La strategia di Starbucks International non convince, qualche progresso in Italia

A distanza di qualche settimana dall’invio del nostro appello a Starbucks  sottoscritto da ONG  internazionali  e nazionali che ha avuto un ampio eco di stampa, torniamo a fare il punto su come la multinazionale si sta muovendo all’estero, e nel nostro paese, per ridurre l’impatto dei contenitori usa e getta delle sue oltre 28.000 caffetterie presenti in 77 paesi.

STARBUCKS ITALIA

A seguito del nostro appello   ( in english) abbiamo avuto un primo contatto con i responsabili di Starbucks Italia che si appresta ad aprire a breve, dopo la mega  Roastery di piazza Cordusio a Milano, altri 6 o 7 locali nel milanese.

Ci è stato assicurato che le bevande calde saranno servite in tazze di ceramica, salvo esplicita richiesta da parte dei clienti di avere un contenitore da asporto. In questo caso il contenitore sarà monouso, a meno che il cliente non sia provvisto di una propria tazza termica. Ai clienti che porteranno una loro tazza, o acquisteranno quella di Starbucks,  verrà praticato uno sconto di circa 30 centesimi sul prezzo della bevanda.

Per quanto riguarda invece le bevande fredde a base di caffè pare che, al momento, l’Italia debba adeguarsi alle indicazioni internazionali e utilizzare pertanto contenitori in plastica monouso. Seguiranno  maggiori informazioni e un nostro commento complessivo dopo avere visitato le caffetterie.

Abbiamo avuto una gradita presa di contatto da parte della Giunta di Milano che ha espresso interesse per la nostra iniziativa. Milano è l’unica realtà italiana ad avere aderito alla rete internazionale C40 che riunisce 23 città e regioni di tutto il mondo impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Sarà difficile però raggiungere gli obiettivi sottoscritti nella dichiarazione Advancing towards zero waste  se la giunta non riuscirà ad incidere sulle attività maggiormente responsabili della produzione di rifiuti trainata anche dai nuovi stili di vita. Abitudini in crescita come mangiare spesso fuori casa, consumare cibo pronto acquistato nei supermercati oppure da asporto (magari ordinato online) insieme all’aumento complessivo dell’e-commerce porranno seri ostacoli al raggiungimento di obiettivi del network come: tagliare del 15% la quantità di rifiuti prodotti da ogni cittadino, dimezzare la quantità di rifiuti conferiti in discarica o negli inceneritori, e aumentare fino al 70% il tasso di riciclo. Uno studio di GEO (Green Economy Observatory) dello IEFE-Università Bocconi ha stimato quanti rifiuti da imballaggio potrebbero essere prodotti al 2030. Il modello utilizzato dallo studio ha quantificato in 4 milioni di tonnellate la quantità di rifiuti che sarebbe possibile evitare grazie a politiche di riduzione e innovazione tecnologica. Quest’importante riduzione viene però minimizzata da un aumento nella produzione di rifiuti – che vale più del doppio– dovuto, appunto, alle modalità di consumo e stili di vita .

STARBUCKS INTERNATIONAL

Il 9 luglio il gruppo ha reso nota la decisione di eliminare entro il 2020 le cannucce in plastica principalmente attraverso l’introduzione nuovo bicchiere di plastica dotato di un tappo che permetterà di sorseggiare le bevande senza bisogno della cannuccia. Questo bicchiere diventerà il contenitore standard per tutti gli iced drink , escluso il frappuccino che verrà servito con cannuccia biodegradabile.

Secondo l’amministratore delegato Kevin Johnson questa mossa costituisce  “una tappa significativa” verso l’obiettivo a cui Starbucks aspira di fornire “un caffè sostenibile, servito nei modi più sostenibili”.  Il nuovo tappo che permetterà di eliminare  più di un miliardo di cannucce all’anno dalle caffetterie del gruppo è stato presentato da Johnson come un’opzione più sostenibile della precedente in quanto riciclabile.

Immediata è stata la reazione da parte della compagine ambientalista internazionale che ha fatto notare che questi coperchi negli USA (e non solo) non vengono di fatto raccolti e riciclati e che l’impronta plastica del bicchiere è aumentata. Il peso del nuovo coperchio supera infatti di qualche grammo quello della precedente opzione combinata (tappo + cannuccia). La coalizione  globale Break Free from Plastic ha inviato una lettera al CEO Kevin Thompson ed emesso un comunicato stampa che riprendiamo integralmente a fine post.

Il 17 luglio scorso McDonald’s e Starbucks hanno annunciato di avere unito le forze per arrivare a sviluppare entro i prossimi tre anni “il contenitore del futuro”, completamente riciclabile o compostabile. McDonald’s e Starbucks, che rappresentano due delle prime tre catene di fast food e caffetterie più popolari e diffuse al mondo, distribuiscono insieme il 4% dei 600 miliardi di tazze consumate nel mondo ogni anno. Di cui  McDonald’s nei suoi 37.000 negozi diffusi in oltre 120 paesi, ne utilizza il 3%.

L’iniziativa che vede ora l’adesione di MacDonald’s  si chiama NextGen Cup Challenge ed è stata lanciata da Starbucks ad inizio 2018 con Closed Loop Partners.  Imprenditori e startup possono accedere a finanziamenti per sviluppare soluzioni che possano essere incrementabili in tutti i mercati del mondo.

Oltre a condividere le riserve espresse dal movimento #Breakfreefromplastics, e come già motivato nel nostro appello a Starbucks , riteniamo che sia necessario andare oltre al consumo usa e getta che deve essere confinato alle situazioni emergenziali.

L’esperienza della catena di caffetterie inglese Boston Tea Party che è riuscita a riconvertire al riutilizzabile la sua attività  dopo sei mesi di preparazione dimostra che l’operazione è possibile. La catena si è offerta di aiutare altre caffetterie e aziende che vogliono eliminare le tazze usa e getta mettendo a disposizione la propria esperienza. Per motivare i propri clienti a perseverare nella “scelta riutilizzabile”,  per ogni caffè o drink da passeggio venduto in tazza to go (riutilizzabile) vengono donate 9 pence (il costo di una tazza usa e getta monouso) ad una ong  che si occupa di progetti sociali scelta da ogni caffetteria nel quartiere dove sorgono.

La lotta alla plastica deve abbracciare la strategia del riuso altrimenti, come si può evincere dagli impegni che l’industria sta prendendo per ridurre l’inquinamento da plastica, si corre il serio rischio di spostare l’impatto su altre risorse rinnovabili e biodegradabili che sono già  sovrasfruttate. Ce lo ricorda l’Unep che avverte che entro al 2030 avremo bisogno il 40% in più di risorse come energia, acqua, legno e fibre varie e come ogni anno l’Earth Overshoot Day, ovvero la giornata in cui l’utilizzo di risorse da parte della popolazione mondiale supera quanto gli ecosistemi terrestri possono rinnovare in un anno. Quest’anno il “Giorno del Sovrasfruttamento della Terra”  cade il primo agosto come media globale secondo le stime del Global Footprint Network elaborate per  tutti i paesi. L’Italia però è già in riserva dal 24 maggio scorso.   

 

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