“I filtri delle sigarette inquinano. Eliminiamoli!”. L’appello al governo olandese

In Olanda una campagna di ong, aziende e cittadini propone che i produttori coprano i costi della rimozione delle cicche, e che si torni alle sigarette senza filtro. Anche altri Paesi riflettono su soluzioni che vadano oltre le campagne di sensibilizzazione. In Italia nasce il primo schema di responsabilità estesa del produttore

Silvia Ricci pubblicato su EconomiaCircolare.com

Sabato 2 luglio in Olanda la campagna Plastic PeukMeuk ha organizzato la quarta edizione di un’operazione di raccolta di mozziconi di sigaretta lasciati in giro da fumatori incivili. Per la prima volta quest’anno la giornata di mobilitazione civica ha coinvolto anche i cittadini in altri 10 Paesi europei.

La campagna è coordinata dalla Plastic Peuken Collectief (Collettivo Cicche in plastica), che riunisce diverse organizzazioni ambientaliste, aziende e cittadini motivati a contrastare questo specifico tipo di inquinamento che non risparmia alcun luogo frequentato dall’uomo: strade, fioriere cittadine, spiagge, prati.

Una forma di inquinamento che colpisce in particolare Paesi densamente popolati come l’Olanda, dove nel 2021 sono stati venduti quasi 10 miliardi di sigarette. Si stima che due terzi dei filtri di queste sigarette finiscano buttati a terra, con la conseguenza che le particelle di cui sono composti – acetato di cellulosa, un tipo di plastica che non si biodegrada – persistono per anni nell’ambiente.

Le richieste al governo olandese

Gli organizzatori della campagna chiedono al governo che sia l’industria del tabacco a farsi carico dei costi sostenuti per la rimozione di questi rifiuti, ma c’è di più. Secondo gli attivisti olandesi serve anche un’azione di prevenzione più drastica: l’eliminazione del filtro dalle sigarette, in modo che non restino rifiuti plastici dopo l’uso. Questo anche perché fin qui i tentativi dell’industria del tabacco di mettere a punto e utilizzare filtri che non contenessero plastica non hanno portato a risultati di rilievo. Questa richiesta è stata fatta propria dai parlamentari di GroenLinks (Sinistra Verde) con una mozione approvata lo scorso 8 febbraio dal Parlamento, che chiedeva alla Segretaria di Stato per le Infrastrutture e la Gestione delle Acque, Vivianne Heijnen, di lavorare a un obiettivo di riduzione del 70% dei mozziconi di sigaretta nell’ambiente entro il 2026 rispetto ai dati del 2022. A marzo, la Segretaria di Stato ha annunciato quindi l’avvio di uno studio che comprende sia la fattibilità di tale obiettivo di riduzione che la praticabilità giuridica e tecnica di un eventuale divieto di usare filtri.

Lo studio affidato al Rijkswaterstaat, il dipartimento del Ministero delle infrastrutture e della gestione delle risorse idriche, dovrà anche occuparsi – come richiesto nella mozione approvata dal Parlamento – di monitorare i volumi dei mozziconi abbandonati e i costi per la pulizia richiesti dalla gestione di questo flusso di rifiuti. I risultati saranno resi noti entro la fine di quest’anno dalla stessa Heijnen e dal collega Segretario di Stato alla Salute pubblica e sport, Maarten van Ooijen.

