Il Deposito Cauzionale al centro del dibattito pubblico è un’ottima notizia, nonostante tutto

Non si può dire che il tema imballaggi, insieme a quello del deposito cauzionale, non sia stato di attualità nelle ultime settimane arrivando per la prima volta su quotidiani mainstream, testate economiche e in qualche edizione dei TG.

Articolo pubblicato precedentemente su Polimerica.it
Cominciamo dalla notizia meno recente classificabile come good news che è stata la pubblicazione del rapporto Target 90% della piattaforma Reloop e del correlato documento di posizionamento per una maggiore circolarità degli imballaggi per bevande, sottoscritto da un’ampia coalizione che rappresenta produttori europei di bevande, fornitori di materiali e tecnologie per il packaging, riciclatori, ONG ed enti pubblici.
La Coalizione sottolinea l’importanza di fissare un obiettivo del 90% di raccolta selettiva finalizzata al riciclo entro il 2029 per gli imballaggi per bevande in plastica, vetro e in lattina, e di adottare sistemi di deposito cauzionale (DRS) ben disegnati negli Stati membri ove i tassi di raccolta non riescono a raggiungere tali obiettivi. A questo proposito diventa essenziale per la Coalizione sviluppare a livello europeo dei requisiti minimi a cui fare riferimento nella progettazione di ogni nuovo DRS, a garantire alti tassi di raccolta per un riciclo closed loop ( bottle to bottle e can to can). Tra i firmatari di spicco ci sono le principali associazioni di categoria europee del mondo delle bevande come Unesda Soft Drink Europe, NMWA (Natural Mineral Waters Association) e AJIN produttori succhi di frutta.
Nonostante l’UE abbia alcune delle migliori norme al mondo in materia di rifiuti – si legge nel comunicato stampa – le stime ci dicono che un terzo dei contenitori di bevande sia sfuggito al riciclo nell’anno in corso per un totale di 830.000 tonnellate di plastica, 140.000 ton di alluminio 9 milioni di ton di vetro per un valore di quasi 900 milioni di euro. Francia, Italia, Polonia e Spagna sono i Paesi che hanno più da guadagnare perché insieme rappresentano il 60% di tale spreco.
I paesi che hanno in essere un deposito cauzionale hanno già raggiunto il 90% di raccolta o sono vicinissimi nel conseguirlo. mentre 18 Stati dell’UE, che rappresentano il 45% della popolazione europea, adotteranno il sistema DRS entro il 2026.
La modellizzazione di calcolo adottata da Reloop stima che se tutti i paesi EU27 adottassero un DRS con tassi di raccolta del 90% dal 2022 al 2029 si renderebbero disponibili per il riciclo nel 2030 altri 170 miliardi di contenitori per bevande che garantirebbero tassi di riciclaggio e di contenuto riciclato più elevati negli imballaggi riducendo significativamente la domanda di materie vergini.

Di questi 170 miliardi di contenitori tra bottiglie in plastica, vetro e lattine, le bottiglie in PET valgono 92 miliardi di unità che corrisponde a 2,1 ton di PET che possono diventare materia prima seconda con un valore economico pari a 1,3 miliardi di euro.

Questa convergenza di interessi e visione tra soggetti industriali, istituzioni e ONG nel sostenere concretamente obiettivi ambiziosi per una maggiore circolarità del packaging a livello europeo è, indubbiamente, un’ottima notizia. Sino a che punto però il dibattito europeo è allineato con quello nazionale? Non molto da quello che si è avuto modo di sentire da rappresentanti di Assobibe, Conai, Corepla, e Mineracqua lo scorso luglio durante un workshop organizzato in diretta streaming dal parlamentare Aldo Penna. L’evento è stato la prima occasione pubblica in cui i referenti delle organizzazioni citate hanno espresso il proprio punto di vista e posizionamento rispetto all’introduzione di un Deposito Cauzionale in Italia. Con alcune minime sfumature i presidenti di Conai e Corepla si sono dichiarati contro, e così Assobibe nella persona del suo presidente. Sostanzialmente a favore di un DRS si è espresso invece il presidente di Mineracqua Fontana, purché gestito e finanziato dall’industria delle bevande e della GDO in un modello di “return to retail” . Qui gli interventi.

TANTO RUMORE PER NULLA?

