Petrosino
STORIA
Il nome di Petrosino ha radici che si confondono tra storia e leggenda. Due sono le tesi più credibili: la più affascinante è quella legata a San Pietro Apostolo. Si racconta che l’apostolo durante uno dei suoi viaggi tra Roma e Gerusalemme, per mettersi al riparo da una brutta tempesta , sarebbe approdato sulla comoda baia di Biscione. Così il nome di Petrosino deriva dalle parole latine Sinus (golfo) e Petri (Pietro), cioè Golfo di Pietro. A provare questo però non c’è nessun documento storico. L’altra tesi più popolare e semplicistica è legata al suo caratteristico toponimo che sembra derivare dal termine greco “PETROSILION” che nel dialetto locale divenne “PIDDUSINU”, si dice che in tempi remoti, in questa zona disabitata crescesse in abbondanza un tipo di erba aromatica, meglio conosciuta come prezzemolo, fu per questa caratteristica vegetativa che il luogo venne chiamato Petrosino. Anche se Petrosino è un comune giovane, nasce infatti nel 1981, ha un passato molto significativo.
Se torniamo indietro nel tempo, quando il territorio era ancora disabitato, le prime costruzioni che vi furono erette erano di carattere militare: si trattava di torri di avvistamento per potere organizzare la difesa in caso di incursione di pirati. Tra il X e l’XI secolo Petrosino fu interessato dalla presenza araba perla ricchezza del terreno, con la presenza di boschi di latifoglie, e per la posizione geografica, nonché per l’importanza della tonnara.
Nel 1144 il re Rugiero I sottoscrive l’atto di concessione della tonnara di Siciliana al Vescovo di Mazara, evento di grande importanza perché i proventi delle tasse sulla tonnara non andavano più agli abitanti ma al Vescovo. Dopo il 1453 nel Mediterraneo si moltiplicarono le flotte di pirati che assalivano improvvisamente le città costiere, cosa che veniva lamentata al viceré La Nuza.
Con l’avvento di Carlo V nel 1516, la Spagna organizzò alcune spedizioni per debellare i pirati e nel 1549 cominciò la fortificazione della città con la costruzione di 7 bastioni. Furono erette, infatti, diverse torri di guardia, una di queste è Torre Siciliana, in contrada Gazzarella (attuale Via Torre Sibiliana). Nel 1553 furono ultimate lungo i lidi dell’isola le 37 torri iniziate nel 1549; esse erano dislocate in maniera che con fuoco e fumo potessero in breve tempo mettere in allarme tutta la Sicilia. Nel 1575 l’ordinanza del re Filippo II, che ordinava di sbarrare i porti siciliani poco utili e difficilmente difendibili, colpisce il porto di Marsala, uno dei più grandi della Sicilia.
La perdita del porto sancisce la decadenza delle attività marinare e commerciali dando così maggiore spinta allo sviluppo della agricoltura. In seguito, il re Ferdinando il Cattolico autorizzò la divisione di altri terreni ai nobili e ai borghesi, si trattava di forme di concessione enfiteutica, nasce così una maggiore necessità di fortificare il territorio, e tutta la campagna viene costellata di torri di avvistamento. Ogni torre disponeva di pozzo e d’abbeveratoio e costituiva una piccola fortezza dove i contadini e i pastori potevano rifugiarsi. A questo tipo di torri appartengono “Torre Triglia”in contrada Triglia-Scaletta e “Torre Galvaga”in contrada Ramisella. Nel ‘700 si cominciarono ad edificare nuovi tipi di costruzioni, le cosiddette Case-Torri, che imitavano le torri spagnole. Esse avevano una doppia funzione, sia quella di difendere dai predoni, sia di avere l’abitazione vicina al terreno da coltivare, tanto che vicino a queste torri venivano costruiti dei magazzini per la conservazione e la lavorazione di prodotti agricoli, esempi di queste Case-Torri a Petrosino li possiamo trovare nel “ Chiano Torreggiano” e in “Contrada Fiocca”. In questo periodo lo sviluppo vitivinicolo era al centro dell’attenzione politico – sociale – economica, grazie anche all’impulso che diedero gli inglesi, soprattutto per quanto riguarda Petrosino ai Woodhouse.
