Riciclo: indietro tutta?
In crescita il mercato globale delle stand up poach
La plastica quando utilizzata per produrre imballaggi presenta alcuni vantaggi rispetto ad altri materiali ma anche alcune problematiche nel fine vita che vanno affrontate. Questa considerazione tanto scontata quanto disattesa dall’industria comincia ad animare i convegni del settore del packaging. Anche al Global Pouch Forum tenutosi a Miami quest’anno alcuni consulenti intervenuti hanno posto l’accento sulla necessità di trovare soluzioni alternative alla discarica o incenerimento anche per le stand up pouches.
Si tratta di buste composte da più strati tra plastica e alluminio, che vengono sempre più adottate nelle confezioni di diversi prodotti di consumo. Questo imballaggio garantisce migliori prestazioni per quanto concerne la protezione e la conservazione dei prodotti. Il peso ridotto rispetto ad altre tipologie di imballaggio dalle prestazioni simili permette un minore utilizzo di risorse e meno rifiuti. Quando però si considera il fine vita delle pouches la performance risulta delle peggiori; a causa dell’eterogeneità dei materiali che li compongono non possono essere riciclate. La destinazione finale è lo smaltimento in discarica o negli inceneritori. Quando disperse nell’ambiente inquinano per lungo tempo poiché non sono biodegradabili.
Victor Bell, presidente di Environmental Packaging International (Jamestown, R.I.) è intervenuto senza usare mezzi termini “You guys have a litter problem, let’s face it”.
Dall’intervento di Bell e di un secondo consulente Betsy Dorn, director for consulting at Reclay StewardEdge Inc. sono emerse due principali considerazioni. La prima che l’aumento del consumo delle pouches renderà sempre più evidente all’opinione pubblica che le buste diventano un rifiuto irrecuperabile e che pertanto l’industria, se non agisce, verrà additata come responsabile. La seconda che quand’anche fosse possibile realizzarle in mono materiale, resterebbero le criticità dovute alla sostenibilità economica di una loro raccolta differenziata e successivo riciclo. Senza parlare del problema igienico poiché queste buste sono generalmente sporche e possono quindi contaminare altri flussi di imballaggi che si volessero raccogliere insieme.
Tra le possibili soluzioni i consulenti hanno suggerito la creazione di un sistema di raccolta da parte dei produttori delle pouches a fine vita. I sistemi EPR (extended producer responsibility) ovvero di responsabilità estesa del produttore prevedono che il produttore recuperi i propri beni a fine vita oppure paghi i costi derivanti dalla loro gestione tra raccolta per il riciclo o smaltimento. Leggi l’articolo completo in inglese qui.
Il numeri del mercato
Secondo Jorg Schönwald, presidente di Schönwald Consulting consulenti internazionali di packaging la produzione di stand-up pouch è in crescita .
Dai 165 miliardi di stand-up pouches consumate nel 2014 a livello mondiale si arriverebbe, secondo Schönwald, a consumarne 222 miliardi di pezzi nel 2018. Queste stime includono solamente le tipologie di buste prodotte da aziende leader del settore come Doypack, Cheer Pack e FlexCan. Escluse quindi tutte le altre tipologie di stand-up pouches. Sempre considerando il 2014 il mercato relativo a questo packaging è suddiviso come segue. In Asia ne sono state consumate 88 miliardi il 54% del mercato, 19 all’anno come valore pro capite con un’aspettativa di crescita dell’8,4%.
Negli Stati Uniti e Canada ne sono state consumate 19,8 miliardi, 51 all’anno pro capite e con un’aspettativa di crescita del 7.5%. Insieme detengono il 12% del mercato. In Europa le stand-up pouches consumate sono state 33,4 miliardi, 41 a testa con una crescita annuale prevista del 7.7%. L’Europa rappresenta il 20% del mercato globale.
Seguono L’America latina e i paesi caraibici con 14,5 miliardi di pezzi venduti , 22 pezzi a testa e il 9% del mercato. In Africa si scende a 8,7 miliardi di unità totali, 8 a testa e il 5% del mercato globale.
Per meglio capire il loro livello di penetrazione del mercato risultano utili i dati forniti da Schönwald sulle unità vendute di altri contenitori nel 2014 che permettono di effettuare una comparazione. Contenitori in PET : 520 miliardi di pezzi, lattine: 310 miliardi e contenitori in poliaccoppiato (tetrapack): 380 miliardi.
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