Packaging sostenibile e circolare: a quando?

RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI RICICLO
Per raggiungere gli obiettivi di riciclo previsti per il 2025 e 2030 è necessario agire sia a livello di normativa che attraverso il coinvolgimento del mondo industriale a livello volontario.
Come evidenziato anche dallo studio di GEO le filiere degli imballaggi che continueranno ad avere maggiore rilevanza, sia in termini di quantità avviate a riciclo che di costi, sono quelle della carta, vetro e plastica.
La filiera degli imballaggi in plastica è quella che incontrerà una maggiore difficoltà nel centrare gli obiettivi e al tempo stesso quella che genera il maggiore impatto economico dal punto di vista dei costi netti per la gestione di una singola tonnellata di rifiuti.

In Italia il deficit di catena reso noto da Corepla nel suo Bilancio di Sostenibilità per il 2016 è pari a 382€ a tonnellata calcolato dividendo i costi industriali sostenuti (al netto dei ricavi della vendita dei materiali) per i quantitativi imballaggi conferiti nella raccolta differenziata urbana (da superficie pubblica sono stati 961.000 t). Qualora invece mettessimo in relazione  gli stessi costi industriali sostenuti con le quantità di rifiuto urbano effettivamente  riciclate dal sistema Corepla senza il contributo del settore del riciclo indipendente ( 528.000 t.) risulterebbe che per ogni tonnellata riciclata sono stati spesi poco meno di 700€  a tonnellata.
Quale scenario economico possiamo aspettarci qualora le quantità di plastica raccolte aumentassero al ritmo attuale del 7% annuo, e ci trovassimo a dover gestire al 2025 un 50% in più circa delle quantità attuali ?

Con il rischio che, se non viene aumentata drasticamente la percentuale di riuso (con il contenitore a rendere) e la riciclabilità con l’eco progettazione, non si arrivi, nonostante gli ingenti investimenti a raggiungere il 55% di target di riciclo.

La gestione della plastica è sempre più sotto i riflettori internazionali per le problematiche connesse al marine litter ed è oggetto di una nuova comunicazione della commissione europea “Strategy on Plastics in the circular economy” che verrà pubblicata a fine 2017 **come parte del piano di azione per l’economia circolare. Alla plastica viene dedicato nel volume un box di approfondimento  a fine articolo.
Dato per scontato che sono le scelte industriali in fase di progettazione di un bene o imballaggio a determinare una sua riusabilità o riciclabilità, è evidente che la partecipazione del mondo industriale è imprescindibile. Per spingere l’industria verso l’ecodesign e un maggiore utilizzo di imballaggi riutilizzabili o ricondizionabili (sia nel settore B2B che B2C), servono però sia incentivi fiscali che obiettivi di prevenzione/riuso/riciclo obbligatori per legge .

Condividiamo a tale proposito come Associazione Comuni Virtuosi (ACV), unico membro italiano della piattaforma europea Reloop (per la promozione del riuso e del deposito su cauzione per gli imballaggi), l’appello fatto alla Commissione europea di non approvare un obiettivo aggregato per riutilizzo e riciclaggio così come previsto nella bozza del pacchetto per l’economia circolare proposto dalla Commissione europea.
Un obiettivo aggregato non permette infatti di monitorare e agire sulle due aree di intervento con azioni promozionali o di eventuale incentivazione mirate ad accrescere le due diverse prestazioni. Solo assegnando target separati da raggiungere per il riciclaggio e il riutilizzo ci può essere la garanzia che la gerarchia di gestione dei rifiuti venga rispettata, che il riutilizzo venga incoraggiato e che le imprese non si concentrino esclusivamente sul riciclaggio.

Sino a quando sarà più conveniente per le aziende fare ciò che non è ambientalmente più corretto, continuare con i prodotti usa e getta o l’incenerimento dei rifiuti, non vi sarà alcun incentivo a perseguire la sostenibilità nel business per la maggior parte delle aziende. Promuovere vantaggi fiscali per gli imballaggi riutilizzabili diventerebbe invece un modo per aumentare chiaramente l’appeal economico del riutilizzo.
Condividiamo nello specifico la necessità di fissare quote di riutilizzo riferite a “categorie” di imballaggi come i contenitori per bevande, gli imballaggi secondari e terziari e il resto del packaging come evidenzia il Direttore di Reloop Clarissa Morawski

Il Parlamento europeo si è mostrato intenzionato a fissare una quota di riutilizzo per il packaging (non vincolante) compresa tra il 5 e il 10% e questo è un passo importante nella giusta direzione. Tuttavia, questi obiettivi, oltre ad essere vincolanti, dovrebbero essere perseguiti singolarmente da ciascuna categoria di imballaggio (contenitori per bevande, gli imballaggi industriali e il resto del packaging). Dovrebbe essere fissata entro il 2025 il raggiungimento di una quota obbligatoria del 10% di imballaggi riutilizzabili rispetto a quelli immessi sul mercato per categoria, che andrebbe aumentata di un ulteriore 20% entro il 2030 rispetto allo status raggiunto nel 2018.

