Imballaggi : il riciclo per la plastica (e altri materiali) da solo non basta

OBIETTIVO BIODEGRADABILE COMPOSTABILE
Fatta esclusione per Iceland la maggior parte delle aziende non ha ancora specificato se e in che misura sostituirà una parte degli imballaggi in plastica con altri materiali compostabili e pertanto ci limitiamo ad esprimere qualche considerazione generale in attesa di tornare in modo più approfondito su un tema che è troppo vasto per essere liquidato in poche battute.

Danone e Nestlé Waters (in Italia attraverso il Gruppo Sanpellegrino) le due più grandi multinazionali nel settore delle acqua in bottiglia, in  partnership con Origin Materials hanno fondato lo scorso la startup NaturALL Bottle Alliance per sviluppare e commercializzare una bottiglia in PET bio-based realizzata al 100% con risorse rinnovabili. Per realizzare queste bottiglie si legge sul comunicato stampa si utilizzeranno materie prime a biomassa, come il cartone usato e la segatura, per non sottrarre risorse o terreni destinati alla produzione alimentare per il consumo umano o animale. Anche nel caso di questa bottiglia come per contenitori realizzati con altre plastiche bio-based non biodegradabili non vengono fornite indicazioni tecniche circa le modalità di riciclo.

Non è stato cioè reso noto se questi imballaggi devono essere riciclati separatamente, o se possono essere riciclati con altri polimeri fossili, ed eventualmente  quali.  Quello che è certo è che ci sono già diversi flussi di polimeri che, seppur tecnicamente riciclabili,  vengono termovalorizzati, come i vassoietti in PET o in polistirolo, perché non ci sono le quantità necessarie per rendere economicamente sostenibile un loro riciclo. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che aumentino le quantità di imballaggi non valorizzabili che intasano gli impianti di selezione.

La sostituzione di imballaggi in plastica con imballaggi in bioplastica, oppure ricavati da cellulosa o altre biomasse, a pari quantità di consumo, non può essere considerata più sostenibile “a priori” senza entrare nel dettaglio dei singoli casi di applicazione.

Una sostituzione non elimina sicuramente il consumo di risorse e gli altri impatti del ciclo di vita dei nuovi materiali: dalle fasi di coltivazione/estrazione , produzione e commercializzazione dei manufatti sino al fine vita.

Per la maggior parte delle persone è difficile distinguere tra loro le plastiche tradizionali da bioplastiche come, ad esempio il PLA (Acido Polilattico) che incontra alcune difficoltà di gestione nel fine vita.  Al momento bottiglie, involucri e contenitori vari in PLA, anche se certificati compostabili, non hanno a disposizione  impianti di compostaggio in grado di gestirli  . Uno dei motivi è il tempo di biodegradazione che per il PLA  e più lungo rispetto all’organico. Ma, anche se il problema potesse un futuro essere superato il punto è che ben  difficilmente potrà essere data ai cittadini l’istruzione di conferire tutti gli imballaggi in bioplastica compostabile con l’organico, siano essi involucri che altri contenitori. Il rischio sarebbe infatti quello di aumentare i conferimenti impropri e vedere aumentate le quantità di plastica tradizionale nell’organico. Nel frattempo le bottiglie in PLA di una nota marca di acqua minerale conferite dai cittadini con la plastica contaminano il riciclo del PET e devono essere rimosse manualmente.

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