John Woodhouse giunse sulle coste petrosilene per comprare soda inviare in Inghilterra, ma scoperte le buone qualità del vino locale cominciò a curarne l’esportazione verso il suo paese, facendo imporre sul mercato mondiale il primo prodotto “made in Sicily”. A John Woodhouse si deve la costruzione del primo “Baglio”, lussuosa villa signorile in stile neoclassico e spiccato valore artistico. Di quell’edificio rimane oggi il portale, simbolo del comune. A partire dal XIX secolo i contadini cominciarono a costruire case nei loro campi per abitarvi stabilmente, poiché era troppo faticoso e costoso trasportare l’uva in città. Nacquero così i primi “bagliotti”, tra i quali ricordiamo “Baglio Spanò”, “Baglio Basile” e “Baglio Don Federico”, che nel corso del secolo si ampliarono fino a diventare quelli che oggi sono noti come “Chiani”. All’interno del chiano si collocava di solito una piccola edicola votiva detta “Fiureddra” raffigurante il Santo a cui il chiano veniva dedicato. Nel dopoguerra le campagne si urbanizzarono e con l’avvento dei nuovi mezzi di trasporto si cominciarono a costruire le nuove abitazioni lungo le strade principali. Nel 1941 venne inaugurato dalle autorità dell’epoca il primo autobus di linea Petrosino – Marsala.
Negli anni 50, grazie all’interessamento dell’Onorevole Francesco de Vita, Petrosino cominciò ad assumere l’aspetto di un vero paese, grazie anche alla costruzione di opere pubbliche come: strade asfaltate, il primo impianto di illuminazione, acquedotto, scuola e cimitero. E’ il 1947 quando Giuseppe Putaggio, facendosi portavoce dei Petrosileni, avanzò la prima richiesta di autonomia dal comune di Marsala che però venne respinta. Ci ritentarono 10 anni dopo con Carmelo Benigno, che venne posto a capo del comitato pro – autonomia, ma anche questo tentativo fallì. A riprovarci, nel 1954, fu Baldassare Pipitone, ma anche questa volta non andò a buon fine. Dovettero passare circa 23 anni per arrivare alla svolta storica, il 21 Maggio 1977, infatti, venne eletto presidente del comitato pro-autonomia di Petrosino il professore Vincenzo Licari, che raccolse circa 3000 firme, corredò l’istanza di autonomia della documentazione richiesta dalla legge e la presentò all’ Assessorato regionale e agli enti sociali che l’approvarono e trasmise una copia del progetto di delimitazione. L’assemblea regionale siciliana approvò definitivamente il disegno di legge e il 10 Luglio 1980 venne istituito il 24° comune della provincia di Trapani: Petrosino. La nuova disposizione legislativa regionale venne pubblicata nella Gazzetta regionale Siciliana del 26 Luglio, la quale consta di 4 articoli e venne chiamata “Legge 21 Luglio n° 72”. Inizialmente Petrosino venne retto da un commissario straordinario nominato dalla Regione e successivamente furono indette le prime elezioni comunali. Nella seduta del 9 Luglio 1981, il neo consiglio comunale approvò la delibera n° 3 con cui venne eletto come primo sindaco il professore Giuseppe Pipitone.
I BAGLI
La parola “Baglio” ha lo stesso significato della parola latina “ballium”e della parola inglese “bailey”(corte di castello). Essa ha il significato di un insieme di case rurali recintate da mura. BAGLIO INGLESE WOODHOUSE: Fatto costruire nel 1813 da John Woodhouse, il Baglio è sito sullo sfondo della via F. De Vita e localmente viene chiamato “u bagghiu gnisi”. Vi si accede attraverso due pilastri addossati e decorativi con base e capitelli compositi. L’arco è sormontato da modanature con sopra un riquadro rettangolare circondato da cornice. L’arco è stato utilizzato come emblema del Comune di Petrosino. L’affascinante struttura, ora purtroppo, non si trova in ottime condizioni, di esso rimangono: il portale d’ingresso, un magazzino ed un altro parzialmente distrutto, parte del cortile e il corpo residenziale. Nel cortile è ancora visibile un pozzo ed un lavatoio in pietra tufacea. Il portale di accesso, è dotato di spia e feritoia che serviva come opera difensiva.L’arco è a sesto ribassato e all’interno, sopra l’arco, è situato il “camminamento”, il tutto era chiuso da un portone di legno e rappresentava l’unica soluzione di continuità tra l’esterno e l’interno. Tutte le altre aperture sono state praticate in epoca recente. La pavimentazione del corpo residenziale è in mattoni d’argilla di forma esagonale; nei magazzini è interra battuta. La copertura è costituita da mattoni tegole poggianti su assi di legno.
