Cantiano

La Comunità Cantianese ha una antica storia caratterizzata da profondi e radicati sentimenti solidaristici e democratici. E’ stata protagonista, dando un forte contributo, anche in termini di sacrifici, in quella particolare e difficile stagione della vicenda nazionale, che è stata la guerra di liberazione e la Resistenza.
I temi della libertà, della tolleranza e della collaborazione tra i popoli, sono particolarmente sentiti dai Cantianesi. Anche per questo la nostra ospitalità è più naturale, più vera, spontanea.

Cantiano, nonostante le dimensioni contenute, è ricchissima di proposte.
Cantiano è la natura intatta, è un centro storico medievale suggestivo, è il Catria ed il “Bosco di Tecchie”, è abbondanza di reperti archeologici.
Cantiano è Città del Pane, dell’Amarena e del Cavallo del Catria e diventa palcoscenico per una delle più importanti manifestazioni di teatro popolare d’Italia, che si tiene il Venerdì Santo:“La Turba”.
Cantiano è soprattutto atmosfera, genuinità, calore e schiettezza dei rapporti tra le persone, un modo di vivere ancora libero dallo stress, una dimensione unica da trovare qui insieme a tanta cordialità, allegria e buona cucina.

CANTIANO, un po’ di storia

Fu nel VI secolo a.C. che gli Ikuvini, una ramificazione del popolo degli Italici che dall’Europa continentale avevano invaso l’Italia e tolto agli Umbri terra, libertà e nome, furono autori della migrazione che li portò ad occupare l’area appenninica umbro marchigiana intorno alla odierna Scheggia, nelle cui vicinanze fondarono la città della Ukre Fisia e dove risulta eressero il tempio a Giove Patre.

E fu in questi luoghi che nel lontano 1456 avvenne il ritrovamento di un documento di inestimabile valore, le Tavole Eugubine (Museo di Gubbio), sette lamine di metallo redatte in etrusco e latino la cui lettura ha permesso di svelare gli ordinamenti, le attività, le pratiche sociali e religiose di questi nostri antenati appenninici. La vicinanza e i successivi contatti con gli Etruschi delle regioni dell’Etruria, popolo di civiltà più sviluppata e di maggiore cultura, più attenti a realizzare commerci che non a dominare genti, sortirono effetti benefici sulle condizioni di vita degli Ikuvini. E’ forse in questo tempo che inizia ad acquistare importanza il centro di Luceoli. Il secolo IV a.C. fu il secolo d’oro degli Ikuvini, lontani dalle battaglie e dagli accanimenti dei Romani e dei Galli. Questa loro neutralità favorì la pacifica annessione a Roma che li aveva fino ad allora trascurati nella loro marginalità.

Toccò a Caio Flaminio, censore, rendere tangibile la presenza romana creando nel 219 a.C., peraltro su tracciati in parte già esistenti, la validissima arteria appunto chiamata Via Flaminia, un collegamento strategico tra Roma e Rimini.
Via che poi successivamente, per opera di Augusto e di Vespasiano, vedrà migliorare il proprio percorso con la costruzione di numerosi manufatti ed imponenti ponti e l’apertura, nel 76 a.C., della galleria del Furlo. Quindi Cantiano affonda le proprie radici nella storia, esistenza e scomparsa di Luceoli, borgo degli Umbri, poi italici, e successivamente, con Roma, importante centro della via Flaminia.

Luceoli, dopo le invasioni devastatrici degli Eruli e dei Goti, aumenta la propria importanza nel divenire un caposaldo del “Corridoio bizantino”. Questo, insinuandosi nei territori dei Longobardi di re Alboino, costituiva l’unica alternativa alla Flaminia presidiata nel mantenere in comunicazione i domini bizantini adriatici dell’Esarcato e delle Pentapoli con i Ducati di Roma e di Napoli.

