Le analisi merceologiche? Poco rappresentative e statisticamente discutibili
Continuano le nostre interviste in vista del rinnovo dell’accordo quadro Anci- Conai. Oggi ne parliamo con Marco Ravagnani, Presidente di Assosele.
Vent’anni dal recepimento della direttiva Europea sugli imballaggi, dall’approvazione del Decreto Ronchi e dalla nascita Conai. Qual è la valutazione generale di questo ventennio?
Possiamo dividere i primi vent’anni di Conai in due parti distinte. La prima è stata senza dubbio positiva: ha consentito di sviluppare in maniera organica la raccolta differenziata in tutta Italia, contribuendo di fatto alla creazione e allo sviluppo del comparto della selezione e del riciclo. La seconda, meno positiva nella quale emergono tutti i limiti di un sistema non in grado di evolvere anticipando, o almeno seguendo, le trasformazioni indotte dalla norma, prodotte dal settore industriale e dalla modifica dei consumi.
Sono convinto però che oggi ci siano ancora le condizioni per lavorare su un modello evolutivo che consenta di colmare il ritardo accumulato negli ultimi anni rilanciando il sistema consortile, probabilmente anche attraverso una maggiore apertura al mercato, senza che questo pregiudichi la centralità del sistema.
Nel 2019 scadrà l’attuale accordo quadro Anci-Conai, il 2018 sarà l’anno delle trattative. Quale sarà il ruolo del comparto della selezione nelle trattative per il prossimo?
Nel 2019, ci troveremo di fronte al traguardo di una tappa importante, la scadenza del quarto quinquennio di accordi sulle raccolte differenziate. Volumi irrisori di partenza, si sono trasformati negli anni in centinaia di migliaia di tonnellate e sulla plastica nello specifico, questo accordo segnerà il superamento del milione di tonnellate, già alla fine di quest’anno.
Si continua però a parlare di “trattative”, a mio avviso utilizzando impropriamente un termine che per il suo significato si porta dietro le aspettative di molti che poi puntualmente si dichiarano scontenti. La legge prevede il riconoscimento ai comuni dei maggiori oneri di questo si deve parlare, ipotizzare che ogni cinque anni ci siano negoziati tali da stravolgere gli ordini di grandezza, mi sembra sbagliato e forviante per tutti.
Essendo già stabilito a monte l’obiettivo che deve essere soddisfatto, e lo era anche nei precedenti accordi, ipotizzo che gli attuali contributi siano il frutto di uno studio condiviso (anci-conai) sui maggiori oneri e che quanto oggi erogato, rispecchi pienamente questa condizione; motivo per il quale credo sia più corretto parlare di revisione dei contributi.
Detto ciò, crediamo che il confronto fra le parti debba servire a migliorare quelle che sono le criticità emerse nell’ultimo accordo anche se, probabilmente discusse e già risolte dai comitati preposti. Se così fosse ipotizziamo che si possa velocemente arrivare alla definizione di un nuovo accordo quadro senza necessariamente ricorrere alle proroghe che generano solo incertezza nel comparto industriale dei recuperatori.
Il nostro rammarico di sempre è quello di non poter dare un contributo diretto in quanto, come spesso abbiamo evidenziato, non siamo direttamente chiamati alla discussione al tavolo. Eppure il ruolo del comparto che rappresentiamo, è un ruolo imprescindibile per il successivo avvio a riciclo, per soddisfare quelli che sono gli obiettivi comuni di ANCI e Corepla. Infatti ponendoci come collettori della raccolta differenziata della plastica, da una parte garantiamo il pubblico servizio, dall’altra attraverso la selezione rendiamo “servibile” parte di quel rifiuto che diversamente, nonostante tutta l’attenzione che i cittadini possono adottare, non sarebbe possibile avviare a riciclo.
È un peccato che non si voglia utilizzare il know-how e l’esperienza maturata dal comparto in quasi vent’anni di rapporti con il sistema consortile, anche perché le regole disciplinate dalle parti all’interno dell’accordo quadro impattano poi direttamente sulle nostre aziende. Auspichiamo che i tempi siano maturi e che in questo rinnovo ci sia il coinvolgimento diretto dei selezionatori.
Uno dei punti critici del sistema Conai, spesso sottolineato da attori diversi, è quello della mancata terzietà e trasparenza nei controlli di qualità dei materiali raccolti. Assosele ha commissionato uno studio all’Università della Campania, dal quale si evince che il sistema di campionamento alla base dei controlli mostrerebbe più di una falla tecnica. Cosa significa? Se confermato, quali sarebbero le conseguenze patite dai Comuni in questi anni?