Quanto inquinano i filtri di sigaretta…

Il fenomeno delle cicche abbandonate è anche legato alla scarsa consapevolezza dei consumatori: gran parte dei fumatori e dell’opinione pubblica, infatti, ignora che i filtri di sigaretta sono costituiti quasi interamente da acetato di cellulosa e che solamente il rivestimento esterno in carta è biodegradabile. Una volta gettati nell’ambiente contribuiscono in modo significativo all’inquinamento da plastica e anche all’inquinamento di suoli ed acque, a causa delle sostanze tossiche e nocive derivate dalla combustione del tabacco che lì si concentrano. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità arrivano a circa 7.000 le sostanze chimiche tossiche concentrate nei filtri. Eppure questi rifiuti occupano il secondo posto nella classifica europea di quelli che si ritrovano maggiormente dispersi nell’ambiente, mentre secondo Ocean Conservancy sono al primo posto tra le tipologie di rifiuti presenti nei mari. Si tratta oltretutto di rifiuti difficili da rimuovere, che comportano costi di pulizia più elevati per i Comuni e che deturpano il decoro cittadino attirando altri rifiuti.

…E quanto mettono a rischio la salute umana

“Ogni giorno nei Paesi Bassi finisce per strada un camion pieno di mozziconi di sigarette” spiega Karl Beerenfenger, responsabile della campagna Plastic PeukMeuk. “Anche se il 90% dei fumatori getta correttamente le cicche, ogni anno centinaia di milioni di filtri di plastica finiscono per strada e nell’ambiente. L’industria del tabacco tende ad addossare la responsabilità al fumatore stesso. Ma la consapevolezza da sola non porrà mai fine all’inquinamento”.

Nel 2018 l’Europarlamento aveva previsto l’ipotesi di obbligare i produttori a ridurre la plastica contenuta nei filtri (del 50% entro il 2025 e dell’80 entro il 2030) ma poi l’obbligo non è mai stato votato. Beerenfenger e gli altri attivisti della campagna sono consapevoli che per ottenere addirittura il divieto di usare un prodotto – in questo caso il filtro di sigaretta – nell’ambito dell’Unione europea bisogna motivarlo con solide ragioni, ad esempio dimostrando le conseguenze sulla salute o sull’ambiente. “In questo caso, ci sono molte giustificazioni su entrambi i fronti – riprende –. Il filtro delle sigarette è la più grande forma di inquinamento da plastica e non offre alcun beneficio per la salute rispetto al fumo senza filtro. Questo è stato scientificamente provato, anche se l’industria del tabacco vorrebbe ancora farci credere il contrario. Il filtro offre solo un falso senso di sicurezza ed è solo uno strumento di marketing per vendere più sigarette”.

Le tesi di Beerenfenger trovano riscontro in diversi studi, tra cui un articolo del 2009 pubblicato sulla National library of Medicine, la più grande biblioteca medica del mondo: “I filtri hanno ridotto il passaggio di catrame e nicotina misurato dalle macchine sulle sigarette accese, ma c’è controversia sul fatto che ciò abbia ridotto di conseguenza il carico di malattie del fumo per la popolazione” si legge peraltro nell’abstract. A parte i 600 milioni di alberi abbattuti per produrre le sigarette o gli 84 milioni di tonnellate di CO2 emesse, Karl Beerenfenger si sofferma sulle conseguenze dannose dei filtri dispersi nell’ambiente, spiegando che “diversi studi hanno evidenziato effetti tossici per i pesci e di ostacolo alla crescita di alcuni tipi di vegetazione“.

Le campagne di pulizia da sole non bastano

All’inizio di giugno GoClean, fondazione che si pone l’obiettivo di usare i dati per rendere i Paesi Bassi liberi dai rifiuti, ha pubblicato i risultati di un monitoraggio su scala nazionale. La direttrice, Marloes Heebing, non ha dubbi: “Non c’è modo di ripulire questo inquinamento, e anche la sensibilizzazione difficilmente aiuterà a contrastare i diversi miliardi di mozziconi di sigarette presenti nei nostri ecosistemi. Per raggiungere un obiettivo di riduzione del 70%, il filtro della sigaretta deve essere rimosso”.