Forse in funzione antilongobarda o per difendersi dalle incursioni dei Saraceni del IX secolo si inizia la fortificazione dei due colli di Colmatrano e di Cantiano, intorno ai quali i superstiti di Luceoli, definitivamente distrutta nel 1137 dall’imperatore Lotario, ripiegheranno per dare avvio alla comunità di Cantiano.
Il colle di Colmatrano fu presidiato da una imponente torre alta 24 metri di cui oggi nulla rimane; il colle di Cantiano, oggi di S. Ubaldo, ospitò la costruzione del Palazzo-castello di cui rimane parte della torre d’angolo. Uniti i due colli successivamente da una possente cinta muraria larga 10 m. al riparo della quale prosperava il borgo, il Castello di Cantiano assunse una formidabile capacità difensiva. La sua importanza strategica fu tale che per ogni secolo i potenti se ne disputeranno il possesso.

Dall’obbedienza all’impero del Barbarossa e di Federico II di Svevia, Cantiano passò nel 1244 per atto di quest’ultimo sotto la giurisdizione di Gubbio e nel 1250 sotto il Governo della Chiesa. Prima di ritornare intorno al ‘300 sotto il controllo degli Eugubini, Cantiano visse l’esperienza della “Libera Università” con la quale, grazie a donazioni del conte Gualteruzio Bonaccorsi, la comunità diventava proprietaria ed amministratrice dei beni comuni.

Del Castello di Cantiano se ne disputarono il dominio anche i Montefeltro di Urbino ed i Malatesta di Rimini, sostenuti per interessi territoriali dai Visconti, signori di Milano e dalla repubblica di Firenze.
Siamo al 1393 quando, caduta la rocca di Colmatrano, si patteggia una pace onorevole. Il castello di Cantiano seppure inespugnato per gloria del difensore conte Francesco Gabrielli, viene ceduto ai Montefeltro e fino al 1631 seguirà storia e destino dello Stato di Urbino.

L’Antica Via Flaminia

Ostacolo alle mire espansionistiche di Roma nelle regioni dell’Italia centrale era rappresentato dalle popolazioni dell’Etruria, insieme ai Galli e più a Sud dai Sanniti. Vittime predestinate, Etruschi, Umbri e Galli si unirono per affrontare lo scontro decisivo, sostenuti dai Sanniti che si affrettavano a raggiungerli con un forte esercito. Anticipando la riunione delle ingenti forze con abilità strategica, Roma riuscì a separare e sconfiggere Galli e Sanniti nella famosa battaglia di Sentinum (294 a.C.). Analoga sorte fu quella degli Etruschi insieme ai Galli poi sconfitti presso il lago di Vadimone (283 a.C.). Caduta Sarsina (265 a.C.) e Volsinium (244 a.C.), Roma portava i confini fino alle rive del Rubicone. Diventava di necessità strategica disporre di una via di comunicazione sicura ed affidabile che permettesse di raggiungere agevolmente le rive dell’Adriatico.

Toccò al Censore Caio Flaminio occuparsi nel 219 a.C. di adattare, collegare e migliorare quella via, in parte già esistente, che dal suo nome si chiamerà Via Flaminia. Arteria fondamentale si dimostrerà indispensabile nelle strategie mercantili e militari dell’espansionismo di Roma repubblicana e imperiale. Dopo l’intervento di Caio Flaminio, la via sarà sempre oggetto di assidue cure da parte del Senato.

Caio Gracco l’aveva risarcita e munita di pietre miliari (123 a.C.). Q.Minucio Thermo nel 65 a.C. ne aveva avuto la cura. Augusto, attento a tutte quelle opere che rispecchiassero la grandezza e forza di Roma, non esitò a comandare che valenti architetti si adoperassero per realizzare imponenti opere come ponti massicci, muraglioni e fondamenta lungo il tratto da Helvillum ad Intercisa.
I suoi successori apportarono ulteriori miglioramenti: Tiberio volle costruito un ponte alle porte di Rimini, Vespasiano fece aprire la grande galleria del Furlo nel 76 d.C.

L’imperatore Adriano non mancò di munirla di opere sussidiarie come “mutationes” dove sostare e cambiare i traini animali e le “mantiones” edifici dove albergare durante le intemperie.
Nel 305 d.C. la via era sotto le cure dei Cesari Flavio Valerio Severo e Galerio Valerio Massimino come testimoniato dalle incisioni su una colonna miliare (CXL miglia dall’Urbe) ritrovata in territorio di Cantiano e conservata all’interno del Palazzo Comunale.

