La terza via

Viviamo un grande conflitto: da una parte sviluppo economico, lavoro e progresso, dall’altra decrescita, ambiente e natura. L’etica pubblica rimane incerta sulla via da intraprendere e incerti sono i limiti da fissare al benessere individuale e alle diseguaglianze.

Il primo percorso è l’unica “bussola” della maggioranza politica, culturale ed economica del paese e porta ad azioni quali: nuove discariche, uso di centrali a carbone. Strade-cemento-idrocarburi sono gli unici valori da tutelare e difendere per promuovere occupazione e benessere.

Il secondo percorso non è socialmente desiderabile (Alex Langer) e diventa, inconsapevolmente, un ostacolo a ogni azione strutturale di cambiamento.

Esiste una terza via? Questo è la riflessione che ho portato di fronte al Ministro Galletti e al Presidente Bonaccini, domenica scorsa a Faenza, al Museo Internazionale delle Ceramiche per condividere analisi, idee e soluzione per perseguire economia circolare e un futuro rinnovabile e il 16 gennaio alla Scuola di Altra amministrazione promossa dai comuni virtuosi a San Lazzaro di Savena. La terza via – una necessità per superare la grave crisi ambientale, climatica, economica e sociale – prevede:
— la condivisione di obiettivi strategici ambiziosi e radicalmente diversi dal paradigma attuale entro il 2030-2050: economia circolare, divieto di uso di mobilità basata su combustibili fossili, produzione di energia 100% rinnovabile, zero consumo di suolo;
— una transizione sostenibile attraverso politiche fiscali che sostengano la riduzione degli impatti ambientali: incentivi a chi riduce consumi energetici e impatti ambientali, penalizzazioni a chi produce emissioni;
— un’architettura istituzionale che restituisca sovranità territoriale alla comunità locali, il vero presidio per i beni comuni. Le comunità locali con una forte identità comune, sono interessate a non distruggere e a tutelare le risorse che usano e sentono proprie (Elinor Ostrom).

Prof. Alberto Bellini, Direttivo Associazione Comuni Virtuosi

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