Costi e benefici di un DRS in Italia: la via obbligata per raggiungere gli obiettivi europei
I costi di introduzione del sistema, la loro copertura, e l’incidenza dei contributi EPR sul singolo contenitore
Il punto centrale della analisi costi/benefici presentata nel corso dell’evento, è stata la valutazione dei costi per la introduzione del sistema DRS in Italia. Con un approccio analitico che ha incluso tutti i costi industriali di investimento e gestione del sistema, l’analisi ha restituito un costo annuo di circa 640 Milioni di Euro, costo che :
- risulta marcatamente differente dai costi stimati da precedenti analisi preliminari di studi (nel corso dell’evento e della discussione, sono state fornite le motivazioni di tale differenza, che fa riferimento soprattutto, anche se non esclusivamente, al numero di RVM previste nei punti di restituzione – numero previsto pari a 100.000 in alcune delle analisi precedenti, quando in Germania, Paese di 85 M di abitanti, sono 44.000)
- verrebbe in massima parte coperto dalla vendita dei materiali intercettati e dai depositi non riscossi, che, per quanto marginali in percentuale (lo studio ha modellizzato il 90 e 93% di restituzione dei contenitori, limitando dunque i depositi non riscossi al 7-10%) rappresentano un valore in grado di coprire gran parte dei costi.
La parte residua dei costi, pari nello scenario “standard” (al 90% di tasso di restituzione e ai valori del 2021 di collocazione nelle aste dei materiali recuperati) pari a circa 80 Milioni di Euro, verrebbe coperta dai contributi EPR, che rappresentano il vero “costo netto” per la introduzione del sistema.
Ebbene, tale contributo EPR, qualora caricato sui contenitori, darebbe luogo ad una incidenza del tutto marginale, pari a 0,3-1,2 cent per la bottiglia in PET, 1,9-2,5 cent per la bottiglia in vetro, mentre nel caso delle lattine in alluminio non ci sarebbe bisogno di contributo EPR, in quanto la relativa quota di costo di gestione del DRS verrebbe integralmente coperta dal valore dei materiali recuperati e dall’ammontare dei depositi non riscossi.
Piccoli incrementi nei tassi di riciclo determinano aumenti esponenziali di efficienza nell’utilizzo dei materiali
Daniel Stunnel, a capo del gruppo di ricerca di Eunomia che ha elaborato lo studio, ha spiegato come i DRS contribuiscano al miglioramento delle performance generali dei sistemi di gestione dei rifiuti: dall’aumento dei tassi di intercettazione e riciclo effettivo, alla riduzione drastica del littering grazie all’effetto del deposito cauzionale, all’aumento del tasso di circolarità dei materiali con conseguente riduzione del consumo di materie prime e delle emissioni di gas serra, alla disponibilità di un quantitativo adeguato di materiali derivanti dal riciclo dei rifiuti per soddisfare la domanda crescente di materiale riciclato che proviene dalle imprese del settore.
Le aspettative nei confronti dei sistemi di gestione dei rifiuti stanno cambiando, ha sottolineato Stunnell. Il riciclaggio, così come si configura oggi, non è più sufficiente: i sistemi di gestione dei rifiuti dovranno sempre più garantire un flusso di materiali di elevata qualità utilizzabili ed effettivamente utilizzati in applicazioni “closed-loop” in sostituzione delle materie prime vergini, evitando il cd.“downcycling”, ovvero l’impiego dei materiali riciclati in applicazioni di inferiore valore con bassi o nulli tassi di circolarità.
Con riferimento in particolare ai contenitori per bevande in alluminio, l’esperto ha spiegato inoltre che anche incrementi marginali dei tassi di restituzione e avvio a riciclo, determinano aumenti “esponenziali” del tasso di circolarità dei materiali, quando i materiali vengono reimpiegati in “closed loop” ovvero “da contenitore a contenitore”.
Se ad oggi gli obblighi di “contenuto di riciclato” sono stati introdotti solo per le bottiglie in plastica per bevande, nel prossimo futuro tali obblighi potranno riguardare, e con molta probabilità riguarderanno, un ventaglio molto più ampio di prodotti e applicazioni. I sistemi DRS si collocano in questo scenario come valido strumento in grado di fornire risposte alla crescente domanda di materiali di qualità.
Garantire la circolarità e il risparmio delle risorse
Anche il presidente dell’Associazione europea dei produttori di acque minerali (Natural Mineral Waters Europe), l’imprenditore Alessandro Pasquale, a capo dell’azienda Mattoni 1873, ha voluto condividere la sua esperienza diretta legata all’uso efficiente e al riciclo “bottle to bottle” dei contenitori in PET. Pasquale, che è anche nel board dell’ente che in Slovacchia gestisce il sistema di deposito cauzionale, ha messo in evidenza che il sistema (“closed loop”) generato dal DRS consentirà ai produttori di arrivare ad utilizzare fino al 75% di rPET (il PET riciclato) al 2028, con enormi risparmi sia in termini economici che ambientali.
L’introduzione anche in Italia di un DRS, secondo Pasquale, potrà garantire anche nel nostro paese la chiusura del ciclo del PET, mettendo al riparo le imprese dai rischi legati alla volatilità dei prezzi delle materie prime e dei materiali da riciclo sui mercati internazionali.
Ha chiuso la sessione dedicata alle presentazioni Alex Bellini, esploratore e divulgatore ambientale che ha spiegato perché sostiene un DRS in Italia, e non solo.
Bellini ha raccontato dei suoi recenti viaggi nei paesi principalmente afflitti dall’inquinamento da plastica e si è augurato che non si indugi oltre in Italia nell’applicazione di un sistema che funziona, grazie proprio al meccanismo incentivante del deposito. “L’essere umano non riesce a cambiare la sua relazione con la plastica (…) non sempre la consapevolezza produce un cambio di abitudini (…) l’urgenza richiede massima tempestività e l’essere umano, ovunque nel mondo, è molto sensibile all’incentivo e risponde adeguatamente“. Ha spiegato Bellini. Come non dargli torto.
Documentazione riferita all’evento
La videoregistrazione dell’evento è disponibile sul canale You Tube della campagna
Per scaricare le presentazioni andare alla sezione Presentazioni Convegni della pagina Studi e Rapporti.