Area archeologica di Pontericcioli

Pontericcioli è una frazione di Cantiano dove stanno emergendo importanti testimonianze dell’antica via. È in questa località che l’attuale via Flaminia più si discosta dall’originario tracciato consolare. In entrambi i casi le strade iniziano a salire per raggiungere, ieri come oggi, il passaggio obbligato del passo di Scheggia. Una massiccia costruzione chiamata “Pontone” ci segnala il bivio sulla destra per entrare nella zona archeologica.

Poco più avanti si trova il ponte anche questo “Grosso”: due fornici di m. 3,40 di luce con piccolo frangiacque. Ancora un chilometro più avanti la terza localizzazione, forse la più interessante, dove recenti scavi hanno iniziato con successo il recupero di un complesso molto promettente composto da almeno due ponti, vari chiavicotti e muri di sostegno.

Il Museo geo-territoriale e il Museo archeologico e della Via Flaminia G.C. Corsi

All’interno delle duecentesche sale del ex Convento agostiniano, con accesso dal chiostro della adiacente chiesa di S. Agostino, in un elegante ed accogliente allestimento il Museo Geo-territoriale di Cantiano offre al visitatore una panoramica sulla natura ed origine geologica delle rocce che ne formano il territorio e dell’influenza che questo ha avuto sulle attività antropiche che si sono sviluppate, dalle pietre scheggiate del Paleolitico, ai ponti della Flaminia romana, dai portali in arenaria dei palazzi signorili, allo sfruttamento delle cave.

Ma l’ aspetto più interessante ed intrigante e’ rappresentato dalla presenza di “Ugo” (Accoriichnus Natans) un rettile adattato alla vita all’ambiente marino, vissuto probabilmente in età Medioliassica. Questo “dinosauro” fu ricostruito grazia al ritrovamento ed allo sue delle sue impronte fossili rinvenute casualmente in uno strato di roccia alle pendici del Monte Catria.

All’interno del Museo Archeologico G.C.Corsi e della Via Flaminia possiamo trovare: La Sezione Preromana

In età preromana il territorio di Cantiano, per la sua posizione interna a ridosso della dorsale appenninica, sembra venisse utilizzato più come un luogo di transito che di stanziamento lungo il percorso viario che metteva in comunicazione Piceni, Umbri ed Etruschi.
La Sezione Romana

Il territorio di Cantiano, in seguito all’apertura nel 220 a.C. della strada consolare Flaminia, fu probabilmente interessato dallo stanziamento di coloni romani in fattorie sparse. Il tipo di insediamento abitativo presente in età imperiale è costituito da fattorie, talvolta anche di notevole estensione, con semplici ambienti ad uso abitativo, pavimenti in cotto o cocciopesto, separati da un quartiere con funzione marcatamente agricola. Questo almeno è quanto si può ricavare dalla tipologia dei reperti conservati nel Museo.

Il Palazzo Comunale

Il Palazzo Comunale di piazza Luceoli occupa per una parte l’area della vetusta sede comunale, dall’attuale portale principale alla facciata prospiciente la via Allegrini che conduce sulla rocca di Sant’Ubaldo, dove troviamo i ruderi della residenza dei Gabrielli. L’altra parte era in passato percorsa dalla via Flaminia e vi sorgeva l’osteria delle Logge.

La ricostruzione delle vicende trae origine dal terribile terremoto del 1781 che rese inagibile la sede comune obbligando il magistrato a trasferirsi nel Palazzo pretorio di piazza Garibaldi.

Nell’ingresso troviamo l’architrave dell’antica chiesa di Col Novello, un elemento di pulpito (sec. IX) rinvenuto presso la chiesa di San Crescentino, l’artistica lapide che l’amministrazione comunale dedicò all’ultimo maestro di cappella Natale Pellicci nella quale è fatta menzione del celebre tenore cantianese Giuseppe Capponi. Vi è anche uno stemma del duca Guidubaldo II: l’unico ad essere insignito dell’onorificenza del «Toson d’oro».

Nella sala del Consiglio si può ammirare il quadro del Damiani, Mane nobiscum ed altri raffiguranti Mazzini il generale Luigi Bartolucci, il giureconsulto Antonio Concioli, Giuseppe Garibaldi, La Sacra Famiglia, attribuzioni secondo un inventario del 1936, due stemmi lignei del duca d’Urbino, un artistico camino.

