Quattro milioni di tonnellate

Esiste una normativa nazionale (figlia di quella europea) che fissa obiettivi di raccolta differenziata ben precisi. Entro il 2012 si doveva superare a livello nazionale quota 65%. I dati Ispra 2016 danno la media nazionale al 52%. Solo quattro Regioni (Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto) rispettano i limiti imposti. Molise, Puglia, Basilicata e Calabria sono sotto il 40%, la Sicilia addirittura al 15%.

Rispettare la norma significherebbero circa 4.000.000 di tonnellate in meno da mandare a smaltimento.

Ma facendo la raccolta differenziata per bene i risultati raggiungibili sono molto superiori al 65%, anche in città densamente abitate e con un’urbanistica complicata. Lo dimostrano Trento e Parma (entrambe in zona 80%), giusto per fare i primi esempi che mi passano per la mente.
Così come è evidente che le zone in cui sono maggiormente diffuse la raccolta porta a porta e la tariffazione puntuale (nord-est e Lombardia) sono quelle con le migliori performances ambientali.

A me gli inceneritori non piacciono, non è un mistero. Ma non sono contrario a priori. non è un problema ideologico. Il reale problema è il loro dimensionamento. Dimensionare sulle necessità odierne la capacità di incenerimento significa impedire nel futuro alle zone di Italia meno virtuose di raggiungere gli obiettivi di legge.

E allora, invece di pensare ad aumentare il numero degli inceneritori, si pensi a rispettare le norme nazionali ed Europee, diminuendo la quantità di rifiuti da smaltire e rispettando la “gerarchia dei rifiuti” stabilita nella Direttiva quadro 2008/98/CE.

Avanti con la raccolta differenziata. Avanti col porta a porta. Avanti con la tariffazione puntuale.

Di Sergio Capelli – Esper.it