All’interno dei magazzini erano situate le “pipè” (piccole botti) dove veniva sistemato il vino o il vinocotto o il “safune”, vino fermentato con l’aggiunta di alcool. Quasi del tutto ristrutturato nelle rifiniture interne al paino terra mentre completamente intatto al piano superiore, dove sono stati rinvenuti sotto i vari strati di calce e di colori delle pareti affreschi con pampini di viti verdi ed ingiallite. Alle spalle del Baglio si può ancora osservare quello che resta della casa del campiere.
BAGLIO DON FEDERICO: Costruito da Don Federico Spanò nel 1865, sorge in contrada Ramisella, in una area coltivata interamente a vigneto. Durante il periodo arabo il Baglio faceva parte del Casale Bizir e in seguito, con la dominazione normanna, fu concesso al vescovato di Mazara, nel 1862 fu assegnato all’asta pubblica a Don federico Spanò. Ha pianta quasi quadrangolare e misura esternamente m 36 x 40. Il Baglio, ha un unico e monumentale ingresso con arco a tutto sesto in conci di pietra tufacea. L’ingresso consiste in un ambiente quadrangolare con volta a botte ormai del tutto crollata. Sul lato Ovest, a destra dell’ingresso, il muro perimetrale è completamente distrutto. Il muro perimetrale del lato sinistro è integro e ben conservato. Il lato Nord presenta il muro esterno integro con ancora quattro aperture in altezza di forma rettangolare con inferriate e la porta interna costituita da magazzini ora del tutto crollati. Nel cortile interno, di forma quadrangolare, si affacciano tutti gli ambienti, magazzini ed abitazioni. La presenza di un pozzo, ora coperto con tufi, caratterizza la corte quadrangolare interna. Ad Est, l’ala di rappresentanza, con originaria sopraelevazione, è quasi tutta distrutta. I magazzini lungo il lato Sud sono anch’essi crollati crollati e costituivano la parte antica dei servizi. Una cornice posta in alto,a ncora evidente nel lato Ovest ed in parte nel lato Sud, seguiva le mura perimetrali del baglio. Dall’esterno si può notare che i magazzini posti ad Est erano collegati tra di loro da grandi archi a tutto sesto in conci di tufo. Il baglio Don Federico, con la sua forte presenza dell’iconografia del luogo. Esso va perciò recuperato e reinserito nella storia di Petrosino coem segno indelebile del suo passato, esso rappresenta inoltre un naturale sfondo alla via Baglio.
BAGLIO SPANO’: Sito in contrada Triglia-Scaletta, vi si accede attraverso una lunga strada in terra battuta al cui ingresso troneggiano due imponenti pilastri affiancati da due vecchi alberi di pino. Ex possedimento vescovile, fu costruito dal marchese Nicolò Spanò di Marsala nel 1873 ed i lavori durarono 9 anni. L’ingresso del baglio, con breve cortile coperto, ci porta alla corte principale dove si staglia di fronte, maestoso, il palazzo del marchese, corpo abitativo principale del baglio. Esso è a pianta quadrangolare, articolato in due cortili fra loro comunicanti. Le facciate sono perfettamente simmetriche rispetto all’asse passante per il portone principale che dà accesso alle palazzine. Il colore dominante della facciata del palazzo è il rosa. Al centro un maestoso ingresso porta in un cortile coperto, a sinistra conduce nei locali di piano terra e sul lato destro la scala porta ai piani superiori. La scala in marmo bianco di Carrara ha la volta a botte decorata da un bellissimo rosa chiazzato racchiuso dentro pannelli di cornice bianca. Anche le pareti sono dello stesso colore e decorazione. Indefinibile il tipo di materiale usato per il rosa chiazzato, al tatto è freddo, gommoso e pulito come all’origine, malgrado siano trascorsi 126 anni. Sempre nella facciata del palazzo, al centro e sopra l’arco di ingresso, spicca un ampio balcone sormontato da una decorazione d’arco a tutto sesto con al centro due iniziali MS, sormontate da una corona a quattro punte in uno sfondo rosso. Ai lati del balcone due finestre con persiane sormontate anch’esse da decorazioni con arco a tutto sesto e con al centro altre decorazioni. La parte inferiore della facciata è ad intonaco liscio, presenta