“Recuperare bottiglie e lattine con il Deposito Cauzionale aiuta l’economia e l’ambiente”

I dati emersi dal primo convegno organizzato a Roma lo scorso 7 giugno dalla campagna “A Buon Rendere – Molto più di un vuoto”

In questi giorni molti Paesi, inclusa l’Italia, fanno i conti con una drammatica carenza di materie prime e perfino di bottiglie di vetro per birra e altre bevande. Dall’altra parte abbiamo, solo nel nostro Paese 7 miliardi di contenitori per bevande che ogni anno sfuggono al riciclo. Un paradosso che con un efficiente sistema di deposito su cauzione si potrebbe trasformare in un’opportunità economica e al tempo stesso in un grande passo avanti nella tutela dell’ambiente. Ecco perché chiediamo che il ministero della Transizione ecologica emani il decreto attuativo della norma che introduce questo sistema anche nel nostro Paese. L’83% dei cittadini italiani sono favorevoli a questa soluzione, come risulta da un sondaggio che abbiamo commissionato recentemente”. Così Enzo Favoino, responsabile scientifico della campagna “A Buon Rendere – Molto più di un vuoto” esprime in sintesi il senso del primo convegno nazionale dedicato al sistema di Deposito su Cauzione per imballaggi monouso per bevande, organizzato lo scorso 7 giugno a Roma proprio dalle realtà che animano la campagna, un vasto fronte di Ong coordinato dall’associazione Comuni Virtuosi.

Dal convegno, intitolato “Allineare l’Italia alle esperienze europee per massimizzare la circolarità delle risorse”, è emerso come in Europa ci siano già 13 Paesi coperti da un Sistema Cauzionale (in inglese DRS, Deposit Return System), di cui tre – Slovacchia, Lettonia, e Malta – saranno operativi entro l’anno. Altri 10 Paesi hanno definito il quadro normativo e/o predisposto una data di entrata in vigore del sistema entro i prossimi 3 anni.

Moderati da Raffaele Lupoli, direttore editoriale di EconomiaCircolare.com, relatori nazionali e internazionali si sono alternati a fornire il quadro delle direttive europee che puntano ad una maggiore circolarità nell’uso delle risorse, e delle specificità dei DRS di maggiore successo adottati in altri Paesi europei. “Il convegno ha registrato la partecipazione attiva dei diversi portatori di interesse che giocano un ruolo nell’implementazione di un DRS” spiega Silvia Ricci, coordinatrice della Campagna. “Si tratta di soggetti che nel nostro Paese raramente dialogano tra loro. Eppure, a vedere i casi studio degli altri paesi la condivisione di informazioni e dati, così come il confronto tra le diverse visioni e posizioni, rappresentano una prima imprescindibile fase del percorso partecipativo necessario a mettere a punto un Sistema Cauzionale efficace”.

Il convegno ha rappresentato anche l’occasione per analizzare il contesto normativo europeo in cui si colloca l’adozione di un DRS. “La nuova direttiva quadro prevede che la responsabilità estesa del produttore vada a coprire i costi integrali di gestione a fine vita degli imballaggi” chiarisce Enzo Favoino. “Questo deve includere anche la rimozione del cosiddetto littering, cioè la dispersione di materiali negli spazi pubblici, un costo elevato finora posto a carico delle pubbliche amministrazioni, quindi della comunità. Questo costo adesso deve essere posto in carico ai produttori degli imballaggi, secondo il meccanismo della responsabilità estesa del produttore, e ci sono ampie evidenze che il modo per fare questo nella maniera più efficace, al minor costo possibile, è proprio l’introduzione un Deposito Cauzionale”.

Duccio Bianchi, fondatore dell’istituto Ambiente Italia, ha evidenziato nella sua relazione che anche il settore degli imballaggi deve contribuire al raggiungimento della neutralità climatica, obbiettivo giuridicamente vincolante per la UE. Soprattutto se si considera che l’estrazione e la produzione di materia e prodotti sono fattori chiave che pesano per oltre il 50% della CO2eq emessa su scala globale e che il consumo di imballaggi continua a crescere (+11% EU27, +8% Italia) e in particolare degli imballaggi plastici (+17% EU27, +11% Italia). Gli aumenti dei tassi di riciclo non hanno sinora compensato la crescita dei consumi e il rifiuto residuo continua a crescere in particolare per gli imballaggi.

