Una pianta di nome Volpe

Riproponiamo qui l’intervento del nostro coordinatore nazionale, Marco Boschini, letto in occasione della Cerimonia di inaugurazione del Bosco della Memoria dello scorso 18 marzo al Parco della Trucca a Bergamo, in concomitanza con la Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid-19.

Il Bosco della Memoria è un monumento che respira, voluto dall’Associazione Comuni Virtuosi e dal Comune di Bergamo.

Buongiorno a tutte e tutti,

saluto e ringrazio a nome mio e dell’Associazione Comuni Virtuosi, oggi rappresentata oltre a me dalla Presidentessa Elena Carletti e dai consiglieri Gianluca Fioretti e Dario Pezzoni, le autorità qui presenti.

Mi piace ricordare la posa del primo albero che facemmo nel 2021, alla presenza dell’allora Premier Mario Draghi. Era un tiglio donato dal piccolo comune virtuoso di Biccari – FG, a testimonianza della vicinanza che tutta l’Italia sentiva e sente per questo territorio così duramente colpito durante la prima ondata pandemica.

Prima di leggere la piccola storia di Britta Teckentrup, “L’albero dei ricordi”, mi preme ringraziare alcune persone. Il sindaco Giorgio Gori e l’Assessora Marzia Marchesi, che hanno accolto fin da subito la nostra idea arricchendola di contenuti e sensibilità. Con loro ringrazio la Giunta, Francesco Alleva, Cristiana Barca, Guglielmo Baggi e tutti i tecnici del Comune di Bergamo che hanno seguito il progetto dalla sua ideazione alle fasi conclusive della realizzazione. Ringrazio l’Architetto Paola Cavallini e il Direttore del Podere Stuard di Parma Roberto Reggiani, che sono stati l’anima progettuale di questa cosa che inauguriamo oggi. E ringrazio voi, i famigliari delle vittime, gli animatori di associazioni, gruppi sportivi e comitati, e poi ancora i commercianti, gli imprenditori, gli amministratori locali, tutte le centinaia di persone che in questi anni hanno prima donato poi portato pazienza per arrivare fino a qui. Abbiamo voluto ricordare le persone che non ci sono più con gli alberi e con quello che abbiamo chiamato il Nastro della Memoria, contenente i nomi delle donne e degli uomini che il Covid ha strappato ai propri affetti. Se per dimenticanza o errore nostro non doveste trovare il nome che ci avete consegnato sappiate che ci sarà modo di integrare l’opera nelle prossime settimane. Vi invito a tal proposito a scriverci da lunedì prossimo alla mail dell’Associazione, porremo rimedio all’eventuale mancanza.

E ora, il racconto.

C’era una volta una volpe che viveva nel bosco insieme a tutti gli altri animali.

Volpe aveva avuto una vita lunga e felice, ma ormai era molto stanca.

Piano piano raggiunse il suo posto preferito nella radura. Diede un ultimo sguardo all’amato bosco e si sdraiò a terra.

Volpe chiuse gli occhi, tirò un lungo sospiro e si addormentò per sempre.

Intorno a Volpe tutto era immobile e tranquillo. Con delicatezza, la neve cominciò a cadere e la ricoprì d’una soffice coltre.

Gli amici di Volpe cominciarono ad arrivare nella radura alla spicciolata. Per primi vennero Scoiattolo e Faina, poi Orsa, Cervo e Uccello e, alla fine, Coniglio e Sorcio giunsero insieme agli altri: le si sedettero tutti attorno.

Ciascuno di loro aveva voluto molto bene a Volpe. E lei era stata gentile e affettuosa con tutti. Nessuno riusciva a immaginare la vita nel bosco senza di lei. Gli animali rimasero seduti a lungo in silenzio.

Gufo fu il primo a prendere la parola. Con un sorriso pieno di affetto, disse: “Mi ricordo di quando io e Volpe eravamo molto giovani. Ogni autunno facevamo a gara per vedere chi riusciva ad acchiappare al volo più foglie morte”. Anche gli altri animali ricordarono la scena e sorrisero. Uno alla volta rievocarono i loro aneddoti preferiti. Il calore di Volpe aveva toccato la vita di tutti gli animali del bosco e ora quel ricordo li fece sorridere.

Mentre gli animali parlavano tra loro, una piantina arancione cominciò a spuntare dalla neve che si era accumulata proprio dove giaceva Volpe. All’inizio era piccola e delicata, ma poi la pianta crebbe, s’irrobustì e diventò più bella man mano che le storie venivano raccontate. E, al mattino, la piantina era ormai diventato un alberello. Gli animali lo videro e si resero conto che Volpe faceva ancora parte di loro.

Nel corso dei giorni, delle settimane e dei mesi che seguirono, gli animali ricordarono molte altre storie su Volpe. Il peso nei loro cuori si alleggerì. Più ripensavano a lei, più l’albero cresceva e si faceva bello, finché diventò l’albero più alto del bosco. Un albero fatto di ricordi e pieno di amore.
L’albero di Volpe era ormai abbastanza grande e robusto da offrire riparo a tutti gli animali. Fremeva sempre di vita. Gli uccelli costruirono i nidi tra le foglie e Gufo allevò i suoi nipotini su quei rami. Scoiattolo ricavò una comoda tana nel tronco e Orsa, Cervo e Coniglio dormivano alla sua ombra. L’albero dava forza a tutti quelli che avevano amato Volpe.

E così Volpe continuò a vivere nei loro cuori per sempre.

Ecco, una delle idee che abbiamo aggiunto in corsa al progetto sono le sedie verdi che vedrete sparse per il bosco. Ma come, qualcuno ci ha fatto notare, ve le ruberanno e in poco tempo sarete punto e a capo. Io invece penso che queste sedie saranno custodite dalla sacralità di questo luogo, tanto più vivo quanto saremo in grado, giorno per giorno, di custodirlo, frequentandolo. Accudendo i nostri alberi con la forza delle parole e dei ricordi, come hanno fatto gli animali del bosco con l’amata Volpe.

RASSEGNA STAMPA 18 MARZO

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