Nel gabinetto del Sindaco troviamo l’antica «Savonarola», donata dal duca Francesco Maria II Della Rovere alla chiesa del Sasso e trasferita in Comune dopo la demolizione di quell’antica abbazia che era di ius patrimonio comunale, e un busto del già ricordato generale Bartolucci, copia di quello eretto a Roma sul Granicolo.

Ovunque, tracce storie che parlano di Risorgimento e di Unificazione d’Italia.

Le chiese del centro storico

Collegiata di S. Giovanni Battista

Iniziata nel 1615 ed abbellita, secondo l’aspetto attuale, nel 1725 su disegni dell’architetto Antonio Francesco Berardi da Cagli.

All’interno una “Decollazione di S. Giovanni Battista” (Francesco Allegrini), “Vergine con Bambino e San Giovanni” detta “Madonna del Cardellino” ed attribuita a Eusebio di Giacomo detto Eusebio di San Giorgio, discepolo di scuola del Perugino o direttamente a questo insieme al Pinturicchio.

Chiesa di Sant’Agostino

Di antichissime origini, dal 1272 convento agostiniano. Il magnifico portale romanico dai capitelli guarniti da bassorilievi fitomorficistilizzati ne svela l’originaria struttura romanica.

All’interno importanti dipinti tra i quali la “Madonna della cintura”, “San Nicola da Tolentino”, pittore emiliano, una Concezione di Giovanni Dionigi da Cagli del 1535, una “Madonna del Soccorso” (Antonio Viviani).

Chiesa di S. Ubaldo

La chiesa di S. Ubaldo è l’unica che conserva lo stile basilicale.

All’interno un prezioso simulacro ligneo di Gesù crocifisso, opera del 1537 di Berardino figlio di Ottaviano Dolci da Urbania, una“Ultima Cena” attribuita al pittore cantianese Ventura Mazza, una Circoncisione di Gesù, S. Ubaldo e San Bernardino attribuiti a Giovanni Baldassini (1534 ca-1601).

Chiesa di S. Nicolò

Situata di fronte al Comune, in luogo della precedente e del Monastero annesso.

All’interno, una “Pietà e Santi” di autore ignoto nella quale è possibile riconoscere Cantiano dell’epoca, un S. Nicolò (Carlo Maratta, 1625-1713) una pala della Madonna del Rosario con Bambino e Santi (Ercole Ramazzani di Arcevia, 1539-1598).

Pieve di San Crescentino

Posta nei pressi di Cantiano, la pieve di San Crescentino ha origini antichissime. È opinione comune far risalire la fondazione della chiesa intorno all’anno mille, periodo in cui si diffuse molto il culto e la devozione verso san Crescentino nelle zone a cavallo tra Città di Castello ed Urbino, città entrambe di cui ancor oggi il predetto martire è patrono.

La TURBA, Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo

La Turba, oggi

La “Turba” è una rappresentazione sacra che rievoca nelle forme del teatro popolare-religioso la passione, morte e resurrezione di Cristo e che si svolge nella sola sera del venerdì santo, ed in qualunque condizione atmosferica, nel paese di Cantiano in provincia di Pesaro-Urbino.

Il centro storico del paese si trasforma per una sera in un’enorme scena all’aperto, realizzando così una forma di rappresentazione in cui oltre duecento recitanti nei costumi dell’epoca e spettatori sono portati a muoversi insieme percorrendo le vie del paese per recarsi nei luoghi dove, grandiose scenografie, completano la rappresentazione.

Quella che oggi vediamo non è più la stessa che per tanti secoli i Cantianesi videro snodarsi lungo le vie del paese. Il rinnovamento, certamente originale, risale agli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale ed è proseguito sino a tempi recenti.

La sua validità come spettacolo popolare non si può disconoscere: originariamente destinata ad un pubblico locale, la manifestazione si offre oggi ad una platea assai più vasta. Essa ha trovato e trova sostegno morale e materiale nei cantianesi che offrono il loro sapere e saper fare consapevoli di dar vita ad un evento importante per la comunità intera e per quella che, come spettatrice, vi si aggrega vivendo un peculiare rapporto dinamico tra spettacolo e spettatore che raggiunge una perfetta articolazione oltre ad un ampio coinvolgimento.