Qualche settimana fa è trapelata una bozza della proposta di revisione della Direttiva UE sugli Imballaggi ed i Rifiuti da Imballaggio, Direttiva che secondo la proposta verrebbe trasformata in Regolamento (in sigla, PPWR, Packaging and Packaging Waste Regulation) che la Commissione europea si appresta a presentare a fine mese( era prevista per il luglio scorso) nell’ambito di un più ampio pacchetto sull’economia circolare. Il fatto che si tratti di un atto legislativo vincolante, che impedisce ai Paesi Membri i margini di manovra delle direttive, ha provocato un’accesa reazione da parte di Confindustria a cui si sono uniti altri soggetti come Federdistribuzione, il Conai, l’industria del packaging e delle diverse materie prime da imballaggio, e persino la Cisl. Anche il neo ministro all’Ambiente ha sposato immediatamente la causa dichiarando in più occasioni che l’Italia avrebbe detto no al Regolamento.

Secondo Stefan Pan, delegato di Confindustria per l’Europa in un’intervista al Sole 24 Ore dichiara che sarebbero oltre 700mila le aziende che rischiano di essere travolte dalla proposta di regolamento che ha “un’approccio ideologico e gela la strategia del riciclo degli imballaggi per puntare sul riutilizzo“. Un cambio di strategia che “colpisce il sistema Paese che proprio nell’industria del riciclo ha un primato europeo“.

Proprio per evitare prese di posizione da tifoseria da stadio vediamo quali sono le previsioni che hanno suscitato maggiore contrarietà contenute in un testo di quasi 200 pagine più annessi. Un testo troppo lungo e complicato per i non addetti ai lavori, che dubito pochi avranno letto con attenzione e che anche Polimerica.it ha passato in rassegna . Nel frattempo è trapelata ieri una seconda bozza della proposta di regolamento contro la quale si scaglia nuovamente il Sole 24Ore nell’articolo: Imballaggi, primo dietrofront europeo sui target di riuso. La Commissione Ue taglia al 20%la quota di packaging che dal 2030 dovrà essere riutilizzata. Nel confrontare i nuovi target di riuso per i vari imballaggi e settori, drasticamente ridimensionati rispetto alla prima versione di regolamento trapelata, la giornalista si dimentica il settore degli imballaggi per bevande, quello maggiormente al centro della protesta. Un settore che ha ora un target di riuso ridotto dal 20% al 10% ( al 2030) e dal 75% al 25% (2040).

Mentre a livello europeo sono gli obiettivi di riuso per i contenitori di bevande ad agitare le notti insonni dei produttori di bevande e del mondo del packaging (anche se le preoccupazioni non sempre coincidono) in Italia il pericolo da scongiurare sembra più essere il DRS, oltre al fatto che il regolamento non permette più recepimenti “creativi”. La proposta di regolamento ( in sigla PPWR ) prevede infatti all’articolo 61 una sua introduzione obbligatoria – inizialmente prevista al 2028 e ora slittata al 2029 – che interessa bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari, fino a 3 litri (con esclusione di latte e derivati, vino ed alcolici) e con la sola possibilità di esenzione da tale misura per i Paesi che mostrino di potere regolarmente conseguire il 90% di raccolta di tali contenitori.

Il Conai ha annunciato l’11 novembre scorso di avere mandato una nota alle istituzioni sulla proposta di Regolamento UE che sostanzialmente dice che per l’Italia il deposito cauzionale costituisce una duplicazione inutile di costi economici ed ambientali: andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi in tutto, alle raccolte differenziate tradizionali. Infatti, spiega il Consorzio nella nota, esiste già “un circuito efficace di raccolta differenziata e valorizzazione degli imballaggi” e che distribuire capillarmente sul territorio nazionale circa 100.000 RVM (Reverse Vending Machine) comporta “ un investimento iniziale di circa 2,3 miliardi di euro” a cui si dovrebbero aggiungere “un investimento compreso tra 500 milioni e 1 miliardo di euro”. per mettere su l’infrastruttura del sistema che avrebbe “un costo di gestione di circa 350 milioni di euro all’anno”.

Risposte a domande frequenti sui sistemi di deposito

Per semplificare e rendere comprensibile il dibattito, anche a chi non conosce i Sistemi Cauzionali per bevande ( tema che può essere approfondito sul sito della campagna “A Buon Rendere -molto più di un vuoto” ) proviamo ad usare lo strumento delle FAQ per rispondere alle principali obiezioni lette in questi giorni.

continua nella seconda pagina

 

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