
Non sono foto della Romagna, e non sono foto di oggi.Siamo a Cantiano (PU), e sono trascorsi 250 giorni.Succede così. L’acqua, il fango, ma anche la notizia e il cordoglio. Passano. A restare sono i lutti, la paura sotto pelle, i danni. Ad andarsene sono le tv, i giornalisti, le promesse della politica.Resta la folle burocrazia, l’area interna abbandonata, un borgo e la sua comunità che cercano nonostante tutto di guardare avanti, di ripartire.
Sapete quanti dei soldi stanziati sono arrivati effettivamente nelle casse comunali o nelle tasche dei cittadini che hanno perso la casa, un negozio, la propria attività e un pezzo di vita? ZERO ASSOLUTO. Dopo 250 giorni. NIENTE DI NIENTE.
L’unica cosa che resta è il rumore di fondo di certi omuncoli che danno la colpa di tutto agli ecoterroristi, come li chiamano loro, ai difensori delle nutrie e degli alberelli nel letto di un fiume. Come se non sapessero, questi signori, ciò che dice la scienza e cioè che dobbiamo radicalmente mutare atteggiamento, azioni e strategie per affrontare un cambiamento climatico di cui siamo la causa.
Senza sapere al dettaglio che in Italia, purtroppo, la cultura ambientalista non conta fondamentalmente un cazzo, a differenza di quanto accade nel resto d’Europa. E che non è affatto vero che le cose non si fanno per colpa di noi estremisti, ma che viceversa è per colpa delle cose fatte da loro negli ultimi 30 anni che ci troviamo oggi in questa situazione.Quindi, per favore, abbiate almeno la decenza di tacere.
Non fate promesse, abbassate il dito che ci state puntando contro. E agite, altrimenti tra 250 giorni saremo qui a pubblicare le foto della Romagna e a fare i conti con l’ennesima presa in giro.
(Foto di Toni Matteacci, da Cantiano)