La manifestazione ha raggiunto notorietà e diffusione a livello nazionale ed europeo portando ogni anno il nome di Cantiano e della Regione Marche ovunque.

La Turba e la storia

Adagiato in una conca fluviale tra le pieghe dell’Appennino pesarese Cantiano, erede di fortificazioni medioevali poste a guardia della via Flaminia, si pone in contiguità geografica e culturale con la vicina Umbria, come testimonia l’appartenenza alla Diocesi di Gubbio, da cui eredita anche il mantenimento di antiche tradizioni tra cui la forma più alta della sua identità comunitaria: la Turba.

Connaturata come rappresentazione del Venerdì Santo, la manifestazione trae probabilmente origine dai movimenti popolari di invocazione alla pace che, partendo proprio dall’Umbria, si diffusero intorno alla metà del sec. XIII portati sulle strade e nelle piazze dalle genti più umili e in condizioni di miseria, sofferenti ed esauste delle continue lotte tra guelfi e ghibellini.

Uomini e donne di ogni età si riunirono in processioni ed invocando la santa intercessione della Vergine Maria Madre di Dio, presero a percorrere le strade d’Italia e d’Europa. Anche Cantiano accolse la “turba” dei penitenti accompagnati dai canti del “miserere” procedevano nella sofferenza e nella redenzione, battendosi e flagellandosi, implorando il perdono, invocando la pace e la fratellanza.

Si formò così la compagnia dei Battuti divenuta, intorno alla metà del XV secolo e per volontà di San Bernardino da Siena, la Compagnia del Buon Gesù. Nello sviluppo della processione, che con il tempo accolse la figura del Cristo insieme a quelle degli attori nel ruolo dei personaggi, prese corpo la sacra rappresentazione della Passione con la ripetizione delle ritualità, dei personaggi, dei dialoghi, dell’azione.

Nacque così, nell’ordine immutabile del Gesù e dei Ladroni, dei Sacerdoti e dei Soldati, la sfilata scenica che ancora oggi, per ricordare le antiche origini, viene chiamata “Turba”.

Il programma

Ore 05:00. Centro storico. Risveglio al suono delle “battistrangole” curato dagli incappucciati
Ore 05:30. Chiesa Collegiata. Inizio della tradizionale “Visita delle Sette Chiese”
Ore 15:30. Chiesa Collegiata. Azione liturgica della Passione del Signore
Ore 16:30. Chiesa Collegiata. Suono dei “33 rintocchi” e processione, curata dagli incappucciati, del Cristo Morto e della Madonna Addolorata dalla Chiesa Collegiata a quella di S. Ubaldo

Ore 20:00. Per le vie del paese. L’attesa – introdotta dalla figura di Diogene e discepoli, con laudi e canti tradizionali Ore 20:45. Piazza Luceoli. Cospirazione e tradimento di Giuda
Ore 21:00. Parco della Rimembranza. Ultima Cena – Piazza Luceoli. Momento di vita ebraica
Ore 21:45. Piazza Luceoli. Processo e condanna

Ore 22:30. Con inizio da Piazza Luceoli. Ascesa al Calvario

Ore 23:00. Colle S. Ubaldo. La Resurrezione
Ore 23:30. Sfilata finale dei personaggi verso la Chiesa Collegiata
Ore 24:00. Ritrovo dei personaggi e dei membri degli staff tecnici presso il Teatro Capponi

La PIAZZA DEL GUSTO – Fiera delle eccellenze del territorio

Ogni anno, a metà maggio, per un fine settimana, il cuore di Cantiano torna ad essere la suggestiva cornice della manifestazione che, insieme ad altre eccellenze, eleva il PANE DI CHIASERNA a principale attore del territorio con le VISCIOLE e AMARENE, carne di cavallo, insaccati di qualità, ecc.

Cantiano si ripropone ogni volta come luogo delle eccellenze umbro-marchigiane e come centro commerciale naturale nell’eccezionale cornice verde del massiccio del Monte Catria.

