Perchè questa Campagna

Riscaldamento climatico, deforestazione e richiesta mondiale di acqua, facce della stessa medaglia
Le riserve d’acqua nel mondo si stanno riducendo velocemente: il 20% delle falde è infatti sovrasfruttato e, se si procede di questo passo, tra 15 anni la Terra si troverà ad affrontare un calo del 40% della disponibilità d’acqua dolce. Per evitare il collasso urgono interventi sostanziali nella gestione di questa risorsa, anche in vista della crescita della popolazione globale da dissetare e sfamare. A lanciare l’allarme, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che ricorre il 22 marzo, è il rapporto 2015 ‘World Water Development‘ delle Nazioni Unite, dal titolo “Acqua per un mondo sostenibile“.
Le cifre snocciolate dall’Onu portano a una sola conclusione: i consumi, soprattutto agricoli ed energetici, sono insostenibili e rischiano di assetare ancora di più il Pianeta. Da qui al 2050 la domanda d’acqua aumenterà nel mondo del 55%. Per quella data l’agricoltura, che già usa il 70% dell’acqua dolce disponibile, dovrà dare all’uomo il 60% di cibo in più. I prelievi di acqua per la produzione energetica rappresentano il 15% del totale e potrebbero salire al 20% nel giro di 20 anni. In 50 anni, tra il 2000 e il 2050, la domanda d’acqua da parte dell’industria manifatturiera è prevista in aumento del 400%. Di fronte a questi dati è chiaro che serve un ripensamento complessivo.

La strada intrapresa dall’europa per una transizione verso l’economia circolare
Una riduzione delle emissioni di gas serra può avvenire a condizione che venga attuato un uso efficiente delle risorse, che fermi o rallenti i processi di sfruttamento e depauperamento dei sistemi naturali in atto, preservandone le funzioni, capacità rigenerative e il valore sociale ed economico. Approvvigionamento e produzione realmente sostenibile, uso efficace dell’energia e dei materiali e la riorganizzazione dei valori e del tessuto sociale, culturale ed economico sono gli strumenti a disposizione che abbiamo per affrontare le incombenti sfide ambientali. Ottenere di più con meno non basta.  Infatti, ad un guadagno di efficienza tecnica, spesso segue un maggiore consumo che alla fine erode sia i benefici che l’efficienza. Per superare questo “effetto rimbalzo” è necessario quindi ripensare il sistema economico e produttivo attuale lineare ereditato dal IX secolo che destina  prevalentemente a discariche o inceneritori  risorse come i rifiuti. Serve un’economia che prenda spunto dalla biomimetica, il modo in cui funziona la natura. Serve un’economia capace di progettare per la riciclabilità, la riparazione e il riutilizzo, di sviluppare sistemi produttivi aperti, esperienze di simbiosi industriale e nuovi modelli di business basati sulla condivisione dei beni.

Il 2 dicembre 2015 la Commissione ha adottato un ambizioso pacchetto sull’economia circolare composto da un piano d’azione dell’UE con misure relative all’intero ciclo di vita dei prodotti: dalla progettazione, all’approvvigionamento, alla produzione e al consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie. Il passaggio a un’economia più circolare, foriero di grandi opportunità per l’Europa e i suoi cittadini, – si legge nel comunicato stampa- rappresenta una parte significativa dei nostri sforzi per modernizzare e trasformare l’economia europea, orientandola verso una direzione più sostenibile. L’economia circolare offre alle imprese la possibilità di realizzare vantaggi economici considerevoli e di diventare più competitive. Consente di realizzare significativi risparmi di energia e benefici per l’ambiente, crea posti di lavoro a livello locale e offre opportunità di integrazione sociale ed è strettamente correlato alle priorità dell’UE in materia di posti di lavoro, crescita, investimenti, agenda sociale e innovazione industriale.

 

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