La memoria corta del Governo dei sindaci

Corte dei conti: in 8 anni 40 miliardi di tagli agli enti locali. Quali sono stati i risultati di questa maxi-cura pluriennale? In sintesi, il crollo degli investimenti e il boom di tasse e anticipazioni di liquidità, nel tentativo di abbassare la febbre delle casse.

Ma il debito pubblico è comunque aumentato. Così come nessuno ha fermato l’emorragia delle grandi opere, o le folli spese militari. Si è chiesto (meglio, preteso) alle comunità locali di caricarsi di responsabilità altrui. Ovvio, ci sono stati e ci sono comuni che buttano risorse per fare cose inutili, non è mai giusto generalizzare in un senso o nell’altro. Però è altrettanto ovvio che questi comuni (e le loro classi dirigenti) di solito vengono salvati da uno Stato centrale con un commissario prefettizio e denaro fresco per risanare buchi di bilancio che sarebbe più opportuno definire voragini.

Mentre, per tutti gli altri, vige la regola ferrea del patto di stabilità, dei tagli dei trasferimenti, del blocco assunzioni, della burocrazia di leggi, regolamenti e norme che si sommano e mutano ad ogni cambio di governo (o di umore…). E in tutta questa incertezza amministrativa si naviga a vista, approvando bilanci preventivi a metà anno, senza sapere con esattezza su quali risorse si potrà contare. Come si fa a programmare il futuro annaspando in un presente sempre più complicato da gestire?

Questo “Governo di sindaci” deve soffrire di amnesia, o forse più semplicemente ha la memoria corta. Le comunità locali sono sotto attacco, da ormai troppo tempo. Sarebbe ora di organizzare una controffensiva, con tutti quelli che la pensano così, ed elaborare una strategia comune che riporti al centro del dibattito le tante periferie d’Italia.