Così come avvenuto nel 2021, anche quest’anno i partecipanti all’iniziativa hanno registrato le quantità di mozziconi di sigaretta raccolti tramite l’app Litterati, dopo di che GoClean compilerà un rapporto che sarà reso noto entro la fine di luglio. Nelle tre edizioni passate sono stati raccolti rispettivamente 51.000, 142.000 e 560.000 filtri di sigarette. Durante il Beach Cleanup Tour, organizzato invece dalla Fondazione Mare del Nord la scorsa estate, invece, sono stati raccolti sulle spiagge 57.772 filtri di sigarette in quindici giorni. Proprio questi dati, spiegano gli attivisti, dimostrano che non è con le campagne di pulizia che si può risolvere il problema. E di questo sono consapevoli anche le istituzioni comunitarie.

La nuova responsabilità estesa del produttore

A partire dal 1° gennaio 2023 le aziende produttrici di tabacco negli Stati membri dell’UE dovranno pagare i costi di raccolta e smaltimento dei mozziconi. Lo stabilisce l’articolo 8 sulla Responsabilità Estesa del Produttore della Direttiva europea sulle plastiche monouso (SUP, Single Use Plastic), entrata in vigore l’estate scorsa per ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Gli effetti dovranno essere valutati nel 2026. Tra le misure di contrasto, la SUP stabilisce l’istituzione di schemi di responsabilità estesa del produttore proprio per i prodotti del tabacco con filtro e i filtri commercializzati per essere utilizzati in combinazione con i prodotti da tabacco. I produttori, dunque, “dovranno sostenere sia i costi delle misure di sensibilizzazione previste dalla direttiva sia i costi di rimozione dei rifiuti di tali prodotti dispersi e il successivo trasporto e trattamento”.

Lo studio di GoClean in via di pubblicazione potrà darci un’idea di quali potrebbero essere tali costi in Olanda. “In previsione di un divieto, abbiamo chiesto al governo olandese di monitorare attentamente il numero di mozziconi di sigaretta abbandonati e di stabilire costi di smaltimento realistici – spiega Rob Buurman, direttore dell’organizzazione ambientalista Recycling Netwerk Benelux –. In questo modo, il governo può motivare i produttori di tabacco a evitare che i mozziconi finiscano nell’ambiente”.

Paesi alla ricerca di soluzioni

Ma l’Olanda non è l’unico Paese dove si fa strada l’ipotesi di vietare l’utilizzo dei filtri. Progetti di legge che vanno nella stessa direzione sono stati presentati nello stato della California e di New York, mentre una norma all’interno della legge Ley de Residuos y Suelos Contaminados, recentemente approvata in Spagna, offre una base legale nazionale che permetterà a tutte le municipalità costiere di proibire e sanzionare il fumo in spiaggia.

Il Dipartimento per l’Azione per il Clima, l’Alimentazione e l’Agenda Rurale del governo catalano sta valutando se la prossima legge catalana sui rifiuti possa includere una tassa di 20 centesimi per sigaretta pagata al momento dell’acquisto, tassa che il fumatore potrebbe recuperare quando restituisce i mozziconi presso appositi punti di raccolta, magari collocati anche presso gli stessi tabaccai. La tassa andrebbe ad aumentare di 4 euro il costo per un pacchetto da 20 sigarette e questo evidentemente crea forti resistenze. Ad ogni modo la misura, ancora in fase embrionale, potrebbe essere ricompresa nella futura legge catalana sui rifiuti, che il governo dovrebbe approvare nel primo trimestre del 2023. “L’obiettivo è evitare che il 70% dei mozziconi di sigaretta prodotti in Catalogna finisca per terra o in mare”, ha dichiarato in un’intervista a El Periódico, Isaac Peraire, direttore dell’Agenzia catalana dei rifiuti. Uno studio dell’organizzazione Rezero ha calcolato che la rimozione dei mozziconi di sigaretta da parte delle autorità pubbliche in Catalogna e la loro successiva gestione costi tra i 12 e i 21 euro all’anno per abitante.

