Lettera aperta di un imprenditore del riciclo ai cittadini

Premessa
Con la nostra iniziativa “ Per un nuovo accordo Anci Conai “ abbiamo evidenziato quali fossero gli aspetti dell’accordo in scadenza che penalizzano i Comuni e il raggiungimento di migliori standard qualitativi (oltre che quantitativi) della raccolta differenziata RD attraverso la pubblicazione di uno specifico Dossier.
L’ Associazione Comuni Virtuosi ha collaborato con la Commissione Ambiente dell’Anci affinchè alcune delle proposte contenute nel Dossier – che riteneva di vitale importanza per il futuro della raccolta differenziata in Italia – potessero arrivare al tavolo delle trattative con il Conai.
Tali proposte sono finalizzate ad aumentare le risorse economiche a sostegno della raccolta degli imballaggi che i Comuni ricevono dal Conai (ma che coprono meno di un  terzo di quanto i comuni spendano) e a rimuovere altri ostacoli che hanno  determinato una gestione poco trasparente di alcuni passaggi del ciclo di gestione dei materiali da imballaggio dal momento della raccolta differenziata in poi.
La necessità di raggiungere i tassi di riciclo di materia al 50% e la gestione dei rifiuti come risorse che ci chiede l’Europa,  nonché l’urgenza di fare partire la green economy per il comparto del riciclo,  richiedono misure urgenti a sostegno degli Enti locali e dell’economia dei territori.
Un recente studio elaborato per la Commissione Europea stima che la piena attuazione della legislazione UE sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, aumenterebbe di 42 miliardi di euro il fatturato annuo dell’industria della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e creerebbe oltre 400 000 posti di lavoro entro il 2020. Purtroppo il ddl contenente una serie di misure ambientali appena approvato dal Consiglio dei ministri, e presentato dal ministro Andrea Orlando come  “un primo passo” per i settori della green economy dell’economia italiana, non contiene le risposte che servirebbero per una transizione italiana verso una società del riciclo e dell’uso efficiente delle risorse.
Mentre Governi lungimiranti come quello francese o della Scozia stanno puntando sull’economia circolare per una prevenzione dei rifiuti ed una loro gestione eco efficiente ( per affrontare al contempo il riscaldamento climatico) noi siamo al censimento degli inceneritori …
Vi sottoponiamo la denuncia del proprietario di Aliplast, un’azienda che ricicla il 10% della plastica riciclata in Italia, in una lettera aperta apparsa ieri a pagamento sul Sole 24 ore, che rivela la situazione in cui versa il suo settore.

Caro Cittadino, è bene che tu sappia (parte prima):
… ho fondato e dirigo un’azienda che oggi occupa più di 400 persone con il suo indotto, senza mai aver beneficiato di finanziamenti pubblici, che crea dai rifiuti un volume d’affari in Italia di quasi 100 Milioni di Euro l’anno e produce anche in questo momento valore aggiunto da ciò che altri considerano solo un costo, magari facendolo pagare alla collettività. La mia azienda ricicla – in Italia – più del 10% di tutta la plastica riciclata nel nostro Paese. Questo permette di far risparmiare ogni anno più di 120.000 tonnellate di emissioni di CO2 rispetto a quanto avverrebbe con produzioni realizzate in materie plastiche vergini. Non basta, questa attività utilizza buona parte del materiale plastico riciclato per produrre gli stessi imballaggi plastici che ha raccolto e riciclato; alla fine della loro vita li raccoglie e ricicla nuovamente. E’ presa quale esempio di “circular economy” da numerose aziende estere che tentano di imitare questo modello.
Sono orgoglioso di essere italiano ma non posso ulteriormente sopportare, anche come imprenditore, quello che vedo accadere; in estrema sintesi:
• Subisco un costo energetico praticamente doppio rispetto ai miei competitor esteri. Il Governo concede sgravi per le imprese energivore ma… si “dimentica” del comparto del riciclo delle materie plastiche che permette enormi risparmi di emissioni CO2 e savings energetici rispetto alla produzione di plastiche vergini;
• Davanti a modelli virtuosi dal punto di vista ambientale che fanno anche risparmiare il cittadino, il nostro Paese continua a preferire e supportare sistemi monopolistici per la gestione dei rifiuti da imballaggio che, tra l’altro, chiedono un sacco di denaro ai cittadini senza dimostrare di raggiungere i minimi risultati richiesti dalla legge, annichilendo iniziative quali la mia. Nei Paesi evoluti, invece, viene incentivata e sostenuta l’apertura del mercato a molteplici operatori messi tra loro in concorrenza con regole paritarie;
• Vedo che la Commissione Europea sta discutendo come creare nuovi posti di lavoro e benefici ambientali attraverso l’aumento drastico degli obiettivi di riciclo, mentre in Italia stiamo ancora chiedendoci come fare a costruire nuovi termovalorizzatori e/o aumentare una raccolta differenziata di rifiuti plastici che non tiene però conto del loro effettivo recupero, anzi togliendo l’opportunità ai pochi volenterosi di fare impresa nel nostro Paese, cioè di creare occupazione e realtà innovative, e sempre a spese del cittadino!
E’ per il mio orgoglio di essere italiano che ho ingaggiato, nell’interesse non solo mio, una battaglia chiedendo che queste cose cambino, ma concretamente e velocemente, per non essere costretto a trasferire la mia attività all’estero.
Vi terrò informati
Roberto Alibardi – Aliplast s.p.a.
L’articolo Il disagio dei riciclatori  è apparso su Polimerica.it
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