****UN PIANO CIRCOLARE PER L’ECONOMIA DELLE PLASTICHE****
Il programma ( e rapporto)  The New Plastics Economy NPE lanciato nel 2016 dalla Fondazione Ellen McArthur per l’economia Circolare ha prodotto ad inizio anno 2017 il suo piano d’azione “Catalysing action” con l’obiettivo di rendere riciclabili o riusabili tutti gli imballaggi di plastica. Il piano di azione identifica allo scopo tre strategie di intervento basate su riprogettazione, riuso e riciclo. Entrando nel merito delle tipologie e quantità di imballaggio il piano indica quale quota rispetto all’immesso al consumo in peso può essere facilmente riciclata (50% ), quale riutilizzata (20% ) e quale necessita di una riprogettazione radicale ( 50% dell’immesso al consumo come unità e 30% in peso).


Il programma che vede la partecipazione di oltre quaranta soggetti prevalentemente industriali è stato lanciato un anno fa per aumentare il basso tasso di riciclo (14% a livello globale) e introdurre nuovi modelli circolari nell’utilizzo del packaging.
Oltre alle esternalità di ordine ambientale l’attuale modello economico lineare delle plastiche fa sì che il 95% del valore del packaging – stimabile in 60/120 miliardi di dollari- si perda dopo un singolo utilizzo. Delle 78 milioni di tonnellate di packaging immesso al consumo il 72% non viene recuperato. Mentre il 40% va in discarica, il 32% sfugge ai sistemi di raccolta “legali”. Questi ad altri dati sono contenuti nel rapporto The New Plastics Economy del 2016.

In seguito all’impulso dato dalla Fondazione McArthur, e dal suo specifico programma, le multinazionali aderenti hanno annunciato recentemente i propri obiettivi al 2025 in linea con le indicazione contenute nel piano. Brand come MARS, M&S, PepsiCo,Coca Cola, Unilever, Werner & Mertz e Mark & Spencer hanno dichiarato che entro il 2025 utilizzeranno solamente imballaggi riciclabili e maggiori quote di materia prima seconda.

Tra gli impegni più interessanti risaltano quelli di M&S e Werner & Mertz . Il primo, oltre agli obiettivi prima citati, si è impegnato, entro il 2022, ad introdurre prodotti che contengano plastica riciclata, ad eliminare tutte gli imballaggi e parti di imballaggio che possono più facilmente finire nell’ambiente e nei mari e valutare la possibilità di utilizzare un solo polimero per le sue tipologie di imballaggio per semplificare la differenziata e aumentare il riciclo. Werner & Mertz si è impegnato a passare dalle 70 milioni di bottiglie realizzate con il 100% di plastica riciclata (65% della sua produzione) ad un completo utilizzo di plastica riciclata per tutto il suo packaging entro il 2025.

La Coca Cola, oltre a raddoppiare la percentuale di PET riciclato nelle sue bottiglie ed arrivare ad almeno il 50% , ha preso più recentemente un impegno piuttosto sfidante all’interno del Sustainability Action Plan for Western Europe: di collaborare cioè con partner locali e nazionali affinché il 100% del suo packaging venga raccolto. La multinazionale ha rivisto la sua posizione di chiusura rispetto al deposito su cauzione per la prima volta  in Scozia nel febbraio del 2017 dichiarando che avrebbe sostenuto un sistema di cauzionamento “ben disegnato” . E’ probabile che la stessa posizione valga per tutto il Regno Unito dove il sostegno al sistema sta crescendo anche da parte della Grande Distribuzione che ha visto anche Tesco aderire recentemente. Solamente l’Irlanda del Nord si è dichiarata ancora contraria ad una sua adozione.
Un’altro effetto positivo del programma è stato quello di riunire in un’alleanza “The Global Plastics Outreach Alliance” tre importanti associazioni di riciclatori di cui una americana: Association of Postconsumer Plastic Recyclers (APR), e due europee: Plastics Recyclers Europe e European PET Bottle Platform. Scopo dell’alleanza è realizzare uno standard/protocollo globale di riferimento per tutti le aziende e i progettisti di imballaggi in plastica armonizzando le linee guida sulla progettazione e i metodi di test per valutare la riciclabilità degli imballaggi (Design Guides and Testing Protocols) sin qui sviluppati in modo autonomo. E’ stata pubblicata intanto da Plastics Recyclers Europe PRE la versione aggiornata di Design for Recycling Guidelines, le linee guida per l’ecoprogettazione e il riciclo sviluppare  Il documento sarà presto integrato all’interno di RecyClass, lo strumento di valutazione della riciclabilità degli imballaggi in plastica sviluppato da PRE.

Silvia Ricci

**Pubblicata in data 16 gennaio 2018 “Rifiuti di plastica: una strategia europea per proteggere il pianeta e i cittadini e responsabilizzare le imprese”

Segue la seconda parte dal titolo : Packaging sostenibile e circolare: come arrivarci?

Per approfondimenti sui numeri evidenziati dal rapporto  The New Plastics Economy  leggi anche: Plastica : anche per gli imballaggi la sostenibilità non può attendere.

 

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