Sicilia altro che Ponte: rifiuti e siccità le vere emergenze

Continua in Sicilia l’esportazione dei rifiuti a peso d’oro sognando i termovalorizzatori di ultima generazione ed ignorando ogni possibilità di attuazione di misure di prevenzione e riduzione dei rifiuti. Dopo la Danimarca e Olanda le ultime mete sono la Finlandia e la Turchia.

La chiusura della discarica di Lentini e degli ormai quasi saturi altri impianti siciliani sta spingendo l assessorato ai Rifiuti ad intensificare le spedizioni di rifiuti indifferenziati all’estero con costi extra salatassimi che rischiano di lievitare ancora.

DESTINAZIONE FINLANDIA

Firmato il decreto che permette di spedire in Finlandia per un anno e fino al prossimo 30 giugno
90.000 tonnellate di scarti indifferenziati prodotti soprattutto nella Sicilia orientale che avrebbero dovuto essere conferiti a Lentini, nella discarica della Sicula Trasporti.
L’assessorato regionale ai Rifiuti prevede che dalla Sicilia partano prossimamente almeno 3.000 spedizioni di immondizia indifferenziata prodotta da circa 150 Comuni siciliani, per lo più della Sicilia orientale ma anche del Trapanese, Agrigentino e Palermitano.
Nel 2023 la meta preferita per i rifiuti prodotti da mezza Sicilia era stato il termovalorizzatore vicino a Copenaghen mentre precedentemente le spedizioni avevano preso la strada di altri paesi tra i quali Olanda, Bulgaria, Grecia, Spagna.

Se lo smaltimento in Sicilia costava fra i 200 e i 250 euro, il costo del trasferimento in Danimarca era arrivato sino a 400 euro a tonnellata. Un costo insostenibile per i Comuni che il mese scorso avevano ricevuto 50 milioni stanziati dal governo nella Finanziaria bis approvata a giugno, proprio per coprire il costo extra dovuto alle spedizioni negli anni 2022 e 2023. Tuttavia, Paolo Amenta presidente di Anci Sicilia, intervistato da La Repubblica di Palermo ha dichiarato che questo stanziamento è già stato «bruciato» in quanto la cifra andrebbe a coprire solamente i costi extra sostenuti fra il 2022 e la prima metà del 2023. Resterebbe un altro altro anno di spedizioni non ancora rimborsato con uscite di cassa che i sindaci devono inserire nei piani finanziari dei Comuni con probabili aumenti della Tari. L’Anci ha pubblicato un dossier che confronta i prezzi dello smaltimento nelle varie regioni d Italia. «In Sicilia – spiega il presidente Anci – il costo medio è 380 euro a tonnellata, tre volte in più della media nazionale. Un chilo di rifiuti costa 0,38 euro mentre un chilo di arance 0,20 euro. Abbiamo presentato un ricorso all Antitrust».

Anche per il vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola la spedizione dei rifiuti in Finlandia che Schifani aveva indicato come una soluzione, desta parecchia preoccupazione « Basta fare due conti per capire che stiamo parlando di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche. Con le stesse cifre una amministrazione coscienziosa avrebbe offerto strategie lungimiranti per accompagnare le due grandi città siciliane, Catania e Palermo, a ridurre il quantitativo di raccolta non differenziata. Invece a quanto apprendiamo la musica non cambia, lo avevamo visto già con Musumeci, continuiamo a vederlo con Schifani».

LA FINLANDIA DA ESPORTATORE AD IMPORTATORE DI SPAZZATURA

Grazie ai nostri guai le aziende finlandesi produttrici di energia, come si può leggere in questo articolo, hanno trovato il modo di sopperire alla mancanza di combustibile da bruciare nei propri impianti. Lo scoppio della guerra in Ucraina aveva infatti causato da un giorno all’altro lo stop alle importazioni di grandi quantità di combustibile proveniente dagli scarti dell’industria del legno ucraina. Per sopperire alla mancanza di combustibile la Finlandia ha scelto di correre ai ripari importando rifiuti dall’estero a coprire un quarto del suo bisogno.

Containers contenenti balle di rifiuti avvolte in sottile plastica bianca arrivano regolarmente in Finlandia per essere trasportate a Vantaa e Kotka dove vengono bruciati negli inceneritori che forniscono elettricità e calore ai finlandesi.


