In attesa di un piano per gestire la crisi del riciclo di carta e cartone perché il consumo aumenta…

LA SITUAZIONE IN OLANDA, GERMANIA, SVIZZERA 

Un comunicato del 3 dicembre di FNOI Federatie Nederlandse Oudpapier il corrispettivo olandese di Unirima ci ha dato modo di capire  cosa sta succedendo invece in Olanda, un paese che non è certo l’ultimo della classe in Europa in fatto di riciclo.
Il comunicato riprende in pratica le stesse preoccupazioni di Unirima in merito ad un blocco delle attività di ricevimento dei flussi in entrata nelle cartiere evidenziando che, a seguito delle vendite stagnanti con prezzi della carta da macero che continuano a scendere in tutto il mondo, molte cartiere europee avrebbero introdotto dei periodi di fermo per le loro attività. La federazione fa notare come i prezzi della carta siano già a livelli inferiori del 25% rispetto a 2 anni fa e che la fine di questa spirale discendente non sembra ancora in vista.
FNOI lamenta nel comunicato alcuni trend negativi che stanno erodendo i margini delle loro aziende associate tra cui una decrescente qualità delle raccolte causata da sistemi di raccolta più orientati ad aumentare la quantità di carta raccolta (allo scopo di ridurre il rifiuto residuo indifferenziato)  che a migliorare la qualità di questi flussi ai fini del riciclo. Di conseguenza per poter fornire una materia prima che risponda ai requisiti di qualità sempre più alti richiesti dal mercato cartario internazionale le aziende si trovano  a dovere sostenere ulteriori costi.
Anche un fenomeno come il progressivo aumento della quota di imballaggi in cartone nelle raccolte differenziate sta avendo ripercussioni negative per gli operatori in quanto determina un aumento dei volumi, meno peso e rese inferiori con una conseguente erosione dei margini di profitto.

In Germania l’associazione nazionale corrispondente  a Unirima, BVSE  come si legge in un recente articolo sta incontrando le stesse difficoltà del mercato italiano che vengono imputate alla chiusura del mercato cinese per la carta da macero con un’aggravante che coinvolge gli Stati Uniti.

Questi ultimi che erano i principali esportatori di carta ( e non solo) in Cina stanno ora dirottando il loro materiale sul mercato europeo già saturo, contribuendo di fatto al crollo dei prezzi di mercato. In questa situazione si trovano i paesi europei che prima esportavano in Cina circa il 44% del loro surplus di raccolta.

Cartone non più gratis – Cassa

Anche in Svizzera dove si raccolgono 1,3 milioni di tonnellate tra carta cartone succede che per consegnare il cartone ai centri di raccolta, ora siano i cittadini a dovere pagare. Nei comuni del  Canton san Gallo si arriva a dover pagare 50 centesimi per conferire sino a 10 kg di cartone e altrove in Svizzera per la stessa quantità si pagano anche 5 franchi . E’ probabile che con la carta succeda presto la stessa cosa. Con i depositi strapieni diventa inevitabile che i costi vengano riversati sui consumatori con il rischio che carta e cartone finiscano negli inceneritori.  Nel Canton Ticino carta e cartone rappresentano  il 30% delle raccolte separate per circa 47.499  ton annue che vengono conferite negli ecocentri comunali. Le ditte che fino a poco tempo pagavano per potere acquisire questi flussi ora arrivano a chiedere fino a 35 franchi per ogni tonnellata ritirata, come ad esempio a Mendrisio. Bellinzona, che fino a gennaio incassava fino a 50 franchi per tonnellata, si trova ora a sborsarne 30. Un cambiamento che potrebbe venire a costare alla città fino a 200.000 franchi in più all’anno.

COSA FARE 

In attesa che nuove cartiere possano assorbire una parte di questo surplus di raccolta e che le misure proposte dal comparto  in Europa e in Italia vengano prese in considerazione dai governi, andrebbe elaborato un piano che contenga anche una serie di misure per ridurre il consumo di carta e cartone, oltre che migliorarne la qualità con l’ecodesign. Stiamo infatti parlando di una risorsa che, seppur rinnovabile, non è infinita e che richiede dei tempi naturali di rigenerazione. (2) Ma anche di una risorsa che risentirà degli effetti del riscaldamento climatico tra i quali siccità, incendi ed eventi meteorologici estremi come è stata la tempesta Vaia che ha colpito il Triveneto lo scorso ottobre 2019 abbattendo. secondo Federforeste e Coldiretti ben 14 milioni di alberi .