Il centro storico, come ormai di consuetudine, accoglie il mercatino dell’artigianato di qualità oltre ad animazioni ed attrazioni varie per adulti e bambini, musica, laboratori, ecc. ed è ormai un appuntamento consolidato nel panorama regionale, capace di richiamare visitatori in gran numero.

Il PANE DI CHIASERNA: eccellenza regionale, esempio di artigianato gastronomico

Il Pane di Chiaserna è ormai da considerarsi eccellenza regionale. Infatti, questa tipologia di pane, esclusivamente prodotta nel comune di Cantiano, è sempre di più presente sulla tavola di tante famiglie di un territorio che va ben oltre il confine montano. Il merito è tutto dei produttori locali che, senza tregua, puntano non solo sulla tipicità ma sull’altissimo grado di qualità degli ingredienti così come sulla trasmissione di una “maestranza” iscritta nel più profondo della storia non sempre facile delle genti di questo territorio.

Da alcuni decenni, il “Pane di Chiaserna”, grazie al lavoro sapiente dei forni locali, è apprezzato in tutto il territorio umbro-marchigiano. 
Il segreto, oltre all’eccezionale qualità dell’acqua del Monte Catria, risiede interamente nel rispetto della semplicità e della tradizione.

Il “Pane di Chiaserna” viene utilizzato particolarmente nella ristorazione e servito come base per crostini; è consigliato nelle diete ipocaloriche, in quanto è un alimento privo di sale e facilmente digeribile; mantiene naturalmente la sua fragranza per alcuni giorni. Il pane di Chiaserna è un marchio collettivo registrato.

Progetto Filiera CORTA del PANE DI CHIASERNA

In una logica di valorizzazione del prodotto di qualità a marchio collettivo “Pane di Chiaserna”, è partito il progetto di filiera cerealicola all’interno del Comune di Cantiano.

Il progetto prevede la creazione di un rapporto diretto tra produttori agricoli e panificatori all’interno del Comune di Cantiano, che permetta di evitare le intermediazioni dovute alle grande distribuzione, arrivando ad una transazione finanziaria che sia economicamente vantaggiosa per entrambe le parti della filiera.

Nel progetto sono stati coinvolti diverse aziende agricole del territorio di Cantiano, un mulino della zona di Senigallia e tutti i forni presenti nel Comune di Cantiano.

L’accordo di filiera prevede che il mulino si impegni al ritiro del grano ad un prezzo maggiorato rispetto al prezzo di mercato ed il successivo ritiro dell’equivalente in farina in quota parte dai panificatori Cantianesi a chiusura della filiera.

La partita continua con il pianificare per il futuro diversi investimenti da potersi realizzare accedendo alle misure del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) Regionale nonché attraverso tutta quella serie di attività propedeutiche al riconoscimento del Marchio di Qualità per il Pane di Chiaserna, avendo in futuro la tracciabilità anche del grano.

L’Amministrazione, assieme ai produttori agricoli ed ai forni, è fortemente convinta della bontà del progetto, sia dal punto di vista dello sviluppo economico (agricolo e commerciale) sia dal punto di vista di marketing territoriale.

AMARENA E VISCIOLA DI CANTIANO: eccellenza regionale, esempio di artigianato gastronomico

Per non incorrere in equivoci o confusioni bisogna dire che il frutto in questione non è l’amarena bensì la visciola, sebbene la denominazione appartenga ormai alla storia.

Oggi, rimesse le cose a posto, il ciliegio è indicato come Prunus cerasus varietà austera nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Marche. L’albero cresce spontaneo: la visciola ha sapore acidulo che ne penalizza l’uso come frutto fresco. Diffuso invece è il suo impiego in confetture e sciroppi. Al piacere del palato si associano anche notevoli proprietà curative ed alimentari, contenendo principi antinfiammatori, depurativi e disintossicanti, e il levulosio, uno zucchero assimilabile dai diabetici. L’Amarena di Cantiano è oggi oggetto di iniziative imprenditoriali di nicchia, per la produzione e commercializzazione dei ghiotti preparati in quantità limitate circoscritte dalla produzione locale e dalla difficoltà di raccolta. Nei punti vendita dei produttori si posso acquistare l’Amarena di Cantiano, visciole in sciroppo zuccherino per torte e gelati o il vino di visciole, prodotto esclusivo delle Marche, o vari tipi di confetture.