sul lato destro una finestra ed un portoncino di recente fattura, mentre sul lato sinistro una sola finestra. Tutto il palazzo è sormontato da un cornicione sporgente. I tetti del piano terra sono ancora originali e con volta a crociera; quelli dei piani superiori, a causa del sisma del 1981, sono stati ricostruiti. Le porte e i pavimenti in bellissima maiolica sono originali. Originariamente la proprietà del marchese Spanò era di 120 salme. Un alto numero di eredi fece si che alcuni magazzini, fossero trasformati nel tempo in abitazioni. Dal cortile principale, che è molto vasto e che comprende un bellissimo lavatoio con pozzo, si accede sul lato sinistro attraverso un arco a tutto sesto, ad un altro cortile dove si affacciano magazzini con diruti ma ormai abbandonati. A destra una moderna costruzione con sopraelevazione appartiene ad un ered del casato. Una bellissima vista dal mare si può godere, affacciandosi dalle finestre posteriori del piano superiore. Il baglio è tutto circondato da rigogliosi vigneti. Da uno degli eredi è stato riferito che il marchese Spanò fece edificare fuori del Baglio una chiesetta, forse come atto di generosità verso il vescovado, che successivamente ampliata, oggi si identifica nell’attuale chiesa di S. Giuseppe. Il Baglio si trova in discreto stato di conservazione.
BAGLIO BASILE: Il Baglio Basile nel territorio del comune di Petrosino, nei terreni dell’ex feudo”Chiuse Abbandonate”, ora chiamate “Gurgo Balata”. Detto feudo era appartenuto alla mensa vescovile di Mazara fin al 1093, anno in cui il conte Ruggero fondò il vescovato di Mazara e gli concesse il casale Bizir comprendente il feudo. Dopo l’unità d’Italia, con la legge Corleo del 10 Agosto 1862, sull’enfiteusi bei beni rurali ecclesiastici in Sicilia, il feudo viene messo all’asta per essere concesso in enfiteusi al notaio Gaetano Basile che mise le terre a coltura e vi edificò il Baglio. Baglio Basile presenta tutte le caratteristiche dei bagli che sin dal XVII secolo sorsero nelle campagne marsalasi. Il fronte principale del baglio, rivolto verso la S.S. 115, è costruito da un paramento murario che si conclude con due torrette circolari nel cui centro vi è l’unico portale d’accesso alla corte interna. Entrando si scorge la casa padronale, lateralmente ad essa a formare la corte sono i magazzini , le stalle e la cappelletta. Attigua al baglio nella parte posteriore si estende la chiusa. Le torrette presenti nel prospetto principale richiamano quelle realizzate negli stabilimenti vinicoli lungo il litorale di Marsala, la copertura delle torrette è realizzata con delle cupolette in conci di tufo che si attaccano ai paramenti murari con un piccolo cornicione nel quale sono inseriti dei doccioni di creta. All’ interno, attraverso un buco realizzato nella volta, si accedeva con una scala a pioli nella torretta da dove, attraverso le feritoie, ci si poteva difendere. Il portale è formato da un arco a tre centri, sostenuto da due piedritti; il tutto realizzato con pietra dura. Il concio di chiave dell’ arco è intagliato a forma di diamante e sopra di esso, fino a poco tempo fa, era collocato lo stemma della famiglia Basile. La casa padronale che si sviluppa su tre livelli, scanditi da cornicioni, ha un impianto simmetrico al centro del quale si affaccia l’ampia apertura del salone con un elegante balcone in marmo, cha da poco è stato divelto. Le altre aperture presentano anch’esse davanzali in marmo del tipo “grigio San Vito”. Sul lato sinistro del portale addossato al muro vi è il pozzo la cui copertura è realizzata con segati di tufo disposti a piramide; contigui ad esso, sullo stesso lato sono ubicati i magazzini dove ancora sono presenti i pezzi che componevano il frantoio delle olive, e dove probabilmente vi era collocato anche il palmento; gli altri magazzini posizionati a destar del portale servivano a conservare il prodotto fino alla commercializzazione; sullo stesso lato vi erano le stalle. La continuità di detti magazzini è interrotta da una cappella la cui presenza è