COMMERCIO ONLINE
La considerazione di FNOI sull’aumento del cartone raccolte urbane della carta e gli effetti economici in negativo , offrono risposta ad una domanda che ci eravamo posti qualche tempo visto il trend in crescita del commercio online nel nostro paese. Anche nel caso degli imballaggi destinati al commercio online c’è stato un passaggio dalle buste imbottite in plastica alle scatole di cartone anche per i formati piccoli e medi .  Si contano purtroppo ancora sulle dita di una mano i nomi di grandi operatori del commercio online che hanno introdotto imballaggi riutilizzabili. Oltre alle marche che hanno aderito al sistema RePack c’è stato solamente  JD.com  il più grande rivenditore online B2C in Cina, a sperimentare  The green Box, una scatola riutilizzabile di cui abbiamo raccontato qualche tempo fa.
Secondo l’American Forest & Paper Association la crescita del commercio online negli Stati Uniti ha portato nel giro di cinque anni (2014 -2018 ) ad un aumento dell‘8% nel consumo di cartone, mentre  le quantità riciclate diminuivano. Essendo il commercio online destinato a crescere si dovranno mettere in campo delle misure per ridurne gli impatti economici sui comuni e i contribuenti nelle fasi di raccolta e  avvio a riciclo oltre a misure di prevenzione prima accennate sia per gli imballaggi che la carta grafica. La distribuzione di  depliant pubblicitari soprattutto dei supermercati e dei cataloghi di alcuni rivenditori  di mobili che intasano le buche è uno spreco che dovrebbe essere affrontato a livello legislativo. Il servizio Scripta Volant di Report  aveva scoperto che il 70% circa dei volantini dei supermercati non veniva distribuito e andava direttamente dalle tipografie al macero.

IMBALLAGGI IN CARTA AL POSTO DELLA PLASTICA 

Paper Bottle L’Oréal

La stessa industria alimentare ( in senso lato) che ha creato un’offerta (peraltro premiata dai consumatori) fatta di alimenti confezionati pronti al consumo sta sostituendo le plastiche con imballaggi a base cellulosica, bioplastiche o alluminio (come nel caso delle bevande) spostando gli impatti su altri flussi di materiale. Questa tendenza rischia di trasferirsi anche in fase di recepimento della Direttiva per la riduzione delle plastiche monouso annullandone gli effetti positivi sull’ambiente come rileva il documento di posizionamento politico di Zero Waste Europe e Reloop  . Per  quanto riguarda la sostituzione della plastica con la carta l’esigenza di avere dei film barriera impermeabili di plastica/bioplastica , difficilmente potrà avere un effetto positivo nell’ottica di aumentare quella quota di imballaggi facilmente riciclabili in tutte le cartiere, ovvero quelli classificati come imballaggi A+ e A secondo il metodo Aticelca 501/19.
Questo caso di profonda crisi del settore della carta, così come quella che ha investito il settore delle materie plastiche (seppur con cause e modalità diverse) evidenzia che non possiamo continuare a non avere una pianificazione nazionale e globale nell’utilizzo delle risorse senza rischiare emergenze e fallimenti nella gestione dei rifiuti. Soprattutti per quanto riguarda imballaggi e prodotti  a vita breve.
Per restare nel campo dei beni che realizziamo a partire dal legno in Francia abbiamo il caso di Fedec,  la federazione delle imprese del riciclo del legno che avverte che la raccolta del legno sta andando in crisi per mancanza di sbocchi. Per una reale transizione dal modello economico lineare ad uno rigenerativo e circolare dobbiamo partire da una progettazione dei sistemi perché non esistono materiali e prodotti sostenibili quanto sistemi e cicli di utilizzo sostenibili.

(1) Carta: il settore va al macero. L’allarme di Savoriti  – Raccolta differenziata : siamo al de profundis ?

(9) C’è abbastanza biomassa per una bioeconomia europea sostenibile?

 

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