Deposito su cauzione: strada obbligata per raggiungere obiettivi di raccolta al 90% per le bottiglie

Per raggiungere gli obiettivi di raccolta e riciclo annunciati dall’industria delle bevande il deposito su cauzione è una strada obbligata 

Intervista a Silvia Ricci, Responsabile Campagne ACV a cura di ESPER

Premessa : dopo che questa intervista ha avuto luogo la Commissione Europea ha reso note, il 28 maggio scorso, le nuove misure per i 10 prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa. Questa direttiva mirata al consumo di plastica usa e getta è parte integrante della  “Plastics Strategy” e un importante aspetto del piano di azione  per l’Economia Circolare.  Per quanto riguarda le bottiglie di plastica -entro il 2025- gli Stati membri dovranno raccogliere il 77% dell’immesso al consumo che passerà al 90% cinque anni dopo , introducendo, ad esempio, sistemi di cauzione-deposito. (Direttiva Single Use Plastics : aggiornamento 27-03-2019 qui)

D. L’Associazione Comuni Virtuosi (ACV) da qualche anno si è espressa a favore dei sistemi di deposito su cauzione così come adottati all’estero…
R. L’ACV si è espressa a favore del Deposito su cauzione per i contenitori di bevande perché le oltre 40 esperienze di sistemi di cauzionamento diffuse nel mondo (a livello nazionale o locale) hanno dimostrato che non esiste un altro sistema in cui tutti gli attori abbiano dei vantaggi, in grado di ottenere gli stessi risultati e che si ripaghi da solo. Il deposito su cauzione è uno degli schemi possibili, probabilmente il più efficace per garantire il ritorno degli imballaggi a fine vita in nuovi cicli economici. Inoltre contribuisce al contenimento dei costi della raccolta differenziata (per i Comuni è un costo rimborsato parzialmente dal sistema Conai: meno rifiuti da imballaggio da gestire, meno spese per la comunità); diminuisce la quantità di contenitori di bevande abbandonate nell’ambiente; diminuisce la quantità di contenitori inviati ad incenerimento o in discarica e con essa i costi sanitari conseguenti all’inquinamento dell’aria, dei suoli e delle acque causato dai due sistemi di smaltimento.


D.In Italia (e non solo)  gli oppositori del deposito su cauzione affermano che questi sistemi sono costosi e che tali costi si riflettono sulle comunità. E’ vero?
R. Assolutamente no. Chi conosce come funziona il cauzionamento ha ben chiaro che il sistema non costa nulla all’utente finale che riceve indietro l’importo della cauzione pagato acquistando la bevanda. Le notizie che arrivano da sistemi di cauzionamento maturi come quello tedesco e quello norvegese confermano che il sistema si ripaga da sé, grazie anche alle quantità di materiale pulito e di valore che tornano ad alimentare l’industria dell’imballaggio. La grande distribuzione che gestisce la raccolta dei vuoti e rimborsi, non solo non ci perde, ma ottiene al netto delle spese, un piccolo guadagno per ogni vuoto gestito (derivante dai proventi della vendita degli imballaggi ai riciclatori e da un compenso per il servizio svolto). Una fonte aggiuntiva di entrate che si investe per fare funzionare il sistema arriva dal contributo pagato dai produttori per la modesta percentuale dei contenitori che non vengono restituiti. Pertanto le comunità, al contrario, ci guadagnano perché, essendo la raccolta differenziata dei contenitori di bevande gestita e finanziata dai produttori e non a carico delle municipalità, le bollette dei rifiuti diventano più leggere per i cittadini.
Esiste un pregiudizio rispetto al sistema da parte di amministratori nazionali e locali. Il principale timore è che la perdita della parte di imballaggi di maggior valore possa ridurre le entrate derivanti dalla RD ai Comuni senza abbassare determinati costi fissi, poiché regolati da contratti a scadenza decennale tra comuni e gestori dei servizi di raccolta differenziata. Per rispondere a questi timori la Piattaforma multi-stakeholder Reloop per la promozione dell’economia circolare ha realizzato uno studio comparativo (in progress) che ha analizzato oltre 25 diversi sistemi di cauzionamento evidenziando l’entità dei risparmi che si è verificata per gli enti locali in tutti i casi trattati.
D.Quali sono gli ultimi esiti relativi all’adozione del sistema in Europa?
R.L’ultimo paese è stato la piccola Lituania dove il sistema è partito nel 2016 su iniziativa della stessa industria che ha trovato economicamente più conveniente organizzare e finanziare un proprio sistema che pagare ai Comuni i costi di raccolta differenziata dei contenitori di bevande. La consegna dei vuoti (plastica, vetro, lattine) avviene in Lituania attraverso postazioni automatizzate posizionate per lo più nei supermercati. L’importo della cauzione di 10 cent viene restituito agli utenti sotto forma di buono scontabile sulla spesa.
I risultati comunicati dopo un anno a fine 2017 sono stati salutati come superiori alle aspettative. Infatti la percentuale di intercettazione è passata del 34% delle bottiglie in PET ad una media del 91.9% (83% per il vetro e il 93% per le lattine).

D.I grandi brand dell’industria del beverage hanno annunciato obiettivi sfidanti come contribuire a raccogliere entro il 2025 una quantità di contenitori pari all’immesso al consumo e di aumentare la percentuale di materia post consumo come faranno? 
Le ultime direttive europee e la strategia sulla plastica, nonché fenomeni come il marine litter e avvenimenti come la chiusura delle frontiere cinesi agli scarti delle economie più sviluppate, hanno spinto le aziende a mostrare il loro ” lato verde”, o presunto tale. La Coca Cola dichiara di voler collaborare con altri stakeholder per il raggiungimento “dell’intercettazione totale” mentre annuncia un raddoppio dal 25% circa al 50% del contenuto di materia riciclata. Altre marche come Evian di Nestlè ambiscono al 100%. Per raggiungere entrambi gli obiettivi le multinazionali sanno benissimo che non hanno altra scelta rispetto all’appoggiare i sistemi di cauzionamento. Purtroppo, domina ancora una certa schizofrenia in aziende come la Coca Cola che in alcuni paesi come il Regno Unito decidono di appoggiare il deposito su cauzione annunciato dal governo, e poi fanno di tutto per rimandarlo in altri come in Olanda. Tuttavia il cammino del cauzionamento è inarrestabile. Soprattutto in Europa dove i produttori dovranno coprire almeno l’80% dei costi di avvio a riciclo dei propri imballaggi entro il 2025. L’industria pare si stia infatti attivando a valutare la fattibilità di un cauzionamento in paesi come Cecoslovacchia, Malta, Francia, ecc.

 

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