Il Comitato dell’industria all’attacco del regolamento europeo sugli imballaggi
Questa settimana hanno avuto luogo tre votazioni al Parlamento europeo sulla nuovo regolamento europeo sugli imballaggi PPWR (Packaging & Packaging Waste Regulation) che secondo l’European Environmental Bureau si prefiggono di favorire l’industria degli imballaggi usa e getta e minare le misure della proposta volte a ridurre i livelli ormai da record nella produzione di rifiuti.
Questa settimana si sono tenute al Parlamento europeo tre importanti votazioni sugli emendamenti alla proposta di Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio presso la Commissione (committee/comitato) per l’industria, la ricerca e la scienza (ITRE), la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) e la Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI).
Tutte e tre le commissioni hanno approvato gli emendamenti presentati dai relatori, che modificano in diversi punti il testo proposto dalla Commissione europea e prevalentemente sulla base di indicazioni espresse da alcune associazioni europee e nazionali nel caso dell’Italia. La relazione presentata alla commissione ITRE dalla dall’eurodeputata socialista italiana Patrizia Toia approvata con 58 voti a favore, 11 contrari e 3 astenuti, ha decimato le ambizioni in materia di riutilizzo e prevenzione dei rifiuti contenute nelle diverse previsioni, eliminando tutti gli obiettivi di riutilizzo per il settore HORECA (contenitori da asporto per alimenti e bevande) e tutti gli obiettivi di riutilizzo per il 2040 in tutti i settori ( commercio online, imballaggi industriali, bevande).
Sebbene alla guida del dossier rimanga la Commissione Ambiente ENVI che non andrà al voto prima di settembre, le tre relazioni gettano una luce inquietante sul percorso di questo dossier secondo il comunicato stampa “Industry Committee attempt to undermine new EU packaging law” diffuso ieri dall’European Environmental Bureau.
La relazione ha inoltre eliminato altre disposizioni chiave, come l’implementazione obbligatoria dei sistemi di deposito cauzionale per i contenitori di bevande e la maggior parte delle misure volte a contrastare gli imballaggi superflui. Il comitato di settore ha anche spostato la definizione di riciclabilità dagli atti delegati della Commissione all’organismo europeo di standardizzazione CEN, un organismo opaco guidato dall’industria che difficilmente contribuirà a eliminare tutti gli imballaggi non riciclabili al 2030
A causa della competenza condivisa con la commissione per l’ambiente su aspetti quali il riutilizzo e gli obiettivi di riempimento, il risultato dell’ITRE potrebbe mettere a rischio disposizioni chiave fino al voto in plenaria previsto per l’autunno 2023.
Allo stesso modo, l’eliminazione delle misure di prevenzione dei rifiuti renderà impossibile per gli Stati membri raggiungere gli obiettivi di prevenzione dei rifiuti inclusi nella proposta. Continuare a offrire deroghe, scappatoie e nessuna certezza giuridica al mercato degli imballaggi manterrà l’attuale traiettoria verso livelli sempre crescenti di rifiuti di imballaggio e comprometterà chiaramente l’obiettivo di rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili e riciclabili entro il 2030.
Le Ong avevano già allertato sul fatto che un’eccessiva flessibilità nella nuova legge sugli imballaggi rischiava di vedere ripetersi gli errori della direttiva attuale, consentendo ai produttori di imballaggi un approccio di “business as usual”.
Marco Musso, Senior Policy Officer dell’EEB (‘European Environmental Bureau ), ha dichiarato: “La commissione per l’ambiente e l’intero Parlamento devono respingere questo tentativo irresponsabile di difesa di pratiche di spreco che hanno portato a livelli record di rifiuti di imballaggio e di inquinamento. I decisori dovrebbero resistere alle pressioni dei gruppi di interesse e cogliere questa opportunità per promuovere politiche sugli imballaggi più sostenibili”.
Una votazione in seno alla commissione IMCO, conclusasi l’altro ieri, ha visto il progetto di relazione preparato dall’europarlamentare francese di destra Virginie Joron (ID) rovesciato da un testo di compromesso alternativo presentato da una coalizione di conservatori, socialisti, liberali e verdi.
L’esito della votazione ha offerto un barlume di speranza per una conferma del regolamento. Gli emendamenti alternativi includevano alcune disposizioni migliorate, come ad esempio requisiti più stringenti per i mercati di commercio online al fine di garantire una conformità tra i regimi di responsabilità estesa del produttore europei.
Modifiche al testo, di minore entità, sono state votate anche alla Commissione IMCO (relatrice Virginie Joron) e AGRI (Salvatore De Meo). Le relazione presentata da De Meo si è concentrata sulle disposizioni relative al settore alimentare con richieste di esenzioni per le misure di riutilizzo e di prevenzione dei rifiuti oltre che di cancellazione degli obiettivi di riutilizzo previsti per il 2040.
In precedenza, le associazioni che fanno capo all’EEB European Environmenta Bureau * ( partner internazionale della nostra campagna “A Buon Rendere -molto più di un vuoto) avevano allertato i ministri all’Agricoltura a non lasciarsi convincere dalla narrazione fuorviante sull’esistenza di una relazione causa ed effetto tra sicurezza alimentare e ricorso ad imballaggi monouso. Le evidenze in crescita dimostrano infatti che i livelli record nella produzione di imballaggi non hanno ridotto i numeri dello spreco alimentare.
