I rifiuti, quando smettono di esserlo
Ecco come Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione Comuni Virtuosi, riprende nel suo blog un articolo apparso sull’ultimo numero de “L’Espresso” in edicola questa settimana. Dove si parla di rifiuti, di come fare a non considerarli tali…
30 mila ettari di parco pubblico. Una casa per il riuso. Un negozio che rimette in circolo gli oggetti. Un ristorante bio. 15 posti di lavoro fissi più una collaborazione periodica con una trentina di soggetti svantaggiati per la riparazione degli oggetti.
30 mila cittadini che, ogni anno, utilizzano il servizio comunale per ridurre la propria impronta ecologica e la mole di rifiuti indifferenziati.
Un investimento di 4 milioni di euro fatto nel 2007 dal Comune di Goteborg per la più grande isola ecologica d’Europa. E, da allora, un ritorno economico di un milione di euro derivante dalla vendita dei materiali riciclati.
Goteborg è una città di mezzo milione di abitanti. Non si trova sulla luna, ma in Svezia. Cose così, più in piccolo, esistono anche in Italia (uno per tutti il centro del riuso di Capannori – LU). Leggetevi il bel reportage di Pierpaolo Corradini nell’ultimo numero de “L’Espresso”.
Oggi tutti si affannano a parlare di economia circolare, che è il nuovo mantra che ha soppiantato il già famoso “rifiuti zero”. Convegni, pubblicazioni, dichiarazioni e impegni. Ma l’ecologia è un’idea diversa di società, è un pensiero che getta un’àncora al futuro. E’ ciò di cui dobbiamo occuparci ora, con ragionevolezza e lungimiranza. E con la giusta dose di tenacia.
Apriamo un centro del riuso in ogni città italiana. Si può fare, è già stato fatto. Conviene da un punto di vista economico ed occupazionale. Stimola l’orgoglio e l’empatia di comunità e toglie di mezzo gli obsoleti impianti di incenerimento. Ecco un impegno concreto che questo Governo del fare potrebbe prendersi subito per presentarsi alla conferenza di dicembre a Parigi con una dose di maggiore credibilità.