Cantiano: Natura e sentieri

La sorte è stata generosa con Cantiano assegnandogli una dote importante, il Monte Catria che, con il Monte Acuto e Tenetra, costituisce per le Marche una delle più importanti aree montane. Insieme ai vicini Monte Petrano e Nerone rappresenta una delle maggiori anticlinali calcaree dell’Appennino Umbro Marchigiano, una catena montuosa diretta in senso NW- SE sollevatasi sotto la spinta tettonica che da Ovest corrugò e poi innalzò impennandoli gli strati che giacevano nel fondo dei mari primordiali.

Toccando la quota di 1.701 m. la più alta dell’Appennino Pesarese, il Monte Catria, il “gibbo” di dantesca memoria, interessa i piani altitudinali collinare e montano. Sotto i 900 metri troviamo boschi cedui composti prevalentemente da carpino nero e orniello, con acero napoletano, roverella. Al di sopra dei 900 metri troviamo la faggeta mista dove ai faggi si associano l’acero montano, il sorbo montano, agrifoglio e tasso. Ancora più in alto la faggeta diventa pura e sul Catria ne abbiamo monumentali esempi come quella delle “Cupaie” e di Fonte del Faggio.

Domina il panorama faunistico l’aquila che dispensa agli escursionisti il fascino del suo volo maestoso e chiede solo di essere lasciata in pace; è presente anche il falco pellegrino ed il falco pecchiaiolo mentre rarissima è divenuta la coturnice. La colonia di gracchi corallini che qui vivono è la più settentrionale dell’Appennino.

Tra i boschi e le radure, oltre ai più comuni mammiferi, potremo incontrare cinghiali e daini. Di grande valore sono le specie vegetali che crescono negli ambienti rocciosi, nei macereti e nei prati sassosi del Gruppo del Catria. I prati sono adibiti essenzialmente a pascolo; a primavera va in scena l’emozionante spettacolo della natura con sconfinate esplosioni di colori. Viole, primule, genzianelle, narcisi, ranuncoli e tante orchidee: con il passare delle settimane si succedono le specie ed i prati del Tenetra, di Bocca della Valle, dell’Infilatoio diventano invitanti soffici tappeti inebrianti di colori e profumi.

Il Bosco di Tecchie

Istituito come parco pubblico nel 1986, il PARCO NATURALE BOSCO DI TECCHIE si distingue per la sua elevata integrità ambientale.

Il manto boschivo è grossolanamente costituito da due serie, quella che tende a costituire la cerreta e l’altra la faggeta. Nei versanti esterni più asciutti è presente l’associazione tipica del cerro mentre in quelli interni, leggermente più mesofili, si sviluppa una subassociazione caratterizzata dalla presenza del pero selvatico.

La faggeta interessa i versanti interni più freschi e più alti di quota ed il suo stadio boscato si differenzia da quello dei vicini ambienti calcarei per le diverse specie acidofile e sub acidofile. 
La popolazione animale del Bosco di Tecchie è ricca di specie. La comunità boschiva degli uccelli è caratterizzata da esemplari di astore, di sparviero, di poiana, di falco pecchiaiolo. Ma assai importante per Tecchie è la presenza del picchio rosso minore e del picchio rosso mezzano, specie considerate estinte per quasi tutto il territorio regionale.

Tra gli anfibi è importante la presenza della endemica salamandrina dagli occhiali e della più comune salamandra pezzata.
Completano l’happening naturalistico i mammiferi tra i quali, oltre ai comuni volpe, tasso ed istrice, si segnala la presenza del lupo e del capriolo.

La Trota del Duca

Preziose notizie permettono di confermare la presenza della trota Fario nel territorio di Cantiano fin dal 1600, come si evince da un bando, datato 10 giugno 1600, emesso dal Duca Francesco Maria II della Rovere, che espressamente proibisce la pesca di tale esemplare per sancirne la tutela, da qui il termine “Trota del Duca”.

A Cantiano si trova un importante centro di troticoltura, oggi di proprietà della Provincia di Pesaro e Urbino, dove si sta portando avanti una ricerca genetica sul ceppo locale e un’attività di recupero attraverso la riproduzione di trote Fario autoctone, effettuando la fecondazione e la schiusa delle uova in appositi incubatoi, per poi liberare i pesciolini nei corsi d’acqua del territorio.