La Gemifin, azienda norvegese specializzata nelle spedizioni internazionali di rifiuti, che nel 2011 aveva iniziato ad esportare rifiuti dalla Finlandia verso altri Paesi, ora è diventata il maggiore importatore di combustibili derivati dai rifiuti, tra cui la spazzatura italiana. La capacità di incenerimento dei rifiuti è stata poi aumentata notevolmente in Finlandia negli ultimi anni alimentando la domanda di combustibile. Mentre nel 2022 le importazioni totali di rifiuti ammontavano a circa 150.000 tonnellate, oggi le importazioni dei soli rifiuti per usi combustibili hanno raggiunto quasi  le180.000 tonnellate e la Gemifin è pronta a importare fino a 200.000 tonnellate di combustibili nei prossimi anni.
Si tratta di un cambiamento evidente: per la prima volta i rifiuti importati hanno superato quelli esportati”, afferma Hannele Nikander, ispettore capo dell’Istituto finlandese per l’ambiente.

La Commissione europea intanto ha lanciato più di un avvertimento alla Finlandia per aver bruciato troppo e riciclare ancora troppo poco, soprattutto nel caso della plastica.

DESTINAZIONE TURCHIA

Come hanno riportato diversi media lo scorso 7 agosto un ultimo decreto firmato due giorni prima ha autorizzato un’altra spedizione di rifiuti indifferenziati con destinazione Turchia per 5.733 tonnellate di rifiuti per un anno, fino al 30 giugno 2025. I rifiuti raggiungeranno via mare l’impianto di smaltimento di Aliaga-Izmir nella provincia di Smirne stoccati in 201 containers a bordo di sei navi della marina militare e di un sommergibile che salperanno dalla base militare navale di Augusta, in provincia di Siracusa.

IL PARADOSSO DEL PAESE “ECCELLENZA DEL RICICLO”

Quello che appare paradossale per un paese come l’Italia che si profila come l’eccellenza del riciclo in Europa è questa situazione di eterna emergenza rifiuti che non riguarda solamente la Sicilia: dalla situazione della Capitale, alla Campania con le sue Ecoballe ancora non smaltite oggetto di una procedura di infrazione europea che, secondo la Corte dei Conti (relazione annuale 2023) è costata fin qui da sola più di 300 milioni di euro in sanzioni sul totale di 700 milioni di euro (al 2022) riferite alle infrazioni tuttora in corso in materia di discariche abusive, acque reflue e cattiva gestione dei rifiuti in Campania. Altre due nuove procedure d’infrazione si sono aggiunte recentemente per il mancato raggiungimento del 50% di riciclo dei rifiuti urbani e per la mancata raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Appare inoltre paradossale che in situazioni di emergenza rifiuti – sia nel caso di città che regioni – non sia mai stato affrontato il tema di dotarsi di un piano straordinario di emergenza che metta come priorità la prevenzione e la riduzione dei rifiuti, andando ad agire sui flussi più importanti.

Quando manca l’acqua si deve per forza procedere ad un razionamento ma nel caso dei rifiuti nessuna autorità locale ha mai pensato seriamente ad adottare un piano ad hoc sul breve e lungo termine preceduto da analisi merceologiche sui flussi di rifiuti prodotti e potenziale di riduzione previsti da adottare con l’ausilio di delibere comunali e di misure incentivanti per le attività che non producono rifiuti.

La regione Emilia Romagna, mosca bianca, ha messo a disposizione di Comuni, Unioni di Comuni, Province e Città Metropolitana di Bologna anche per il 2024 un bando ATERSIR per la riduzione dei rifiuti 2024 con una dotazione complessiva di oltre 2 mln di euro.

UN SISTEMA DI DEPOSITO CAUZIONALE E’ QUANTO MAI URGENTE

Un sistema di deposito cauzionale (Deposit Return System – DRS) serve urgentemente all’Italia che spreca ogni anno oltre 7 miliardi di contenitori in inceneritori, discariche e abbandonati in natura. Esportare all’estero balle di rifiuti che contengono anche imballaggi per bevande che potrebbero essere trasformati in nuovi contenitori – generando valore per l’industria italiana del riciclo – , è un danno ambientale ed economico che l’industria delle bevande ha il dovere morale di fermare, chiedendo al Governo di aprire un tavolo di concertazione con tutti i soggetti che verrebbero coinvolti da un DRS.

Ad oggi sono state diffuse argomentazioni contro un sistema di deposito costruite ad arte per difendere lo status quo di un sistema di gestione degli imballaggi che trae profitto da una produzione in crescita di rifiuti e che penalizza i Comuni e i cittadini che ne pagano i maggiori costi di gestione.

 

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