Perchè questa Campagna

“Abbiamo 35 anni di tempo per assicurarci di essere certi di vivere in un pianeta sostenibile entro il 2050. Le nostre azioni e i nostri investimenti devono diventare ancora più ambiziosi e coerenti. Molte delle decisioni prese oggi determineranno il nostro modo di vivere nel 2050”.

Hans Bruyninckx, Agenzia Europea per l’Ambiente

La produzione dei rifiuti è destinata ad aumentare a livello mondiale con conseguenze ambientali ed economiche insostenibili

discarica

La quantita’ totale di rifiuti urbani, industriali e pericolosi prodotti annualmente intutto il mondo è destinata a più che raddoppiare nel 2025 a causa della crescita della popolazione mondiale e dello sviluppo economico dei paesi emergenti. Lo ha reso noto l’ultimo rapporto della Banca Mondiale del 2012 che ha ipotizzato che l’attuale costo di gestione dei rifiuti pari a 205 miliardi di dollari possa salire sino a 375 miliardi.  Uno studio del 2013 basato su questo rapporto è però arrivato a conclusioni ancora più preoccupanti per il 2100 perché tiene conto dell’aumento della popolazione che si concentrerà nelle grandi città. Il fenomeno potrebbe generare una produzione di rifiuti almeno tre volte più alta dell’attuale superando le 11 milioni di tonnellate al giorno.

Sfruttamento insostenibile delle risorse

In totale ogni europeo consuma quasi 16 tonnellate di materie prime a testa, di cui la gran parte viene convertita in beni e il resto diventano rifiuti solidi o emissioni inquinanti. Si tratta di 5/6 tonnellate di rifiuti solidi pro capite, inclusi quelli pericolosi. Nel 2012 il consumo si è ridotto principalmente a causa della crisi a 13,7 tonnellate, ma non è sufficiente. I dati relativi ai flussi di materia appaiono da decenni  così preoccupanti che già nel 2009 tre importanti studiosi avevano indicato in 5-6 tonnellate pro capite annue il consumo di materia “tollerabile” che dovrebbe diventare l’obiettivo da perseguire entro il 2050.  Lo studio intitolato Reducing Resource Consumption è stato uno dei documenti preparatori del primo World Resources Forum di Davos.
Il rapporto dell’IRP “Decoupling 2: Technologies, Opportunities and Policy Options” del 2014 rileva che l’utilizzo delle risorse naturali ha avuto una accelerazione a livello mondiale. L’estrazione annuale delle materie prime è infatti aumentata di un fattore 8 nel corso del XX secolo causando gravi danni ambientali e l’esaurimento delle risorse naturali.
La ricerca anglo-olandese  “The energy required to produce materials: constraints on energy-intensity improvements, parameters of demand”  ha esaminato il fabbisogno energetico mondiale della produzione dei materiali maggiormente energivori: acciaio, cemento, carta, plastica e alluminio. Lo scopo dello studio era di misurare se le modalità di produzione di questi materiali potessero arrivare a soddisfare gli obiettivi di riduzione energetica previsti dall’ IPCC necessari per ridurre del 50% le emissioni di CO2. Tenendo conto che l’incremento di popolazione e consumi  spingerà la domanda di materiali verso un raddoppio dell’attuale, i ricercatori hanno voluto investigare se l’efficienza dei processi produttivi potesse migliorare di un 75% (per centrare il target di riduzione del 50% delle emissioni) .  Lo studio ha concluso che, anche con l’attuazione delle strategie più aggressive e innovative a livello tecnologico e delle best practices  possibili non si sarebbe riusciti a ridurre  l’intensità  energetica oltre ad una percentuale del  50 – 56%. Per raggiungere l’obiettivo va pertanto abbinata una strategia di dematerializzazione che riduca la domanda, attraverso la fornitura dei servizi che prodotti e materiali possono offrire servendo più persone.

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