Clarissa Morawski, fondatrice e AD di Reloop Platform (partner internazionale della campagna) si è soffermata sui requisiti da prendere in considerazione per progettare un sistema di DRS efficace e sul perché anche l’Italia, e Roma come città ad alta vocazione turistica, avrebbero bisogno di tale sistema. Una percentuale variabile dal 25 al 40% (rispetto all’immesso al consumo) degli imballaggi per bevande, infatti, viene consumato fuori casa finendo nel rifiuto indifferenziato. Inoltre “una media del 14-40% dei rifiuti abbandonati sono contenitori per bevande e il 75-90% dei 10 rifiuti da imballaggio maggiormente rinvenuti nell’ambiente marino sono contenitori per bevande”. Nella parte conclusiva del suo intervento Morawski ha passato in rassegna i “falsi miti” che vengono generalmente diffusi nei vari paesi per ritardare i processi decisionali che portano all’emanazione di un progetto di legge. Per citarne solamente qualcuno ci sono gli effetti negativi a livello economico per gli Enti Locali (ipotizzando che sottraendo alle raccolte differenziate domiciliari imballaggi di materiali nobili come quelli per bevande gli Enti locali vedrebbero ridotti i contributi che ricevono e non i costi), oppure a carico dei produttori come l’aumento del contributo ambientale EPR che i produttori pagano per i materiali da imballaggio che immettono al consumo (in Italia ai consorzi Conai sulla base del peso), oppure l’effetto di contrazione dei consumi di bevande che un DRS potrebbe avere anche sul lungo periodo. Molto temuto quest’ultimo dai produttori di bevande. Tutte tesi che Clarissa Morawsky ha rispedito al mittente come si può vedere dalla videoregistrazione dell’evento presente nella sezione Video del sito.

Testimonianze dal DRS svedese e lituano

I responsabili di due operatori che gestiscono due DRS europei di successo a gestione centralizzata e no profit, come lo svedese Returnpack-Pantamera e il lituano USAD, totalmente finanziato e operato dai produttori di bevande, dai retailer e loro associazioni, hanno sciorinato numeri e risultati da “best in class”.
Bengt Lagerman, AD del longevo sistema svedese attivo dal 1984, ha posto l’accenno sul mantenimento delle ottime performance di intercettazione del loro sistema, che investe risorse in un continuo miglioramento dei processi, ma anche nella comunicazione. “Con la nostra comunicazione puntiamo ad influenzare i comportamenti, a semplificare e rendere più accessibili i sistemi di riciclo e continuare a ispirare, e ringraziare tutti coloro che partecipano rendendo possibile il riciclo dei materiali”.
Gintaras Varnas Direttore generale di USAD ha raccontato come la Lituania, grazie al Sistema Cauzionale adottato nel 2016, è passata da tassi da raccolta intorno al 33% per le bottiglie in PET ad avere superato da tempo l’obiettivo EU di raccolta del 90% al 2029, con il 99% dei lituani che ritiene necessario il Sistema Cauzionale. Un sondaggio dello scorso anno ha rilevato un indice di soddisfazione del 94% della popolazione, con l’84% che afferma che attraverso il DRS ha iniziato a praticare la raccolta differenziata anche per gli altri materiali con maggiore impegno e responsabilità.

Prospettive per l’Italia
Infine i parlamentari presenti in sala hanno ribadito nella terza sessione dell’evento il loro impegno affinché l’agenda politica prosegua speditamente. Stesso impegno e grande motivazione è stata espressa dai rappresentanti della coalizione “A Buon Rendere” che si confrontano a vari livelli con la problematica del littering.

Come ha raccontato nel suo intervento la giornalista Chiara De Luca, autrice del recente servizio di Report del 16 maggio sulla crisi di approvvigionamento del vetro cavo, è paradossale che manchi un materiale che potrebbe essere tutto recuperato con un Sistema Cauzionale, invece che finire smaltito con il rifiuto residuo. «In particolare nella fase attuale, l’aumento dei prezzi delle materie prime, la crescente competizione sul mercato globale delle stesse e l’impennata dei costi dell’energia incidono negativamente sulla filiera del packaging. Questo determina problemi crescenti nell’impiego di materie prime, cui il DRS darebbe una risposta solida e largamente sperimentata in Europa», conclude Enzo Favoino.

 

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