Cavallo del Catria e CANTIANOfieraCAVALLI

Cavallo del Catria: Caratteristiche e storia

Il Cavallo del Catria è una peculiarità di Cantiano e del territorio dell’Unione dei Comuni Montani del Catria e Nerone. La sua origine risale all’anno 1000, in documenti che citano la presenza a Fonte Avellana di allevamenti di cavalli “ad usum equitandi“. Si caratterizza per i toni di robustezza e frugalità, necessari per il pascolo brado.

Utilizzato in passato per impieghi militari e per il trasporto a basto, è oggi oggetto di programmi di selezione e miglioramento della razza, finanziati dalla Regione Marche. E’ un cavallo con una grande attitudine al Turismo Equestre, intorno al quale la Fitetrec-Ante, nel Centro Ippico La Badia del Comune di Cantiano, ha istituito la Scuola Regionale di Turismo Equestre. Il Centro offre una serie di servizi come maneggio coperto, pensionato, e paddok. Si organizzano anche escursioni a cavallo, pratiche di ippoterapia, addestramento e doma per la monta western.

CANTIANOfieraCAVALLI : 2° week end di ottobre e 3a domenica di ottobre

Le origini della fiera si perdono nel tempo, di certo sappiamo che fino agli anni sessanta del secolo scorso la fiera cadeva il lunedì successivo alla terza domenica di settembre “Madonna delle Candele” che ancora oggi viene ricordata come festa sacra paesana .

Nel territorio del comune di Cantiano per tradizione vi erano moltissime unità familiari che praticavano la professione del Mulattiere, professione che ancora oggi esiste in modo molto consistente in rapporto ai paesi limitrofi. Il fatto che a Cantiano risiedessero moltissimi mulattieri ha comportato da sempre l’allevamento del cavallo sia per il lavoro someggiato che per la procreazione di muli, e quindi nel territorio vi era e vi è ancora un alto numero di

piccoli allevatori di cavalli che nel periodo di alpeggio venivano inviati ai pascoli montani.
Con la costituzione dell’Azienda Speciale consorziale del Catria la prassi dell’alpeggio è stata istituzionalizzata

programmando l’attività per il pascolo di alta quota e per l’alpeggio a partire dall’ultima domenica di maggio fino alla seconda domenica di ottobre.

Questo ha suggerito agli amministratori, in accordo con gli allevatori, di spostare la fiera di Chiaserna al secondo week-end di ottobre in coincidenza con la fine dell’alpeggio, dando così agli allevatori, una volta riportati a valle gli animali, la possibilità di commercializzare i loro animali; dalla fine degli anni sessanta e tutt’oggi ancora, viene praticata questa tradizione, tradizione che nel tempo ha portato delle grandissime innovazioni.

CANTIANO TUTTO L’ANNO : gli eventi

www.cantianoturismo.it

LA TURBA, Sacra rappresentazione del Venerdì Santo

Venerdì Santo – Centro Storico

www.laturbacantiano.it

La PIAZZA DEL GUSTO

2°weekend di maggio – Centro storico

www.piazzadelgusto.it

Estate Cantianese

Musica, Teatro e Giochi – dal 15 Luglio al 31 Agosto

SAGRA DEL POLENTONE ALLA CARBONARA
1° weekend di agosto – Località Chiaserna di Cantiano

SAGRA DEL TARTUFO DELLA VALLE DEL BALBANO 11 Agosto – Località San Crescentino di Cantiano

SAGRA DEL CINGHIALE
17 Agosto – Località San Crescentino di Cantiano

SAGRA DEL GAMBERO DI FIUME
19 Agosto – Località San Crescentino di Cantiano

MOSTRA MERCATO REGIONALE DEL CAVALLO – RASSEGNA DEL CAVALLO DEL CATRIA 2° weekend di ottobre + 3a domenica di ottobre – Località Chiaserna di Cantiano www.cavallodelcatria.net

Gallery

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Indirizzo
Piazza Luceoli, 1

Provincia
PU

CAP
61044

Referente
Toni Matteacci, assessore

Telefono

Sito web
http://www.comune.cantiano.pu.it

Email