Larissa Copello, responsabile delle politiche sugli imballaggio e il riuso di Zero Waste Europe, ha dichiarato: “L’esito del voto odierno contraddice gli impegni assunti dal Parlamento sull’economia circolare e sul Green Deal. Finora le politiche dell’UE si sono concentrate sulla gestione dei rifiuti piuttosto che sulla loro prevenzione e questo ci ha portato a una crescita dei rifiuti di imballaggio del 20% in 10 anni. La necessità di obiettivi ambiziosi di prevenzione e riutilizzo dei rifiuti è indiscutibile. È molto spiacevole che alcuni operatori del settore e i parlamentari europei non vedano l’opportunità che si cela dietro gli obiettivi di riutilizzo, che hanno un potenziale incredibile per i produttori di ottenere un’efficienza sia in termini di risorse che di costi per i loro imballaggi. Ci auguriamo che la commissione ENVI corregga la rotta e adotti un testo che colga l’opportunità del riutilizzo e della prevenzione dei rifiuti“.
L’industria dei produttori di bevande non condivide la bocciatura sul DRS
Anche UNESDA l’associazione europea dei produttori di bevande analcoliche ha diffuso un comunicato stampa sulla relazione della commissione del Parlamento europeo ITRE che esprime preoccupazione rispetto alla scelta fatta dalla commissione di emendare il testo dell’art. 44 che impone l’adozione di Sistemi Cauzionali obbligatori nei paesi che non raggiungono il 90% di intercettazione per bottiglie in plastica e lattine “Quando si parla di DRS, UNESDA è preoccupata per gli emendamenti adottati nelle commissioni ITRE e AGRI che renderebbero l’istituzione di un DRS una misura volontaria. Se vogliamo seriamente ridurre i rifiuti, migliorare la raccolta degli imballaggi per bevande e aumentare il contenuto riciclato degli imballaggi per bevande, questo non è accettabile. UNESDA invita pertanto i deputati della commissione ENVI a mantenere la proposta della Commissione, che risponde già alle preoccupazioni sollevate da alcuni grazie all’esenzione dall’obbligo di istituire un sistema cauzionale nel caso in cui sia possibile per un Paese Membro raggiungere un tasso di raccolta molto elevato attraverso il regime EPR tradizionale in vigore“.
Lettera agli eurodeputati e ai ministri dell’Ambiente per mettere in guardia dai tentativi “allarmanti” di indebolire la proposta PPWR
Qualche giorno fa Fondi di investimento internazionali hanno scritto ai parlamentari europei e ai ministri dell’Ambiente degli Stati membri affinché i responsabili politici dell’UE prendano “una posizione forte sulla riduzione dei rifiuti alla fonte nel regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR)” per aiutare le imprese a ridurre l’uso della plastica e anche per proteggere gli investitori dai rischi che l’esposizione all’inquinamento da plastica può causare.
La recente lettera chiarisce che il PPWR “rappresenta un’opportunità significativa per raggiungere questo obiettivo e, così facendo, fornire un contesto normativo in cui le aziende possano investire con fiducia in misure efficaci per ridurre il loro impatto ambientale e quindi gestire in modo appropriato i rischi finanziari a cui esse – e i loro investitori – sono esposte“.
Gli investitori firmatari hanno affermato che il rischio d’impresa legato alla plastica è una preoccupazione crescente, ma hanno notato i tentativi da parte delle imprese di annacquare la proposta del PPWR, in particolare gli obiettivi di riduzione e riutilizzo, sottolineando “l’accumularsi di studi e ricerche” che dimostrano che “l’intervento a valle è inutile se non si compiono sforzi sostanziali per prevenire la produzione di rifiuti alla fonte“.
Uno studio di InfluenceMap ha recentemente dimostrato che le attività di lobbying delle associazioni industriali sul PPWR sono già riuscite a indebolire notevolmente alcune misure. L’analisi di InfluenceMap ha preso in esame 20 aziende del settore dei prodotti di consumo, selezionate tra i rivenditori di generi alimentari e i settori dei beni di consumo in rapida evoluzione (FMCG) in Europa in base alla diffusione regionale e alla capitalizzazione di mercato, e dieci associazioni di settore di cui le 20 aziende valutate fanno parte. L’analisi può essere scaricata qui.
Fonti : -comunicato stampa “Industry Committee attempt to undermine new EU packaging law” diffuso oggi dall’European Environmental Bureau.
–Comunicato stampa diffuso da UNESDA l’associazione europea dei produttori di bevande analcoliche sempre sulla relazione della commissione del Parlamento europeo per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE),
*L’EEB è la più grande rete ambientalista di organizzazioni e cittadini in Europa. Attualmente è composta da oltre 180 organizzazioni associate in 40 Paesi, tra cui un numero crescente di movimenti e network, e rappresenta circa 30 milioni di cittadini tra membri e sostenitori.