Lunga vita ai pannolini
Nell’articolo di Veronica Ulivieri la storia, tutta italiana, di un’eccellenza che stenta a decollare, causa l’ottusa burocrazia di istituzioni che giocano al rimpallo delle responsabilità.
Potrebbe togliere da discariche e inceneritori 10mila tonnellate all’anno di pannolini, uno dei prodotti in assoluto più difficili da riciclare, risparmiando anche 400 kg di emissioni di Co2 ogni mille kg trattati. Ma l’impianto per il riciclo dei prodotti assorbenti costruito in provincia di Treviso dall’azienda Fater (di proprietà del gruppo Angelini e della multinazionale Procter&Gamble) e dal consorzio di gestione dei rifiuti Contarina, nonostante il taglio del nastro ufficiale del 25 ottobre 2017, al momento rimarrà fermo. Mentre la Cina ha chiuso le frontiere alla plastica da riciclare straniera e i polimeri rigenerati soffrono la concorrenza di quelli vergini, non sono tempi facili per iniziative ambiziose di questo tipo. Anche se, spiega il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani, in questo caso “la colpa è della Regione che ha sbagliato l’autorizzazione e dopo un anno e mezzo non corregge i suoi errori. La situazione potrebbe essere sbloccata anche con un decreto del ministero, che però non arriva”. La responsabilità è degli “organismi ministeriali che non stanno dando nessun tipo di risposta né di comunicazione”, ribattono dagli uffici regionali, mentre il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Barbara Degani, da parte sua, in visita allo stabilimento appena inaugurato ha assicurato che il provvedimento arriverà presto.
DAI PANNOLINI NUOVA CELLULOSA, PLASTICA E SOSTANZA ASSORBENTE
A Spresiano, profondo nord est tutto villette ordinate e capannoni, la tecnologia è pronta. Dopo dieci anni di test, un contributo europeo da 1,5 milioni di euro e un primo macchinario pilota più piccolo, infatti, l’impianto ha finalmente visto la luce. “Tutto è cominciato nel 2008, l’anno in cui le immagini delle strade di Napoli invase dalla spazzatura hanno fatto il giro del mondo. Il mio capo di allora mi chiamò e mi disse: dobbiamo prenderci la responsabilità dei nostri rifiuti e trasformare i pannolini da problema in vantaggio competitivo”, racconta oggi, con 108 brevetti depositati alle spalle, il responsabile Ricerca e sviluppo di Fater Marcello Somma, “padre” dell’impianto. “Per ogni tonnellata di prodotti assorbenti, si ottengono 300 kg di materia a cui dare una seconda vita. Di questa, la metà è cellulosa con cui si possono produrre carta, ma anche tessuti in viscosa o lettiere per animali. Un 25% è invece costituito da plastiche miste di polietilene e polipropilene, utilizzabili per realizzare mollette, tappi di bottiglie di detersivi, cestini, piccole componenti. Il restante 25% è invece il polimero che rende assorbenti i pannolini: rigenerato, può essere usato per ricavarne barriere contro le esondazioni e prodotti per il settore florovivaistico”. E altre ricerche sono in corso: “Stiamo lavorando per riuscire ad estrarre sostanze preziose dalle acque reflue, come fosforo e urea che potrebbero essere usati in agricoltura. Con la cellulosa, invece, si potrebbero realizzare confezioni in bioplastica per i nostri prodotti assorbenti”.
Alla base di tutto c’è la raccolta differenziata di pannolini e pannolini, che nel bacino di Contarina nel trevigiano (220mila utenze per mezzo milione di abitanti) va avanti già da qualche anno. “Nella nostra area la differenziata è all’85%. Della parte residua, un terzo era costituito proprio da questi rifiuti prima impossibili da riciclare. L’impianto è in grado di soddisfare il fabbisogno di circa un milione di persone, ed è pronto a ricevere anche gli assorbenti provenienti dal resto della provincia, che in totale fa 880mila abitanti”, spiega il presidente di Contarina Franco Zanata. “O si va davvero verso l’economia circolare, o non riusciamo a invertire la rotta dei cambiamenti climatici. Per fare questo serve la responsabilità dei produttori di rifiuti, delle comunità e della politica: e questo qui avviene grazie a un progetto unico al mondo”, ha detto dopo il taglio del nastro il responsabile Rifiuti dell’Anci Ivan Stomeo.
GLI OSTACOLI DELLA POLITICA
In attesa che la politica faccia il suo corso, Fater ha già avviato contatti con altre aziende di gestione dei rifiuti per costruire stabilimenti come questo altrove, sud compreso. E mentre sul mercato di questi tempi la plastica riciclata soffre la concorrenza di quella vergine e il protezionismo cinese imposto da pochi mesi fa aumentare in Europa l’offerta di materiali rigenerati, a complicare il quadro c’è anche un inghippo giuridico: “I materiali che escono dal processo di rigenerazione dei pannolini vengono classificati come rifiuti e non come sottoprodotti. Questa differenza giuridica mette in difficoltà le aziende che dovrebbero comprare quei materiali per usarli nei loro cicli produttivi. Queste imprese infatti, in molti casi, non sono autorizzate a trattare rifiuti”, spiega il direttore generale di Legambiente Ciafani. Una classificazione contenuta nell’autorizzazione regionale e non chiarita a livello nazionale: “La Regione dovrebbe correggerla. Un’altra soluzione potrebbe essere il decreto ministeriale sul così detto end of waste, che dovrebbe stabilire una volta per tutte quando un materiale smette di essere rifiuto: lo attendiamo da molto tempo, ma ancora non è arrivato”. Ma davvero sarebbe proprio impossibile al momento lavorare? “Se l’impianto partisse, presto si riempirebbero i magazzini di materiale non facile da vendere per un quadro normativo poco chiaro”. E mentre il sottosegretario Degani ha cercato di rassicurare tutti che la misura ministeriale arriverà, per il Veneto la responsabilità è tutta degli enti del governo centrale: “La Regione ha chiesto formalmente a gennaio all’Istituto superiore di sanità di esprimere un parere sulla sicurezza sanitaria del prodotto che deriva dal recupero dei pannolini. Nonostante le sollecitazioni fino ad oggi non è arrivata nessuna risposta”, mentre “il ministero dell’Ambiente avrebbe in previsione la convocazione di un apposito tavolo tecnico in vista di un decreto ministeriale per dichiarare il prodotto come non rifiuto e solo in quel contesto l’Iss esprimerà il proprio parere”.
Fonte: La Stampa Tuttogreen