Plastica in mare: la soluzione è un diverso modello produttivo

I paradossi dell’evoluzione del design del packaging

Lo studio evidenzia alcuni trend interessanti sulla produzione e consumo di imballaggi in plastica che tratteremo in un prossimo post con le nostre considerazioni e proposte di soluzione. Il tema della gestione dei rifiuti come risorse, imballaggi inclusi, è uno dei temi cardine per la nostra associazione. In aggiunta alle azioni portate avanti sul tema dai Comuni associati a livello locale l’ACV si è spesa a livello nazionale (e continua a spendersi) da qualche anno  con due iniziative mirate al mondo produttivo e distributivo (meno rifiuti più risorse) e ai soggetti che hanno il compito di cambiare quanto non funziona nell’accordo quadro anci conai, anche a livello di responsabilità del legislatore.

Tra i dati di fatto presenti nello studio di cui è indispensabile tener conto per disegnare politiche sostenibili di gestione del packaging:

  1. L’inarrestabile crescita dell’urbanizzazione porterà ad un aumento nella produzione dei rifiuti e quindi della plastica. Secondo una simulazione effettuata nello studio sulla base di dati della Banca Mondiale e dell’Unep la produzione di rifiuti a livello procapite risulta del 40% più alta tra i residenti nelle città rispetto ai residenti delle aree rurali. La quantità di plastica viene stimata in un più 15% nelle aree urbane.
  2. L’evoluzione di nuovi materiali e nuove opzioni con cui viene realizzato il packaging è sempre stata molto più veloce di quella relativa ai sistemi di gestione dei rifiuti e di riciclaggio. Ovvero a partire dalla sostituzione del vetro a rendere con la bottiglia di plastica si sono introdotti imballaggi in contesti poco o per nulla attrezzati a gestirli e a metabolizzarli in nuovi cicli economici, con il risultato che, oltre allo spreco di risorse, la plastica dispersa nell’ambiente è entrata nella catena alimentare dell’uomo, ed è presente nell’organismo di diverse specie animali.
  3. La produzione di imballaggi, se non regolata da politiche stringenti a livello globale, tenderà ad aumentare (punto 1) e a peggiorare come qualità (e valore economico). Questa tendenza si tradurrà in un aggravio di costi per raccolta e selezione degli stessi che penalizzerà gli enti locali che ne sostengono la maggior parte dei costi e minerà nel complesso la sostenibilità economica della filiera del riciclo (punto 2).

La rivoluzione nel settore degli imballaggi, che ha portato a quello che è il poco virtuoso panorama attuale, tra spreco di risorse e inquinamento degli ambienti naturali, ha avuto inizio alcuni decenni fa, con il graduale passaggio dall’utilizzo di materiali più facilmente riciclabili, e valorizzabili economicamente come vetro e metalli, a materiali meno performanti sotto l’aspetto della riciclabilità. Unitamente alla graduale dismissione del sistema del vuoto  a rendere delle bottiglie di vetro riutilizzabile più volte.

Alcune delle evidenze con cui bisogna attualmente  fare i conti  sono: la tendenza ad alleggerire il peso dei materiali da imballaggio per un packaging sempre più leggero (sia in monomateriale che in poliaccoppiato: combinazioni in multistrato di materiali eterogenei tra plastica, carta, alluminio), l’aumento del consumo dei cibi pronti (più imballaggi), e infine la riduzione dei formati che si traduce in più unità di packaging per grammo di prodotto sia per prevenire lo spreco alimentare che per andare incontro ai consumatori meno abbienti (soprattutto nei paesi in via di sviluppo). Rispetto all’esigenza di ridurre lo spreco alimentare con le mono o piccole porzioni quando l’offerta di alimenti freschi supera invece la domanda si rischia di sprecare ” capra e cavoli”.

Sino a che il costo relativo a tutto il ciclo di vita del packaging (incluso fine vita) verrà pagato dal consumatore finale (quando acquista i prodotti e quando ne lo smaltimento con paga la bolletta dei rifiuti)  invece che da chi produce e utilizza un determinato imballaggio, non ci sarà alcun cambiamento di rilievo. Ad oggi nella progettazione degli imballaggi, tranne rare eccezioni, anche a parità di performance sul piano delle sicurezza alimentare, shelf life e costi, predominano le esigenze legate al marketing.

In realtà qualora i decisori aziendali fossero davvero intenzionati a mettere sostenibilità e responsabilità sociale al centro delle politiche aziendali (come spesso dicono a parole), le diverse esigenze  alle quali un determinato imballaggio deve assolvere potrebbero non essere considerate in antitesi, come avviene, ma coniugate in una soluzione che garantisca la maggiore sostenibilità possibile per il contenuto e il suo packaging.

 

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