Lo scorso febbraio diversi media hanno riportato il caso della cittadina svedese di Södertälje e del suo progetto pilota dei corvi spazzini addestrati nella raccolta delle cicche. Secondo i dati dell’organizzazione Keep Sweden Tidy ogni anno vengono abbandonati nelle strade cittadine in Svezia oltre 1 miliardo di mozziconi di sigaretta. Il Comune di Södertälje (circa 72 mila abitanti), che spende annualmente circa 20 milioni di corone (quasi 2 milioni di euro) per i rifiuti, ha stimato che il costo di rimozione per un solo mozzicone va dalle circa 80 öre (8 centesimi di euro) alle 2 corone (20 centesimi).

A che punto siamo in Italia

Parlando dell’Italia, va detto che la situazione è in linea con quella di altri Paesi europei in quanto a stime sulla percentuale dei mozziconi buttati a terra rapportato al numero di fumatori e sigarette vendute. Dati diffusi da un’iniziativa di Marevivo lo scorso anno dicono che più di metà delle sigarette sono fumate fuori casa e che solo il 30% dei mozziconi viene smaltito nei cestini, mentre il restante 70% finisce nell’ambiente: circa 14 miliardi di mozziconi ogni anno.

Altri dati del settore ipotizzano numeri ben più alti, sempre se consideriamo una dispersione del 65-70% su oltre 71 miliardi di mozziconi che vengono prodotti su base annua. A 71 miliardi si arriva calcolando che i 14 milioni di fumatori in Italia consumino mediamente 14 sigarette al giorno.

Le iniziative di sensibilizzazione che hanno regalato negli anni migliaia di porta-mozziconi tascabili hanno probabilmente alleviato il fenomeno dell’abbandono a livello locale ma, da quello che si ha modo di vedere un po’ ovunque, non si riscontrano effetti positivi sul lungo termine.

Neanche la legge introdotta nel 2016 (221/2015 nel cosiddetto “Collegato Ambientale”) che prevedeva una sanzione amministrative da 30 a 150 euro per l’abbandono di rifiuti di piccole dimensioni – e fino a 300 euro per i mozziconi – ha sortito grandi effetti: nonostante stabilisse una ripartizione dei proventi delle sanzioni al 50% fra il ministero dell’Ambiente e i Comuni la norma è praticamente inapplicata.

Sul fronte della sensibilizzazione si registrano alcune campagne delle case produttrici, anche in supporto ad associazioni ambientaliste, mentre il mese scorso è nato nel nostro Paese il primo sistema di responsabilità estesa del produttore, Erion Care, che con il sostegno delle imprese del settore, oltre a svolgere attività di comunicazione e sensibilizzazione contribuirà a coprire i costi che gli enti locali sostengono per raccogliere e smaltire i mozziconi.

L’accettabilità sociale di un gesto dalle conseguenze pesanti

A favorire il fenomeno delle cicche disperse nell’ambiente è sicuramente la tolleranza sociale altissima nei confronti di chi non utilizza gli appositi contenitori. Film e serie televisive, poi, assecondano l’idea per cui gettare i mozziconi a terra è un peccato veniale se non un gesto del tutto innocuo, al punto che nei film a gettare la cicca a terra sono sia i personaggi buoni che quelli cattivi.

La serie Netflix spagnola Oscuro Deseo 2 termina con un gesto tra il liberatorio e propiziatorio con la protagonista che, dopo una profonda aspirazione, butta la cicca a terra e la schiaccia con lo stivaletto con soddisfazione, andando incontro “ad una nuova vita.”

Lavorare ad un cambio di immaginario attorno alla sigaretta e al gesto di buttarla in terra è un compito che spetta alla politica e al sistema educativo in primis, ma che dovrebbe coinvolgere in prima persona esponenti del mondo dello spettacolo. L’industria del tabacco con l’avvio dello schema di EPR già designato in Italia ha sicuramente un interesse economico a mitigare questo fenomeno, oltre che l’obbligo morale di contribuire a mettere un punto a questa gravissima fonte di inquinamento.