Riteniamo che sia doveroso distinguere un aspetto determinante: esistono due analisi differenti. Quelle sul materiale in ingresso ai Centri di Selezione (CSS) – sulle quali si stabiliscono i corrispettivi di raccolta riconosciuti ai Comuni – e quelle di controllo sui flussi selezionati in uscita dai CSS per verificare la corrispondenza alle specifiche tecniche contrattualmente pattuite. È sicuramente giusto, come da più parti richiamato, e come previsto all’interno dell’Accordo Quadro, che le prime siano svolte da soggetti terzi e indipendenti. Nel secondo caso riteniamo invece che il soggetto che controlla possa anche essere di parte ed incaricato direttamente dal Consorzio, pur dovendo eseguire le attività secondo procedure e criteri oggettivi, in modo univoco su tutti i CSS del territorio nazionale.
Venendo invece allo studio, vorrei precisare innanzitutto che non è il primo che Assosele commissiona sul tema della rappresentatività delle analisi merceologiche: già nel 2007 avevamo dato incarico di redigerne uno al professor Torelli del dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Trieste e al professor Francesco Paoli dell’Università di Padova (“Valutazione e critica delle procedure statistiche utilizzate per la determinazione delle frazioni estranee”). Così come vorrei altresì sottolineare che quest’ultimo, commissionato alla professoressa Verde dell’Università della Campania non è un lavoro per evidenziare le criticità legate al pagamento della raccolta, bensì un approfondimento relativo alla rappresentatività che le stesse analisi merceologiche effettivamente rivestono rispetto al totale dei volumi conferiti al sistema consortile. È evidente che debba essere identificato un metodo per pagare i contributi di raccolta e se questo metodo è condiviso dalle parti (Anci e Corepla), benché basato su dati statistici discutibili, come dimostrato dallo studio della Professoressa Verde, fondamentalmente non è nostro compito esprimere valutazioni nel merito. Purché le risultanze di queste analisi non incidano direttamente sul conto economico dei nostri associati, come è accaduto nel caso dei bilanci di materia.
È inaccettabile che un modello tanto discusso, che ha evidenziato importanti criticità tanto da prevedere per l’evoluzione dello stesso addirittura la definizione di due diversi sub allegati (mai sottoscritti), venga utilizzato all’interno del contratto di selezione per determinare le discrepanze tra gli ingressi e le uscite di imballaggi da un determinato CSS, con conseguenti penalità in caso di sforamenti oltre il limite di franchigia prevista.
Non è compito di Assosele, né avremmo i dati necessari per farlo, esprimere una valutazione di quelle che sono state le “conseguenze patite” o gli eventuali vantaggi ottenuti dai Comuni. Si tratta comunque di un accordo tra le parti, che ipotizziamo condiviso dalle stesse. Anci ha dimostrato, questa volta, grande interesse per l’argomento e ha chiesto di approfondire i contenuti dello studio.
Nei mesi passati abbiamo letto di difficoltà da parte dei centri di selezione in Italia. Alcuni di essi hanno momentaneamente bloccato l’ingresso di materiali. Cosa sta succedendo? Quali sono le difficoltà che investono il settore?
Va innanzitutto premesso che i nostri impianti effettuano di fatto un conto-lavoro, non avendo mai la proprietà dei materiali. E che funzionano come dei contenitori: per essere riempiti necessitano di essere prima svuotati. Situazioni contingenti di mercato, assieme ad una ridotta capacità di ricezione dei rifiuti da parte degli inceneritori, hanno determinato il sovraccarico degli stoccaggi con conseguenti disagi che in alcuni territori hanno portato ad un rallentamento nei ritiri della raccolta già pre-selezionata presso i Centri Comprensoriali (CC). Non mi risulta però che ci siano stati disagi legati ai conferimenti provenienti direttamente dalla raccolta con blocchi o rallentamenti della stessa. La situazione oggi è solo provvisoriamente migliorata grazie anche al ricorso alle discariche e ad una stagionalità che ci porta a dover gestire flussi meno corposi. In realtà però strutturalmente la situazione non è cambiata in quanto a mio avviso oggi c’è in generale, a livello Paese, una capacità di produzione di rifiuti superiore alla capacità di trattamento.
Una delle critiche più comuni al sistema Conai è quella di non aver saputo rinnovarsi nel corso degli anni. Il comparto della selezione è riuscito a tenersi al passo con i tempi?
Ritengo di sì. Gli impianti di selezione hanno sostenuto ingenti investimenti per ammodernamento e per far fronte alla selezione di nuovi prodotti, secondo le indicazioni fornite dal Consorzio. Riteniamo che l’industria di Selezione italiana non sia seconda a nessuno in Europa, né per la tecnologia installata, né per la capacità di trattamento. Assosele ed i suoi associati non rivestono oggi in Italia un ruolo decisionale. Contribuiscono al rinnovamento con il solo apporto tecnologico, in funzione delle richieste del Consorzio. Dobbiamo sottolineare che troppo spesso siamo utilizzati come start-up per provare a selezionare nuovi prodotti il cui mercato è tutto da costruire e non garantito.