frequente nei bagli del marsalese; in esse venivano officiati i riti religiosi nei periodi in cui il baglio era abitato dai proprietari dato che quasi sempre fra le famiglie nobili qualcuno professava il sacerdozio. La cappella si presenta all’esterno con un portale realizzato in marmo grigio San Vito sormontato da un timpano finemente intagliato in stile neoclassico; con al centro un’ apertura circolare; l’interno è costituito da un vano rettangolare la cui parete di fondo è curvata a formare un’abside, che contiene nel suo interno l’altare che recentemente è stato rovinato da persone che secondo la leggenda credevano di rinvenire la “truvatura”, ossia il nascondiglio di oggetti preziosi occultati anticamente per difenderli dai ladri e mai più recuperati. Lateralmente all’altare, nelle pareti lunghe della cappella, sono realizzate due nicchie semicircolari a formare un piccolo transetto e dare maggiore spazialità in prossimità dell’altare. Il vano è coperto da una volte a botte rifinita da stucchi di pregevole fattura, che riproducono motivi geometrici con inseriti motivi floreali, il tutto pitturato nelle tonalità del verde, azzurro e rosa, tonalità ricorrenti nelle edicole sacre disseminate in tutto il territorio. Il piano in cui si affacciano glia ambienti finora descritti è una piccola corte di forma rettangolare realizzata in terra battuta. Dietro il baglio si trova chiuso, uno spazio racchiuso da un recinto al cui interno vi è impiantato il giardino. Attualmente della chiusa restano le recinzioni, un acquedotto sopraelevato realizzato con archi, la senia, qualche pianta di melograno e un’altra palma. Il baglio Basile presenta una posizione territoriale molto interessante per la sua posizione rispetto alla S.S. 115 a cui è collegato agevolmente da una strabella di circa 150 m.
BAGLIO MARCHESE: Trattasi di un antico baglio del 1700, luogo di dimora estiva del nobile marsalese il Marchese D’Anna, in stato di assoluto abbandono, lasciato all’incuria e all’erosione inevitabile del tempo. Il manufatto originariamente era composto da una parte a piano terra suddiviso interamente in diversi vani, dove trovano ricovero i lavoratori del podere, gli animali e il deposito dei prodotti propri come vino e grano. Un’altra parte, comunque sempre unita al resto della struttura era composta da due elevazioni adibite al soggiorno estivo del marchese e della sua famiglia. All’interno del baglio un magnifico cortile completava la struttura caratteristica del baglio trapanese. Particolare importanza storica rivestono le tre torri angolari di avvistamento, elementi unici nel suo genere. Un’ala del baglio è riservata ad eventi culturali e artistici, sempre miranti alla divulgazione e conoscenza della cultura artigianale locale. L’azienda Vecchio Marchese è posta all’interno di questo baglio settecentesco recentemente riportato agli antichi splendori, sito lungo la S.S. 115 Marsala in Petrosino ed è sede di una scuola professionale per le formazioni di ceramisti e decoratori. All’interno dell’ azienda collaborano diversi architetti e specialisti nel settore i quali, con grande capacità artistica, rendono ogni singolo pezzo unico nel suo genere, riuscendo ad inventare forme e decori di alto valore espressivo. Sin dall’inizio dell’attività l’azienda ha tratto ha tratto ispirazione dalla secolare cultura della ceramica siciliana per proporsi al mercato con prodotti gradevoli e nello stesso tempo preziosi, che recano in se il fascino di un prodotto rigorosamente artigianale atto a soddisfare le esigenze attuali. Le ceramiche del Vecchio Marchese rispettano il gusto artistico di secoli di tradizioni; forme, colori, e tecniche uniche in tutto il mondo. Di particolare pregio risultano la serie di vasi Farmacia, Piatti tondi e ovali ispirati a pezzi mussali. La produzione comprende ancora mattonelle con decori siculi dal ‘500 ai giorni nostri ed ancora piatti, boccali, accessori da cucina, fiaschi, lumi, lampadari ed arredi per verande ed interni.
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