Starbucks: il Santo Graal esiste da sempre e si chiama riuso
Secondo il responsabile sostenibilità di Starbucks è necessario mettere in pista una nuova strategia per evitare che le iconiche tazze del gruppo onnipresenti tra i rifiuti non vengano più identificate come il simbolo di una società usa e getta.
Quando nel 2018 Starbucks®, in collaborazione con Percassi, aprì la Roastery di piazza Cordusio a Milano lanciammo come comuni virtuosi un appello insieme a WWF Italia, #GreenpeaceItalia, #ZerowasteEU e Reloop Platform affinché non venissero usate tazze monouso per il consumo all’interno delle caffetterie che avrebbero aperto da li a poco tempo. La proposta era di adeguarsi al nostro modello di vivere i bar e bere il caffè e di adottare quindi stoviglie riusabili (tazze e bicchieri), sia per bevande calde che fredde. Il primo passo di un cambiamento rispetto al modello internazionale della catena del caffè che avrebbe potuto aprire la strada del riuso anche per il consumo on-the- go, sull’esempio della catena di caffetterie indipendente Boston Tea Party BTP che dal 2018 ha abolito totalmente la distribuzione di tazze monouso anche per l’asporto.
Una scelta che, vista a quasi 4 anni di distanza – nonostante le perdite economiche e di clienti del primo semestre – non ha impedito a BTP di aprire altre 3 caffetterie che hanno resistito alla pandemia. Sono ormai quasi 800.000 le tazze risparmiate all’ambiente riportate dal contatore ambientale.
A che punto siamo con Starbucks in Italia ?
Tornando all’iniziativa del 2018 l’allora AD ci disse che rispetto alla nostra proposta se ne poteva parlare in un secondo tempo, ma da allora poco è successo. Nella Roastery di piazza Cordusio a Milano si usano per il consumo interno tazze e bicchieri lavabili ma non risulta che avvenga lo stesso negli altri 13 punti aperti da Percassi. Anche se in alcune caffetterie vengono messe a disposizione tazze/bicchieri riutilizzabili, il monouso prevale.
Soltanto recentemente Starbucks Italia ha annunciato che presso il nuovo format con asporto in auto (drive thru) a Erbusco (Brescia), nell’ambito di una nuova partnership tra Percassi e Q8 sarà possibile avere uno sconto di 20 centesimi sul prezzo delle bevande quando acquistate con una propria tazza riutilizzabile.
Lo scorso 15 marzo è uscito un articolo dettagliato su CNN Businesses dove il responsabile sostenibilità di Starbucks Michael Kobori rilascia delle dichiarazioni molto interessanti quanto tardive rispetto a quanto poteva già essere in pista da ben oltre un decennio.
Kobori si rallegra e dispiace allo stesso tempo sul dato di fatto che le iconiche tazze monouso del gruppo sono onnipresente e al tempo stesso siano diventate però un simbolo onnipresente di una “società usa e getta”.
Le tazza come tutti i contenitori on the go vengono infatti spesso disperse nell’ambiente, o sprecate nei cestini stradali che diventano spesso la corsia preferenziale per discariche o inceneritori. Una parte potrebbe essere riciclata, ma la riciclabilità non impedisce che finiscano comunque in discarica. La soluzione migliore? “Eliminare la tazza monouso“, ha affermato Kobori definendo questa opzione “il Santo Graal”.
Noleggiare la tazze con programmi Borrow-A-Cup
Entro il 2025, l’azienda vuole che ogni cliente sia in grado di usare facilmente la propria tazza o di prendere in prestito una tazza di ceramica o riutilizzabile quando ordina da Starbucks. Questo obiettivo apre la strada all’introduzione di molteplici programmi in cui i clienti prendono in prestito tazze a disposizione nei punti vendita della catena a fronte di un pagamento di un deposito che viene successivamente restituito riportando la tazza.
Starbucks sta anche progettando — si legge nell’articolo — di permettere ai clienti di usare le loro tazze personali in ogni Starbucks negli Stati Uniti e in Canada, anche quando ordinano in anticipo o usano il drive-thru, entro la fine del prossimo anno. Questo non significa che bicchieri di carta o plastica spariranno, ma che l’opzione verrà resa meno attraente e ovvia. Sono in corso test del programma borrow a cup in diverse cittadine, come a Seattle l’anno scorso. Secondo Amelia Landers, che dirige il team per la sostenibilità del packaging di Starbucks, questi programmi – attivi in almeno 20 diverse formule e in 8 diversi mercati – rappresentano la strategia più promettente, anche se l’incoraggiamento ai clienti nel portare la propria tazza viene egualmente perseguito.
Una tipologia di tazze testate nei pilota sono quelle realizzate in polipropilene leggero, riciclabile a fine vita e adatte per oltre 100 cicli di utilizzo. I clienti che le adottano pagano un deposito di 1 euro che viene loro restituito una volta consegnata la tazza ad un dispositivo automatizzato. In questo programma l’utente viene incentivato ad usare questo opzione grazie ad uno schema di premialità. La gestione delle tazze come raccolta, lavaggio e approvvigionamento delle caffetterie viene in alcuni programmi affidata ad una società terza in modo da non caricare il personale di quella parte del processo.