Domini collettivi

Dopo l’ok al Senato, il 26 ottobre scorso, la Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge 4522 dal titolo “Norme in materia di domini collettivi”. Si tratta di una novità importante per le comunità locali, i borghi, aree interne e montane in quanto, i domini collettivi, vengono riconosciuti come ordinamento giuridico primario delle comunità originarie.

Cosa sono i domini collettivi. Sebbene non esista una definizione normativa, con questo termine si indica una situazione giuridica in cui una determinata estensione di terreno di proprietà sia pubblica che privata è oggetto di godimento da parte di una collettività determinata, abitualmente per uso agro-silvo-pastorale.

Cosa prevede la nuova normativa. Il provvedimento definisce i beni collettivi e afferma la loro inalienabilità, indivisibilità, il fatto che non possano essere oggetto di usucapione e la perpetua destinazione agro-silvo-pastorale. Come spiegato da Francesco Petrucci, in un articolo pubblicato su ReteAmbiente:”Il provvedimento in parola dà certezza giuridica a situazioni di godimento collettivo di fatto di determinati beni — pensiamo al diritto di uso per il legnatico (il diritto della popolazione del luogo di “fare legna” in quel determinato terreno) o al diritto di pascolo — tutte situazioni di godimento spesso rimesse a fonti del diritto subordinate o a regolamentazioni sfumate”.

I dettagli. Secondo la noma, i domini collettivi sono soggetti alla Costituzione, sono dotati di capacità di autonormazione e di gestione del patrimonio naturale, economico e culturale che fa capo alla base territoriale della proprietà collettiva. L’ordinamento giuridico è caratterizzato dall’esistenza di una collettività i cui membri hanno in proprietà terreni ed insieme esercitano più o meno estesi diritti di godimento, individualmente o collettivamente, su terreni che il Comune amministra o la comunità da esso distinta ha in proprietà pubblica o collettiva.  Gli enti esponenziali delle collettività titolari dei diritti di uso civico e della proprietà collettiva hanno personalità giuridica di diritto privato ed autonomia statutaria.

La norma, attesa da tempo, riconosce in pratica, gli enti gestori delle terre di godimento collettivo, come imprenditori locali che agiscono per la “tutela e la valorizzazione dell’insieme delle risorse naturali presenti nel demanio civico. L’articolo 2 della norma, tra i vari punti, riconosce che la Repubblica valorizza i beni collettivi di godimentoin quanto elementi fondamentali per lo sviluppo delle collettività locali e strumenti per la tutela del patrimonio ambientale nazionale”.

L’impegno di Borghi Autentici. Quello del territorio e della comunità,  è un tema fondamentale per Borghi Autentici, impegnata in prima linea con il progetto strategico Uranos nello sviluppo e nella condivisione di azioni locali per la tutela e valorizzazione del paesaggio. I piccoli e medi borghi rappresentano infatti un laboratorio di innovazione sostenibile in cui sperimentare soluzioni, idee e progetti per mettere a punto un modello di uso del suolo a ridotto impatto ambientale. Una riflessione sul paesaggio come “bene comune” che coinvolge cittadini e amministratori.

Come avvenuto a Berceto, borgo autentico dell’Appennino parmense dove, alcuni mesi fa, amministrazione e cittadini si sono confrontati sul “Regolamento di gestione comunitaria del territorio”, uno strumento volontario pensato per individuare modalità e comportamenti idonei a valorizzare le risorse ambientali e preservare il grande patrimonio di biodiversità locale, ridotandolo di valore e produttività collegati alla salvaguardia territoriale.

Fonte: Baiblog