Oltre 41 miliardi di contenitori di bevande vengono sprecati in Europa ogni anno

Nelle 28 pagine del rapporto si trova anche una sezione dedicata alla diffusione dei sistemi di vuoto a rendere nei vari paesi. A differenza di quanto non avvenga per i sistemi di DRS i sistemi di vuoto a rendere sono attualmente più diffusi al di fuori dell’Europa. La Germania è l’unico paese europeo tra i primi 10 paesi della classifica mondiale per quota di mercato in vuoto a rendere con Cina continentale (Mainland Cina), Colombia, Brasile, Messico, India e Filippine, Tailandia, Vietnam e Nigeria. Tuttavia anche in questi paesi, nel contesto di aumento delle vendite di bevande in contenitori monouso, il vuoto a rendere ha perso parecchio terreno. Attualmente copre una quota di mercato inferiore rispetto al 1999, con percentuali in calo tra il 16% e il 52% rispetto ai precedente valori che oscillavano dal 40 % al 91 % con una media del 60%. La media attuale è scesa al 29%.

Quali sono i dati e le fonti del rapporto

I dati di vendita riferiti alle bevande immesse al commercio nei 93 paesi oggetto della ricerca sono stati acquistati da Reloop su licenza di Global Data. I termini della licenza non permettono una loro diffusione “tal quale” ma possono essere utilizzati per elaborazioni e comparazioni con altri set di dati come quelli relativi ai tassi di riciclaggio dei vari paesi.

Altra fonte di dati utilizzata nel rapporto e dal dashboard che lo accompagna è il volume “Global deposit book 2020” sempre uscito con Reloop nel 2020.
Questi set di dati rendono possibile esplorare la quota di mercato delle varie tipologie di bevande per materiale e per segmento, alla luce dei cambiamenti intervenuti nel passaggio dal vuoto a rendere al monouso e all’adozione dei sistemi di deposito, ad esempio. Si possono così per ogni singolo paese stimare gli effetti che un aumento della quota di mercato del vuoto a rendere, oppure l’adozione di un DRS e/o una variazione dei tassi di riciclo possono avere sul quadro generale.

Nel periodo coperto dalla disponibilità di questi dati sulle vendite globali di bevande, dal 1999 al 2019, si è verificato un aumento sostanziale dei volumi di bevande vendute.
Se nel 1999 sono stati vendute 685 miliardi di bevande in lattine di metallo, bottiglie di plastica , vetro, o in cartoni questa cifra risulta quasi raddoppiata a 1.300 miliardi nel 2019. Considerando che questo dato non include circa 100 altri paesi e altre metodologie è probabile che il dato globale corrisponda a 2.000 miliardi di vendite di bevande per questo
stesso anno.
I materiali da imballaggio primario coperti dai set di dati valutati nel rapporto sono il vetro , la plastica (PET) delle bottiglie, sia monouso che ricaricabili e acciaio o alluminio (lattine). Sono inclusi anche i dati di vendita relativi a bevande vendute in bottiglie in HDPE (polietilene ad alta densità) e in cartoni di bevande (compresi i cartoni, come Tetra Pak), ma per questi due materiali non sono disponibili nei set di dati i tassi di riciclaggio.

Quanto sono attendibili i dati sui tassi di riciclaggio

Va notato che i tassi di riciclaggio spesso nascondono una mancanza di chiarezza tra i “materiali raccolti” e “materiali riciclati”. L’approccio comune che vige in particolare nei sistemi di raccolta stradali misti per rifiuti riciclabili e non, e infatti quello di considerare il peso dei materiali raccolti per determinare il tasso di riciclaggio. Una metodologia di calcolo altamente imprecisa che non tiene conto dei materiali “contaminanti” dei flussi di raccolta che vengono smaltiti e che rischia di sovrastimare le quantità effettivamente riciclate degli imballaggi, soprattutto nei paesi dove non esiste un sistema di deposito che garantisce dati più accurati.
Questi tassi di riciclaggio poco affidabili verranno ridimensionati quando entrerà in vigore la nuova metodologia europea di misurazione del tasso di riciclo che sposta il punto di misurazione dall’entrata dei materiali in un impianto di riciclo all’uscita, al netto quindi degli scarti e perdite di processo.
E’ prevedibile che ad un tasso di raccolta del PET del 58% corrisponda un tasso di riciclaggio del 42%, mentre per il vetro si traduca in un crollo dal 76% al 66%, questo significa che più di un quarto del peso delle balle di PET raccolte per il riciclaggio sia costituito da scarti. Per l’alluminio la differenza sarà minore: dal 74,5% al ​​69% trattandosi del materiale più facile da recuperare da un flusso di riciclaggio misto e del materiale più pregiato per tonnellata.

I sistemi di deposito garantiscono dati più accurati e attendibili

Inoltre, poiché i DRS richiedono ai produttori e agli importatori di rendere conto di ogni contenitore immesso sul mercato, i paesi con tali sistemi
tenderanno a mostrare vendite più elevate e figure più accurate. Il monitoraggio sui risultati ottenuti dai sistemi cauzionali, come stabilito generalmente dalle leggi che ne regolamentano l’introduzione e il funzionamento nei vari paesi, avviene da parte delle agenzie preposte al controllo da parte dei governi.
Nel complesso – come evidenziano gli autori del rapporto – va considerato che i dati sul riciclaggio tendono ad essere sovrastimati mentre, al contrario, i dati di vendita sono in genere sottostimati. Da qui ne consegue che i dati sugli sprechi reali tenderanno ad essere ben superiori alle stime che è possibile fare sulla base dei set di dati attualmente disponibili. Questa considerazione vale, ovviamente, anche per questo rapporto di cui consigliamo un’attenta lettura.

Silvia Ricci

(1) Trattasi dei dati riferiti a 24 Stati membri che rappresentano il 99,5% della popolazione dell’UE, esclusi Malta, Cipro e Lussemburgo. Anche Islanda e Norvegia, membri dell’EFTA, utilizzano sistemi di deposito cauzionali.

 

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